Schede
Imola Medaglia d’Oro al Valor Militare per attività partigiana
Con decreto del Presidente della Repubblica 12 giugno 1984, registrato alla Corte dei conti il 27 luglio 1984, registro n. 26 Difesa, foglio n. 48, è stata concessa lo seguente ricompensa al valor militare per attività partigiana: Medaglia d'oro
Comune di Imola (Bologna). - Forte di tradizioni popolari e democratiche, dava vita, subito dopo 1'8 settembre 1943, ad un attivo movimento di resistenza costituendo i primi nuclei partigiani di montagna. Nonostante perdite iniziali e dure rappresaglie nazifasciste, la popolazione dell'imolese continua fieramente la lotta, rivendicando, con il sangue versato anche dalle sue indomite donne, pace e libertà e difendendo il patrimonio agricolo e industriale della propria terra.
Reparti della 36ª brigata Garibaldi" A. Bianconcini" costituirono una continua minaccia alle spalle del nemico e, durante l'offensiva anglo-americana contro la linea gotica, cedettero agli alleati importanti postazioni strategiche. Raggiunta dalla linea del fuoco, Imola subiva, durante cinque mesi, il martirio dei bombardamenti aerei e terrestri, delle vessazioni nemiche, delle deportazioni e dei massacri. Il 14 aprile 1945, partigiani delle brigate G.A.P. e S.A.P., presidiata la città, la consegnavano agli alleati, mentre, combattendo nei gruppi di combattimento del nuovo Esercito italiano "Cremona" e "Folgore", altri suoi figli continuavano la lotta fino alla liberazione dell'Italia settentrionale. - Imola, 8 settembre 1943-14 aprile 1945
Durante il fascismo, le organizzazioni politiche più impegnate nell'attività cospirativa contro il regime furono il Partito comunista, l'organizzazione liberalsocialista Giustizia e Libertà, il Partito socialista e gli anarchici. Conseguentemente furono quelli che pagarono un prezzo più alto in termini di militanti arrestati.
A Imola il Tribunale speciale inflisse 84 condanne per complessivi 475 anni di carcere, inviò al confino 110 oppositori, per un totale di 484 anni, ne obbligò all'esilio forzato 55 e oltre 200 furono i sorvegliati e diffidati.
Dal 1943 al 1945 la guerra entrò prepotentemente nella vita degli italiani anche perché le forze alleate, per agevolare l'avanzata delle truppe e per rendere più difficoltosa la ritirata tedesca, bombardarono e cannoneggiarono strade, ponti e snodi ferroviari.
Ciò portò anche alla distruzione di case, alla fuga di intere famiglie e alla morte di numerose persone. Alla fame, al freddo e alle privazioni si aggiunse la necessità di convivere con la paura e con la morte!
Imola venne bombardata per la prima volta il 13 maggio 1944. a questa data fino all'aprile del 1945 si verificarono 150 incursioni aeree che sganciarono 1.500 bombe e circa 200 bombe incendiarie. Sotto questa pioggia di fuoco morirono 218 persone e 400 rimasero ferite.
La repressione nazifascista a qualunque forma di opposizione ebbe inizio poco tempo dopo l'armistizio, ma diventò sempre più feroce man mano che la Resistenza si rafforzò.
Il 27 gennaio 1944 al poligono di tiro di Bologna vennero fucilati Francesco D'Agostino, Alessandro Bianconcini, Alfredo e Romeo Bartolini.
Il 29 aprile 1944, durante una pacifica manifestazione organizzata dai Gruppi di difesa della donna per reclamare generi alimentari e la fine della guerra, le guardie repubblichine sparano sulla folla per im-pedire l'accesso al palazzo comunale. Maria Zanotti viene uccisa, Livia Venturini, ferita gravemente, morirà dopo alcune settimane.
Vengono inoltre attuate rappresaglie contro gli attacchi partigiani: nel luglio 1944 sopra Marradi trentacinque contadini vengono uccisi dai tedeschi, a Casetta di Tiara vengono bruciate la chiesa e la canonica e Sassoleone viene parzialmente incendiato e semidistrutto.
Inoltre, per incentivare le denunce di partigiani e di depositi di armi vengono istituiti premi in denaro e in sale, merce allora introvabile. Chi veniva denunciato era incarcerato e torturato nella rocca di Imola, utilizzata a quei tempi come luogo di detenzione. Per alcuni l'arresto si concludeva con la deportazione nei campi di sterminio in cui i prigionieri politici erano contrassegnati dal "triangolo rosso".
Nell'imolese si formò la 36° Brigata Garibaldi il cui primo nucleo si costituì sul monte Faggiola a la "Dogana", il primo capo di brigata fu Libero Lossanti, nome di battaglia Lorenzini e alla morte di questi ne prese il posto Luigi Tinti, Bob, commissario politico divenne Guido Gualandi, il Moro.
Costituita e diretta principalmente da imolesi, la 36° Brigata Garibaldi, all’apice della sua espansione nell’estate 1944 fu costituita da 1.200 giovani provenienti oltre che da Imola, dalla pianura ravennate e ferrarese, da Castel San Pietro, da Castel Bolognese, da Faenza e da alcune zone collinari circostanti.
Aspri combattimenti avvennero fra partigiani e tedeschi alla Bastia, al Carzolano, a Casetta di Tiara, a Monte Battaglia, a Cà di Guzzo, a Cà di Malanca e a Purocielo. Un aiuto importante venne dato dalle donne, le staffette, che, potendo usare come mezzo di trasporto la bicicletta anche fuori città, cosa vietata agli uomini, portavano, ordini, posta, viveri, armi e stampa clandestina.
Il 14 aprile 1945 le pattuglie polacche entrarono a Imola accolte dai partigiani GAP e SAP, dai dirigenti del CLN e dalla popolazione. Il giorno successivo i comandi alleati e la Compagnia della 36a Brigata di "Libero" entrarono in città. La città era finalmente libera, ma gli orrori della guerra non erano ancora finiti: il 17 aprile vengono rinvenuti nel "pozzo Becca" i cadaveri orrendamente mutilati di 16 partigiani che la brigata nera in fuga, il 13 aprile, aveva gettato nel pozzo della fabbrica ortofrutticola Becca.
Imola:
Popolazione:
1936: 41.525
1944: 43.526
1951: 45.350
Caduti e dispersi militari: 483 Vittime civili: 550
Danni di guerra: Fabbricati inabitabili: 6.000; strade dissestate: Km 300; scuole inagibili: 20; capi di bestiame: 10.000; perdite di masserizie, attrezzature agricole e industriali, colture e patrimonio vegetale, rete gas, linee, acqua, fogne: 80%; ospedali: 40%
Data Liberazione: 14/4/1945 dal II Corpo d'Armata polacco
Governatore Civile alla Liberazione è TET George Burbury
Presidente del CLN è Ezio Serantoni
Primo Sindaco post Liberazione è provvisoriamente Mario Tarlazzi poi Giulio Miceti
Sindaco alle prime elezioni amministrative del 1946 è Amedeo Tabanelli