Schede
Nelle elezioni amministrative del settembre 1920 il partito socialista conseguì, per la prima volta, la maggioranza. A sindaco venne eletto Severino Ferri. Il 20 aprile 1921, il primo cittadino venne arrestato per la sua partecipazione alla lotta agraria del 1920 e fu liberato il 20 luglio 1921. La sera del 9 novembre, mentre si trovava sulla piazza di Fontanelice, con alcuni compagni di partito fu aggredito da fascisti del luogo - i quali, quei giorno stesso, avevano costituito il fascio locale - armati di pistole e pugnali. Nello scontro riportarono gravi ferite altri socialisti, tra i quali Domenico Bubani, bracciante, collocatore, che morì all'ospedale il 12 successivo. Tempo dopo ci fu un'altra vittima della violenza squadrista.
L'amministrazione comunale eletta democraticamente venne travolta nei mesi successivi. Chiamato al governo Benito Mussolini, nel volgere di quattro anni si passò alla dittatura fascista. Durante gli anni del regime, quattro nativi di Fontanelice (tre nel 1932 e uno nel 1939), furono assegnati al confino di polizia per atti d'opposizione (Confinati).
Quando in Spagna scoppiò la rivolta capeggiata dal generale Francisco Franco, due fontanelicesi parteciparono nelle file degli antifascisti internazionali in difesa di quella repubblica: Vincenzo Lanzoni (classe 1896), operaio agricolo, che nel primo dopoguerra era stato capolega dei mezzadri a Borgo Tossignano e nel 1922 dovette emigrare per sfuggire alle aggressioni fasciste; Fabio Ricci (classe 1909), barbiere, che dopo aver svolto attività antifascista fino al novembre 1937, espatriò clandestinamente perché colpito da mandato di cattura. Entrambi comunisti, entrarono in terra iberica, il primo nel febbraio 1937 e il secondo nel 1938, militarono nella Brigata Garibaldi fino al febbraio 1939, poi furono internati in campo di concentramento in Francia e quindi rimpatriati nel 1941. Lanzoni, in seguito, venne confinato nell'isola di Ventotene, mentre Ricci fu deferito al TS e condannato a 9 anni di carcere (Aula IV). Riebbero entrambi la libertà dopo la caduta del fascismo. Lanzoni, liberato solamente il 25 agosto 1943, tornò a Borgo Tossignano e partecipò, pur nei limiti della semilibertà consentita dal governo del gen. Badoglio alla riorganizzazione dei partiti antifascisti.