Schede
Fantuzza è il territorio a nord-est della Via San Vitale, sulla Via “del letto” (ora Via del Medesano, confine con Castel Guelfo), così chiamata perché la strada, nel medioevo, affiancava il ramo del fiume Sillaro che poi spostò il suo corso più a est.
Tito Livio afferma che nel 565 dalla fondazione di Roma, una terra emersa della Valle Padusa fu data in concessione a “trecento” legionari, congedati, perché la coltivassero e la difendessero dalle tribù galliche alle quali era stata sottratta. Dai “trecento” coloni venne a questa terra il nome di “Trecenta”. Nel medioevo, in questa Trecenta fu costruito dai bolognesi un castello, detto Trecentula, poi “Tarxenti”, fornito di un porto fluviale. Poco distante dal castello sorse l’importante monastero di San Zaccaria, dei monaci benedettini di San Giovanni Gualberto, detti Vallombrosani, fornito di vari terreni bonificati.
Nel 1473 quei terreni furono concessi in enfiteusi ai fratelli Antonio e Giovanni Fantuzzi, nobili bolognesi, che cambiarono il nome di “Via del letto” in Via Fantuna e costruirono una prima chiesa
dedicata a San Barnaba apostolo. Nel 1581 Giovanni, Ercole Fantuzzi e figli ricostruirono la chiesa in forme più belle e importanti, così come ancora attualmente si conservano. Presso il borgo signorile dei Fantuzzi, abitato da operai, dipendenti e da artigiani, nella bottega di fabbreria lavorò per diversi anni, con lo zio, Giulio Cesare Croce, poeta campestre autore del celebre “Bertoldo”. Fantuzza passò poi ai Malvezzi i quali vi costruirono un palazzo che purtroppo andò distrutto durante la guerra, nel 1945. Molte furono le dispute per il possesso della chiesa di Fantuzza, tra la parrocchia di Buda prima, poi tra i vicariati foranei di Medicina e di Castel Guelfo. Nel 1727 il conte Lodovico Antonio Boccadiferro, patrono della chiesa, sollecitò per ultimo l’intervento della Sacra Rota che, per mano dell’arcivescovo di Bologna, affidò questa “curateria” al vicariato di Medicina; nel 1924 finalmente fu elevata a “parrocchia”.
Il territorio di Fantuzza fu sempre zona prettamente agricola, con coloni e molti braccianti, ma nelle botteghe artigiane di antica tradizione si è sempre alimentato l’interesse per la storia di questa terra e le sue vicende umane, in particolare non vi è mai venuto meno il gusto del racconto e dell’episodio arguto ai quali, a suo tempo, ha attinto a piene mani l’autore del Bertoldo.
In collaborazione con il Comune di Medicina.