Schede
Il comune di Granarolo dell'Emilia, oggi parte dell'Unione Terre di Pianura insieme a Baricella, Budrio e Minerbio, ha una antica storia che affonda le radici nell'antichità villanoviana. Il comune come ente amministrativo autonomo, però, nacque poco prima dell'Unità d'Italia con il nome di Viadagola. La prima seduta del nuovo comune, il 23 marzo 1860, elesse a sindaco Lodovico Gherardi. La denominazione cambiò nel 1871: venne scelto nell'occasione il nome di Granarolo, frazione emergente grazie alla sua posizione strategica lungo la via San Donato e lungo la linea Bologna-Malalbergo, centro di un considerevole traffico di beni e persone. Le condizioni del paese erano fondamentalmente buone, stando a quanto riporta il Questionario per l'inchiesta sulle condizioni igienico-sanitarie dei comuni del Regno del 1885. La popolazione era prevalentemente dedita all'agricoltura, e risiedeva in abitazioni con discreti requisiti di vivibilità; le condizioni igienico-sanitarie generali erano soddisfacenti, anche se mancavano vere e proprie strutture sanitarie, cosa che costringeva i residenti a rivolgersi al capoluogo. Nel 1874 nacque la Società di Mutuo Soccorso, fondata da Alberto Sanguinetti. Verso la fine del secolo si ebbero i primi movimenti operai e bracciantili, in concomitanza con una crisi economica e agricola che mise in ginocchio i contadini; a questo periodo risalgono anche le prime azioni socialiste, e nel 1907 si insediò la prima Giunta socialista di Granarolo. La nuova giunta portò nuove riforme, in particolare per quanto riguardava l'istruzione: vennero istituite una scuola complementare alla terza classe, una scuola serale e una scuola provvisoria nella frazione di Cadriano; tuttavia l'opposizione dei consiglieri liberali portò nel 1909 alle dimissioni della Giunta socialista. La Grande Guerra ebbe un effetto devastante su Granarolo, che contava all'epoca neanche 5000 abitanti: almeno 600 uomini vennero inviati al fronte, e 104 di essi perirono nel conflitto.
Il Comune viene così viene descritto nel volume "Provincia di Bologna, collana Geografia dell'Italia", Torino, Unione tipografico editrice, 1900: "Questo Comune, già facente parte del soppresso mandamento di Castel Maggiore, venne - per effetto della legge 30 marzo 1890 - aggregato al mandamento di Bologna II. Esso si stende nella pianura bolognese, al nord-nord-est dalla città. E' Comune di carattere essenzialmente rurale ed i varii centri nei quali è frazionato non sono se non agglomerati di fattorie, abitazioni ed edifizi rurali. - Granarolo, a 27 metri sul mare e a 10 chilometri da Bologna, frazione centro del Comune con circa 1200 abitanti, fa solo ed in parte eccezione a questa regola, presentandosi coll'aspetto di una discreta borgata, con una vasta chiesa parrocchiale e qualche edifizio moderno e di nuova architettura. Il territorio comunale, ben irrigato e lavorato intensamente, produce cereali e sopratutto frumento in grande quantità, foraggi in belle praterie, che nulla hanno da invidiare alle marcite lombarde; canapa, legumi e frutta. La lavorazione della canapa greggia e la tessitura casalinga, esercitata esclusivamente dalle donne, è l’unica industria del luogo all’infuori di quelle – come l’allevamento del bestiame da stalla e da cortile – aventi stretta attinenza coll’agricoltura e la produzione del suolo." Trascrizione a cura di Lorena Barchetti.
Bibliografia: Francesca Bocchi, Rolando Dondarini (a cura di), Un granaio per la città. Uomini e vicende di Granarolo, Casalecchio di Reno, Grafis Edizioni, 1989.
NB: Gli elenchi dei NATI, MORTI e RESIDENTI si riferiscono ai Caduti nella Prima Guerra Mondiale