Schede
Dopo l'annuncio dell'armistizio, in loco seguì un'esplosione di gioia col suono di "doppi". Nei giorni successivi numerosi soldati italiani che avevano abbandonate le caserme e vari prigionieri inglesi fuggiti dai campi di concentramento del Nord Italia passarono sui monti della valle granaglionese ed ebbero aiuti d'ogni genere dalla popolazione.
Nelle settimane e nei mesi che seguirono Alfredo Mattioli "il Toscanino" raggruppò in una "banda" dei giovani locali, di Porretta Terme e di Lizzano in Belvedere - diversi dei quali renitenti ai richiami alle armi ed alle chiamate di leva da parte della RSI - che scelsero di combattere il nazifascismo. Procuratesi le armi attraverso colpi di mano, questi primi partigiani s'insediarono a Monte Cavallo e la popolazione fece fronte alle esigenze che essi posero. I tedeschi, a seguito di una delazione, arrestarono e imprigionarono nel carcere di San Giovanni in Monte il parroco di Casa Calistri don Sergio Vivarelli (n. a Granaglione nel 1914), dal 29 aprile al 1° giugno 1944, accusandolo di favoreggiamento nei confronti degli ex prigionieri alleati, di aver fatto loro ascoltare Radio Londra e di aver loro additato le fortificazioni tedesche della Linea Gotica sul crinale appenninico.
Sempre nel territorio comunale, dopo il maggio 1944, nacque una seconda "banda" guidata da Renato Frabetti "Rendo", il quale aveva combattuto contro i tedeschi a Roma all'indomani dell'armistizio ed aveva già svolto attività antifascista a Bologna. Anche questo gruppo crebbe attuando occasionali colpi di mano sul territorio comunale e nei dintorni.
Le due "bande", tra la fine di maggio e gli inizi di giugno, non trovarono le basi per l'unificazione e quindi operarono scelte diverse: la prima si aggregò con i partigiani che in quel torno di tempo diedero vita ad una formazione proprio su Monte Cavallo, che diverrà la Brigata "Matteotti" Montagna; la seconda, invece, si aggregò con i partigiani che diedero vita alla formazione "Giustizia e Libertà" in comune di Gaggio Montano (v.).
La giovane formazione "Matteotti", continuò i colpi di mano contro i tedeschi nella zona circostante la base. Anche il 2 luglio, con un attacco ad un distaccamento della SS a Molino del Pallone, s'impossessò di diversi moschetti, rivoltelle e di materiale di casermaggio. Intanto aveva raggruppato nuovi volontari fra i giovani datisi alla macchia temendo i rastrellamenti e la deportazione in Germania.
In seguito agli atti di sabotaggio ed agli attacchi dei partigiani, il 4 luglio 1944 nella piazzetta prospiciente la chiesa di Biagioni, i tedeschi compirono una strage per rappresaglia, che provocò 9 vittime. Due partigiani, vennero impiccati, uno ad un castagno e l'altro ad un lampione. Gli altri sette uomini, tra cui cinque ultrasessantenni, furono mitragliati a cavallo del muretto che dà sul precipizio. 11 10 luglio un nucleo di "matteottini" prese contatto con i partigiani toscani della Brigata "G. Bozzi" ed assieme si accamparono nei pressi di Orsigna. Nello stesso tempo il capitano degli alpini Antonio Giuriolo "Toni" assunse il comando della Brigata "Matteotti". Cinque giorni dopo partigiani "matteottini" e della "G. Bozzi" attaccarono le SS di stanza in Orsigna. A Casa Calistri il 28 luglio i tedeschi radunarono la popolazione sul sagrato della chiesa (donne, vecchi, bambini e il parroco) e annunciarono requisizioni di muli e di somari minacciando di "rompere la testa" agli oppositori. In effetti, dopo la requisizione effettuata nello stesso giorno, altre due incette furono attuate nella prima decade di agosto.
Dal 30 luglio al 2 agosto la "Matteotti" si affiancò alle Brigate "Garibaldi" modenesi della "zona libera" di Montefiorino e partecipò alla battaglia campale con la quale migliaia di partigiani resistettero e spezzarono l'accerchiamento tedesco teso ad annientarli. I "matteottini" attestatisi poi nei pressi del lago di Pratignano sui monti della Riva resistettero alla pressione tedesca, ma quattro di loro furono catturati e fucilati a Castel-luccio di Porretta il 12 agosto 1944.
Riorganizzatasi sul monte Cappel Buso e preso contatto con la formazione toscana "Sambuca Pistoiese", la "Matteotti" s'insediò di nuovo a Monte Cavallo nel rifugio delle guardie forestali. In quegli stessi giorni un gruppo di militari russi - prigionieri di guerra catturati dai tedeschi a Kharkov e inviati al lavoro in Italia - guidato da Nicolai A. Trifonov, disertarono e s'aggregarono ai "matteottini". Il partigiano diciottenne Augusto Paccagnini di Granaglione, appartenente alla "G. Bozzi", venne fucilato contro il muro di recinzione del piccolo cimitero di Monteacuto delle Alpi (Lizzano in Belvedere) il 16 settembre 1944.
Dal 20 settembre i tedeschi incalzati da reparti dalla 5" Armata americana - che il 18 precedente avevano sfondata la Linea Gotica al Passo del Giogo - e molestati alle spalle dai partigiani, procedettero a ritirarsi dalle Piastre per attestarsi saldamente sulla nuova linea: Abetone-Libro Aperto-Cima Tauffi-Monte Spigolino-Monti della Riva-Monte Belvedere-Gaggio Montano-Bombiana.
Si andava aprendo un ampio spazio tra la linea del fronte degli Alleati e la nuova linea sulla quale andavano attestandosi i tedeschi: una "terra di nessuno", entro la quale, tuttavia, restavano diversi reparti tedeschi: alcuni in punti fortificati, altri che sostenevano scontri di retroguardia e gruppi di guastatori che provvedevano con sistematicità a distruzioni e ad ostruzioni per contrastare i partigiani.
Una pattuglia di "matteottini" il 24 settembre effettuò una puntata contro le forze tedesche presso Pracchia e il 26 il grosso della Brigata occupò Castelluccio di Porretta.
Fra il 27 e il 28 la "Matteotti" occupò Granaglione e le frazioni, Borgo Capanne, Boschi, Lustrola e Molino del Pallone. Il 29 settembre la "Sambuca Pistoiese" occupò la frazione di Ponte della Venturina e il 30 Suviana (in Castel di Casio). Sempre il 30 a Lustrola, nella villa Lenzi si riunì per la prima volta il CLN comunale, presieduto dal dott. Romolo Querzola, che nominò a sindaco il dott. Gastone Ferrari, di Malalbergo, ma componente del CLN stesso e già militante nel 1° Battaglione della Brigata "Matteotti" Montagna.
Nella "terra di nessuno", con l'arrivo dal 29 settembre in poi delle brigate "Garibaldi" comandate da "Armando" (Mario Ricci), nel territorio di Porretta (v.) e di Lizzano in Belvedere (v.) in effetti si erano insediate forze partigiane che non volevano smobilitare, ma, anzitutto, volevano continuare a combattere contro i nazifascisti, seppure in nuove condizioni e in collaborazione con gli Alleati.
Dal 3 ottobre la "Matteotti" prese possesso della zona: Monte Cavallo-Pracchia-Treppio-Castel di Casio-Porretta, dove, il giorno 5 entrò in contatto con le avanguardie della "Sambuca Pistoiese".
Mentre pattuglie partigiane agivano contro i tedeschi fin contro la sponda destra del torrente Silla, maturarono le condizioni per intese con gli Alleati. Il 16 ottobre, a Lizzano in Belvedere, la "Matteotti" Montagna e la "GL" con le Brigate "Garibaldi", d'accordo con gli americani dell'OSS, diedero vita alla Divisione "Armando". Ogni operazione partigiana, da quel momento in poi, seppur compiuta dalle singole brigate, avvenne nel quadro delle operazioni affidate dall'OSS al Comando della suddetta Divisione, la cui sede restò sempre a Lizzano in Belvedere (v.).
Verso la fine d'ottobre i partigiani passarono ad operare con le avanguardie dell'Armata americana oltre la sponda sinistra del Silla.
Fonte: L. Arbizzani, Antifascismo e lotta di Liberazione nel Bolognese, Comune per Comune, Bologna, ANPI, 1998