Schede
Dopo l'8 settembre successivo, nel corso d'animate giornate piene di paure e di speranze, pure a Monteveglio, a seguito degli indirizzi diffusi dall'organizzazione comunista provinciale, venne dato l'assalto al deposito del grano (v. Bologna). Accadde nella località denominata Bersaglieri lungo il torrente Ghiaia, dove era sito, e la distribuzione gratuita fu guidata da un socialista. Ad essa parteciparono, oltre a numerosi montevegliesi, anche molti abitanti dei comuni conferenti il prodotto a quel silos, e cioè di Castello di Serravalle e di Monte San Pietro.
Un soldato di Monteveglio, Mario Montanari (classe 1922), di stanza in Jugoslavia, dopo l'8 settembre 1943 andò a far parte della divisione Garibaldi e combatté a fianco delle forze partigiane jugoslave. Dopo un combattimento in zona cetnica risultò disperso, il 23 gennaio 1944.
Gli antifascisti ed i giovani montevegliesi che scelsero di partecipare alla lotta armata in Italia si aggregarono a diverse formazioni partigiane, ma in particolare alla 63a Brigata "Garibaldi". In coincidenza con lo sciopero generale delle regioni del "Triangolo industriale" che si estese anche in Emilia Romagna dal 1 ° all'8 marzo 1944, cosi come accadde in diversi altri comuni della provincia (v. Bologna), anche a Monteveglio, ebbe luogo una manifestazione di solidarietà con l'azione operaia davanti al municipio. L'attività partigiana nella zona bazzanese si accentuò nel corso dell'estate e vide diversi interventi anche sul territorio comunale, che si conclusero con un'azione di disarmo di una pattuglia tedesca, il 2 ottobre, nei pressi del capoluogo. Nei giorni 12, 13 e 14 febbraio 1945 a Monteveglio vi fu molta animazione. Il 12, circa 400 donne, in buona parte contadine, invasero la piazza per avere sale, zucchero ed altri alimentari, tutti generi razionati e per di più da qualche tempo non distribuiti. Il Commissario prefettizio, assediato dalle donne, si dichiarò nell'impossibilità di esaudirle. Le manifestanti, inveendo contro i nazi-fascisti, si diressero allora verso alcuni magazzini e ripostigli di noti gerarchi e di esercenti il mercato nero e prelevarono grassi, formaggi e quant'altri alimenti trovarono. Indi il tutto fu messo a disposizione per essere distribuito alla popolazione. Il 13 la piazza tornò ad affollarsi e i manifestanti ripeterono le richieste per avere ulteriori soddisfazioni ai loro bisogni. Le donne di nuovo inveirono contro le autorità fasciste e la guerra nazista, per incalzare alla disgregazione delle oramai fatiscenti strutture "repubblichine". In ore concomitanti, nel comune contiguo di Crespellano, si svolse un'analoga dimostrazione. Anche il 14, l'agitazione stava montando. Numerosi manifestanti erano già affluiti in piazza, ma mentre s'ingrossava il loro numero e cresceva la tensione, tutto fu bruscamente interrotto dal sopravvenire di un'incursione aerea angloamericana. Dopo la raccolta del grano, prima di procedere alla trebbiatura, partigiani e contadini stabilirono che le operazioni avrebbero avuto inizio solo quando ai coltivatori fosse stato garantito tutto il grano occorrente al fabbisogno della loro famiglia. A metà dicembre, sulla strada che attraversa Monteveglio fu attaccata una carovana di carri tedeschi carichi di munizioni e viveri diretti verso il fronte. Fra partigiani e conducenti seguì uno scontro a fuoco della durata di 15 minuti.
Nella mattinata di sabato 18 febbraio 1945, un numeroso gruppo di donne montevegliesi scese a Bazzano (v.) ove si svolgeva il mercato settimanale e partecipò alla manifestazione di massa contro le autorità nazifasciste, a carattere intercomunale, che ebbe un imponente successo.
Dopo un rastrellamento tedesco a Monte Capra il 15 marzo, il grosso della 63a si attestò tra i boschi ed i calanchi sovrastanti l'abitato di Stiore, zona impervia, con molte grotte e senza strade carrozzabili. Il "Bollettino" mensile del Comando Unico Militare Emilia-Romagna del Corpo Volontari della Libertà, mise in evidenza che oltre al disarmo di un militare tedesco ad Oliveto, il 17 marzo, in frazione Stiore, venne effettuata un'azione di sabotaggio della linea telefonica tedesca.
I partigiani della 63a Brigata "Garibaldi" dalla notte del 19 aprile entrarono in attività per rompere la linea di difesa dei tedeschi e per assecondare l'avanzata degli Alleati in discesa verso la Via Emilia. Una compagnia del Battaglione "Sozzi", dopo un accanito combattimento protrattosi per più ore, riuscì ad impadronirsi di una postazione di mitragliatrici nella zona tra le frazioni di Stiore e di Oliveto, costringendo poi alla resa i tedeschi delle postazioni vicine.
All'alba del 20 aprile nel tratto fra il capoluogo e Stiore, i partigiani incalzarono i tedeschi in fuga e riuscirono a far diversi prigionieri, oltre che un buon bottino di armi.
Il comune fu libero il 20 aprile 1945.
Fonte: L. Arbizzani, Antifascismo e lotta di Liberazione nel Bolognese, Comune per Comune, Bologna, ANPI, 1998