Schede
Dopo il crollo del fascismo e l'armistizio dell'8 settembre 1943, giovani e meno giovani dozzesi, che scelsero la via del combattimento contro i nazifascisti, andarono a far parte, prevalentemente, delle Brigate 66a e 36a "Garibaldi" che operavano nella zona appenninica sovrastante l'imolese fra il Senio e l'Idice. Nel corso della lotta di Liberazione sul piccolo territorio comunale, attraversato dalla strada più importante della regione, le attività partigiane non poterono svolgersi con facilità. Tuttavia, specie nella frazione di Toscanella, vennero compiuti alcuni colpi da parte dei partigiani (locali e no, appartenenti alla 36a Brigata). Dal "Bollettino" del Comando Unico Militare dell'Emilia Romagna del Corpo Volontari della Libertà, si desumono i seguenti dati sommari relativi ai mesi dell'estate 1944: un attacco ad un torpedone tedesco, nel corso del quale vennero uccisi il conducente, un sergente della Guardia Nazionale Repubblicana e un carabiniere (il 22 luglio); la distruzione di un'automobile tedesca e la conseguente uccisione di due ufficiali avvenuta il giorno successivo e alcune perquisizioni delle abitazioni di militi della GNR con recupero di varie armi, nel corso del settembre. Dal "Mattinale" del colonnello Giuseppe Onofaro, Comandante della GNR provinciale, al Capo della Provincia di Bologna, del 30 luglio, si apprende, inoltre, che il "26 corrente ore 2 campagna Dozza Imolese gruppo di ribelli armati asportavano cinghie di cuoio da 4 macchine trebbiatrici", per impedire la sgranatura, poi l'ammasso e, quindi, la razzia del grano da parte dei tedeschi. Durante i venti mesi della lotta partigiana tre dozzesi, appartenenti alla 66a Brigata, dedicata al nome di Mario Jacchia, caddero in combattimento o per fucilazione. I loro nomi sono ricordati, assieme a quelli dei militari caduti e dei dispersi nella guerra fascista (1940-45) in un marmo apposto sotto il porticato del palazzo comunale. Accanto a questo, in memoria del più lungo impegno antifascista dei compaesani, è collocata una lapide dedicata al già citato Andrea Gualandi - che nel corso della guerra partigiana, col nome di battaglia "Bruno" fu capo di stato maggiore della 36a Brigata "Garibaldi" e che morì in combattimento a Modigliana in provincia di Forlì - al quale è stata conferita la massima onorificenza al valor militare. L'iscrizione consiste nel testo della motivazione: "Ministero della Difesa / Il Presidente della Repubblica/ ha concesso la Medaglia d'Oro/ al V. M. alla memoria / Gualandi Andrea / nato il 23.12.1911 a Dozza. / Forte tempra di combattente / era tra i primi a organizzare / le formazioni partigiane della sua zona / e a sostenere con le stesse duri scontri / alla testa di pochi ardimentosi. / Successivamente portatosi sulle montagne / guidava i suoi uomini, diventati / sotto la sua guida molte centinaia. / In numerosi ardui combattimenti / nel corso dei quali metteva in luce / preclari doti di comandante, / quando già la sua zona stava / affrancandosi dall'occupazione nemica / cadeva da prode / nel corso di un violento combattimento / contro preponderanti forze nemiche / dopo essersi battuto sino all'ultimo / anelito per la causa della libertà / della Patria. / S. Paolo di Falterona - Modigliana / 9 aprile - 14 ottobre 1944". Un marmo con su incisa la motivazione della medaglia d'Oro al Valor Militare "Alla Memoria di Andrea Gualandi nato il 23 dicembre 1911 a Dozza (BO)" è stata pure collocata - a cura del comune di Dozza Imolese, il 12 ottobre 1980 - sul monumento eretto a ricordo dei caduti nella battaglia svoltasi dall'11 al 13 ottobre 1944 a Cà di Malanca (Purocielo), accanto all'omonimo edificio sulla collina ovest di San Cassiano nel comune di Brisighella (Ravenna).
Dozza Imolese venne raggiunta dalle avanguardie dell'8a Armata inglese all'indomani della liberazione di Imola, il 15 aprile 1945.
Fonte: L. Arbizzani, Antifascismo e lotta di Liberazione nel Bolognese, Comune per Comune, Bologna, ANPI, 1998