Schede
Marzabotto, comune sull'Appennino bolognese, è oggi noto soprattutto per la strage nazifascista avvenuta il 29 settembre 1944. I primi insediamenti nell'area risalgono però alla civiltà villanoviana; durante il periodo medioevale divenne sede di vari centri ecclesiastici. Nell'Ottocento il territorio fu compreso nel comune di Caprara sopra Panico, denominazione che mantenne fino al 1882, quando il nome ufficiale divenne Marzabotto, in virtù della crescente importanza assunta dall'omonima frazione di fondovalle, dovuta agli interventi che negli anni precedenti avevano migliorato e aumentato la rete stradale e ferroviaria, consentendo a molte attività artigianali e di commercio di svilupparsi a discapito dei borghi limitrofi, più difficilmente raggiungibili. Sin dal periodo prebellico furono fondate a Marzabotto diverse leghe operaie e contadine, oltre alle prime cooperative di consumo e di lavoro. Nel 1911 il comune contava 6113 abitanti. 110 furono i soldati caduti nella Grande Guerra, cui vanno aggiunti i quattro della località Salvaro, divisa amministrativamente tra Grizzana, Marzabotto e Vergato.
Il Comune viene così descritto nel volume "Provincia di Bologna", collana "Geografia dell'Italia", Torino, Unione tipografico editrice, 1900: MARZABOTTO (4467 ab.). – Questo importante Comune si stende alla estremità settentrionale del mandamento ed è confinante col circondario di Bologna. Il Comune è assai frazionato ed ebbe un tempo la denominazione di Caprara Sopra Panico. – Marzabotto, ora frazione capoluogo del Comune, è un discreto villaggio di circa 350 abitanti, sulla linea ferroviaria Bologna-Pistoja e sulla sponda sinistra del Reno, 9 chilometri a nord-est da Vergato e 175 metri sul mare. Gli edifizi sono nel maggior numero moderni, avendo il paese tratto incremento, vita nuova anzi, dall’apertura della ferrovia. I dintorni di Marzabotto, assai pittoreschi, sono popolati da ville e casini di campagna, taluno dei quali veramente signorile. Tra questi la ricca villa dei conti Aria, di cui diremo più sotto. Le altre frazioni del Comune, fra le quali primeggia Caprara, sono villaggi di modestissima apparenza ed importanza e di carattere esclusivamente rurale. Il territorio di Marzabotto, abbastanza fertile, produce cereali, viti, frutta, legumi; ma soprattutto castagne, ghiande, legnami da ardere, carbone e fascine, di cui si fa grande commercio in Bologna. L’allevamento del bestiame da stalla e da cortile e la lavorazione casalinga della canapa sono le industrie di immediato sussidio all’agricoltura; altre industrie aventi vita nel Comune sono: la fabbricazione di attrezzi per l’agricoltura, quella delle paste da minestra, la brillatura del riso, la lavatura e sgrassatura dei tessuti di lana, la filatura e tessitura della juta, la fabbricazione dei cordami, la concia delle pelli, la fabbricazione della carta, dei mobili, delle botti, dei veicoli. Queste industrie occupano nel complesso circa 200 persone. CENNO STORICO-ARCHEOLOGICO – Che Marzabotto fosse un importante centro di popolazione primitiva, preistorica – se si vuol essere più esatti – è indubbio. Nella frazione o località di Misano, ove ora sorge la ricca villa a foggia di castello dei conti Aria, si rinvenne fin dal 1871 una estesa necropoli etrusca, dalla quale furono tratti vasi, lapidi, utensili, oggetti d’uso, ch’ora formano una ricca ed interessante collezione nella villa Aria medesima. Vennero inoltre trovati oggetti umbri e celtici. La necropoli di Marzabotto e la collezione dei conti Aria furono meta d’una escursione del celebre Congresso preistorico tenutosi in Bologna nell’ottobre del 1871. Della rocca di Caprara è menzione nelle cronache bolognesi del periodo comunale. Ora non esiste più. UOMINI ILLUSTRI – Furono nativi di Marzabotto due famosi capitani di ventura del secolo XV: Andreuccio e Costantino di Egano. Nel paesello di Panico, frazione del Comune, nacque quel Marcello da Panico che tra il 1483 ed il 1485 leggeva, con molto plauso, diritto nello Studio di Bologna. (Trascrizione a cura di Lorena Barchetti)
Frazioni e località di Marzabotto
Villa Aria, costruita nel Seicento dalla famiglia Barbazzi in un’area anticamente occupata dalla città etrusca di Misa, divenne nel Settecento il centro di un piccolo borgo proto-industriale, cuore di un vasto possedimento fondiario. Nel 1831, l’allora proprietario, il conte Aria, iniziò i primi scavi archeologici di ritrovamenti etruschi. Il romantico parco all’inglese è caratterizzato da dolci ondulazioni del terreno, da un lago artificiale con isolotto, grotte e gruppi informali di piante. Un percorso sinuoso tra lecci, cipressi, carpini e tigli conduce all’Acropoli etrusca, situata a sud, dove gli architetti paesaggisti ingaggiati dagli Aria, già nel 1861, seppero ricreare un idoneo scenario mediterraneo. A nord-ovest, adagiata sulle sponde del lago e abitualmente chiusa al pubblico, si trova la necropoli, nella quale sono stati rinvenuti suppellettili, gioielli e bronzi di squisita fattura. La chiesa di Santa Maria Assunta di Canovellasi trova tra Panico e Marzabotto. Le linee sobrie e sinuose della facciata, il piccolo pronao tetrastilo, la pianta ad aula unica con cappelle laterali, gli eleganti capitelli di ordine ionico nel presbiterio la rendono un esempio interessante di architettura neoclassica della montagna bolognese. La sua origine risale al XII secolo, quando il territorio era assoggettato ai Conti di Panico. La passerella pedonale sul Reno in località Canovella ed è di origine ottocentesca: alcuni studi recenti ne farebbero risalire il progetto all'ambito dell'ing. Jean Louis Protche, autore della linea Porrettana, primo collegamento ferroviario transappenninico dell'Italia centro-settentrionale. Caduta in disuso e fortemente degradata, tra il 2012 e il 2013 è stata oggetto di un capillare restauro. Caprara(sia Caprara di Sopra che Caprara di Sotto) era un nucleo insediato già nel IX secolo attorno all’omonimo castello che dominava le valli del Reno e del Setta, diviso da una strada in Caprara di Sopra e di Sotto. Anche la chiesa di San Martino venne purtroppo distrutta come tutto il piccolo nucleo abitativo durante le stragi perpetrate nella zona nel 1944. Una costruzione quattrocentesca presso Caprara di Sotto veniva tradizionalmente indicata come la sede dell'antico Comune di Caprara sopra Panico. Nel 1828 tale sede venne poi spostata a Marzabotto, in fondovalle. Proprietà della nobile famiglia Beccadelli, qui si trovava una fornace per manufatti in laterizio e presso l’abitazione del custode si lavoravano i bachi da seta. L'edificio, con il suo loggiato a stilate lignee, era una delle case più interessanti della montagna bolognese. Purtroppo il nucleo abitativo fu distrutto durante le stragi che vennero perpetrate in tutta la zona nel 1944. Il territorio di Casagliaè assai esteso. E' composto anche da buona parte del borghetto chiamato La Quercia. In questa zona, posta sulla sponda sinistra del Setta, prima della seconda guerra mondiale abitavano molti artigiani ed annualmente si svolgevano una caratteristica fiera e il mercato del bestiame. Un'altra attività assai diffusa era quella della tessitura, esercitata a domicilio dalle donne. La località Le Murazze è così stata descritta da Serafino Calindri nel suo "Dizionario corografico-storico..." pubblicato a Bologna nel 1781: "Il borgo di Murazzo, o delle Murazze, mostra di essere stato ancor'egli anticamente un luogo fortificato o rocca, a difesa della via che da Bologna lungo la Setta conduceva alla volta della Toscana...". In effetti, il borgo fortificato presenta ancora tracce della cinta murata, alcuni portali e la torre duecentesca con portale di accesso posto al primo piano, resti della rocca delle Bedolete (di un ramo dei Conti di Panico). La caratteristica torre è tuttora esistente seppure rimaneggiata. Luminasio vanta un territorio assai vasto nel comune. Il nucleo di Ca' Zanetti, risalente al XV secolo, è di eccezionale valore artistico: vanta infatti diversi architravi scolpiti. II nucleo medioevale del borghetto Il Rio è uno fra i più interessanti esempi di edilizia fortificata della montagna. Conserva una torre cinquecentesca pressoché intatta con porta d'ingresso al primo piano, che reca incisa la data di costruzione ed una croce scolpita in rilievo. Su un altro architrave è leggibile la scritta "addì 21 de.... 1518". Particolarmente elegante il cornicione sottogronda del tetto con resti di decorazioni pittoriche geometriche. Sull'adiacente edificio, che risulta essere più antico, è riportata la scritta "fe polo 1463". Il borghetto La Costa viene citato dallo studioso Serafino Calindri nel suo "Dizionario corografico-storico", III, Bologna, 1782, pag. 165, nel quale racconta di come nel 1764 proprio in tale località, nel sito chiamato Ramonte, venne ritrovato un vaso di fibule antiche. Naturalmente, allora, non poteva sapere che esisteva poco distante la città di Misa, i cui resti vennero riportati alla luce circa un secolo dopo dagli archeologi bolognesi Gozzadini e Brizio. Nel borghetto di Frascarolosono presenti edifici del XV secolo, ancora in parte ben conservati. Malfolleera nota nel medioevo per l'esistenza di un antico castello di proprietà dei Conti di Panico, poi distrutto da un incendio nel 1332. Sulla strada, in proprietà privata, un cartello indica San Nicolò di Bezzano. In questa località si trova l'oratorio di San Nicolò, le cui prime notizie risalgono al 1300. L'edificio presenta una piccola abside quadrata sormontata nell'angolo di sud-est da un campanile a vela, che dal 1366 ospitava una campana fusa dal noto fonditore Martino e che era ritenuta miracolosa. Spesse volte, infatti, durante la stagione estiva, veniva suonata per scongiurare i fulmini e la grandine nel corso dei temporali. Tale campana -racconta Luigi Fantini- venne sostituita con una copia prima della seconda guerra mondiale. L'edificio è stato interamente restaurato. All'interno della chiesa vi sono inoltre alcuni affreschi del secolo XV° sottoposti ad interventi conservativi nel 1998 e raffiguranti San Nicolò e altri Santi. Nel suo territorio abbondavano splendide case, alcune dotate di torre. Purtroppo, durante la seconda guerra mondiale, Casa "Faggiolo" fu teatro di eventi nefasti. Ora di questa storica costruzione non resta nulla. Medelanaè una frazione di Marzabotto, dal quale dista circa sei chilometri. Nei pressi, si trova il pregevole nucleo detto del Casamento, complesso edilizio di notevoli dimensioni che annovera case con torre la cui origine risale verosimilmente al secolo XVI°, anche se vi furono ampliamenti nell'Ottocento. Da segnalare sono alcune finestre decorate. Attualmente lo stato di conservazione è assai precario. Per arrivare a Montasico, si percorre la Porrettana e, giunti in località Pian di Venola, si sale. Nel piccolo borgo, oltre al castello, si trovano alcuni edifici di rilievo e a diverse case-torri che facevano parte probabilmente di un'unica struttura difensiva. Si segnala il castello, l'unico rimasto delle numerose fortezze che difendevano la contea dei Panico. Tale castello passò poi ai conti di Montasico e nel 1475 al conte Silvestro de Boatieri, che vi fece costruire anche un piccolo oratorio dedicato ai Santi Pietro e Andrea. L'edificio, del quale si hanno notizie fin dal 1116, è attualmente costituito di un solo piano, con corte centrale ed imponente ingresso sovrastato da bertesca. A lato del portale di trova un frammento di architrave che reca lo stemma dei Volta. Panicoè una frazione di Marzabotto da cui dista 14 Km. Fu la sede di un "castrum" della potente famiglia dei conti Panico intorno all'anno 1000 circa. Di tale roccaforte non vi sono resti. Il piccolo paese è tuttora abitato e offre uno dei migliori esempi di stile romanico in Appennino con la Pieve di San Lorenzo Martire. L'antico ponte detto "di Paganino" che congiungeva le opposte rive del Reno venne distrutto per eventi bellici nel 1944. Pare che avesse origini antichissime: Serafino Calindri scrive che fu costruito nel 1300 circa. L'origine del nome pare far riferimento ad un conte Paganino da Panico, vissuto nella prima metà del secolo XIV. Il piccolo paese è tuttora abitato e offre uno dei migliori esempi di stile romanico in Appennino con la Pieve di San Lorenzo Martire. L'edificio sacro è già segnalato nel X secolo e l'attuale risale alla metà del XII secolo ed è interamente costruito in conci di arenaria ad "opus quadratum"; è costituito di tre navate con copertura a capriate lignee ed ha un'abside semicircolare senza cripta. In alcuni capitelli è riportato stemma della famiglia Panico (il leone con un fiore all'occhiello). Conserva un importante dipinto cinquecentesco, attribuito a pittore Bartolomeo Cesi, che raffigura San Lorenzo circondato da un bel paesaggio appenninico. Sul versante destro della Porrettana si trovano due località dal nome simile, Cuppio di Sotto e Cuppio di Sopra. Sembra che il nome derivi dal termine "cuppis" / coppo. Cuppio di Sotto conserva questa casa nobile del secolo XVII, sovrastata da una torre colombaia. L'elemento di maggior interesse dell'abitato di Sperticanoè la bella casa-torre Fontana (risalente agli inizi del XIV secolo) situata subito a lato della piazzetta del borgo dove si trova anche una limpida fonte. Da alcuni studi di Arturo Palmieri la costruzione del complesso potrebbe essere in parte opera di due Maestri Comacini. La frazione di Venolasi trova a circa due chilometri dal capoluogo ed è oggi un centro commerciale attivo. Questo antico mulino purtroppo non esiste più. I danni subiti nel corso della seconda guerra mondiale, l'incuria e l'abbandono hanno fortemente contribuito alla sua distruzione. Sulle sue tracce sono stati ricostruiti e restaurati alcuni edifici, attualmente adibiti a seconde case. Costruito in una zona impervia e difficilmente raggiungibile in una profonda gola percorsa dal rio omonimo, il Molino del Piantone ha una storia che affonda le sue origini ai tempi dei conti Panico. Del piccolo borgo che si era sviluppato intorno ad esso si hanno notizie grazie ad un riferimento dell’Istituto beni culturali regione Emilia-Romagna in cui si evidenzia che vi sono avanzi di una antica torre e che su un architrave della finestra mediana di quest'ultima si legge la seguente scritta: “MARTINUS RUSSIUS F.F. MDCXVIII“. La chiesa della Sacra Famiglia fu costruita su progetto di Alfonso Rubbiani nel 1900, come sussidiale alla parrocchiale. Come si può notare dall'antica fotografia riprodotta da Luigi Fantini, la costruzione aveva una sola navata con l'abside poligonale ed era opera ispirata allo stile del Quattrocento bolognese. La facciata monocuspidata era arricchita da tre pinnacoli; nella parte superiore invece vi era un occhio circolare affiancato da due finestre monofore centinate. Purtroppo, il sacro edificio fu duramente interessato dagli eventi bellici nel corso del 1944. Ora ne restano i ruderi. Presso Villa d'Ignano esisteva anticamente il Castello omonimo, dei Conti di Panico, con accanto un oratorio dedicato a S. Giorgio. Nel 1309 i Bolognesi, acerrimi nemici della famiglia Ghibellina dei Panico, distrussero quasi tutti i castelli in loro dominio. Già a metà del XV secolo anche il castello d'Ignano e l' oratorio di S. Giorgio non esistevano più perché un tale A. F. decise di costruire a proprie spese in quel luogo un oratorio dedicato a Santa Barbara, che divenne meta di pellegrinaggi popolari. L'edificio sacro fu tra quelli distrutti dagli eventi bellici durante la seconda guerra mondiale. Il 26 settembre 1944 un gruppo di partigiani si scontrò proprio qui -in località La Casetta- con una pattuglia di Tedeschi addetta alla requisizione del bestiame. Purtroppo, durante questo conflitto, vennero incendiate case e masserizie. Prima del capoluogo, deviando sulla sinistra, si trova il nucleo di Stanzano di Sotto, risalente al XV secolo, dotato di balchio e portale quattrocentesco con stemmi e simboli comacini a stella. Di pregio sono una finestra decorata con lo stemma dei Bentivoglio ed un architrave con l'emblema della Casa D'Angiò.
In collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna.