Schede
Crevalcore, oggi parte dell'Unione dei comuni Terre d'acqua, si trova al confine settentrionale dell'area metropolitana di Bologna, in prossimità delle province di Ferrara e Modena. Storico crocevia, visse una situazione difficile subito dopo l'Unità d'Italia: diffusa miseria tra la popolazione, composta in massima parte di braccianti, che viveva prevalentemente in abitazioni umide e con pavimenti in terra battuta, alta mortalità infantile, mancanza di un'adeguata rete fognaria. I cittadini salutarono comunque con favore l'annessione al Regno d'Italia, pur nella continuità degli amministratori: essi, in prevalenza possidenti, professionisti, notabili, generalmente laici e liberali, erano sì consci della pessima situazione in cui versava il paese, ma preferirono dedicarsi a migliorie strutturali e “decorative” (realizzarono tra l'altro il teatro e il monumento al Re) piuttosto che al benessere della popolazione. Si fondarono la scuola professionale di disegno, il museo pedagogico e la biblioteca, ma rimase ignorata l'istruzione di base, così che la maggioranza dei cittadini restò esclusa dalla possibilità di accedere alla cultura. Solo nel 1883 vi fu un cambio di direzione, con la nascita della Società di Mutuo Soccorso fra Operai ed Artigiani. Contemporaneamente, si discuteva sulla costruzione di una strada ferrata Bologna-Verona. I primi progetti furono prodotti già dal 1865, e si discusse a lungo sulle tappe che la linea ferroviaria avrebbe avuto tra Verona e Bologna. Fu infine scelto il progetto Protche-Minarelli. I comuni sparsi in quest'area cercarono quindi di accaparrarsi una tappa lungo la linea e ciò protrasse a lungo i dibattiti, tanto che i lavori iniziarono solo negli anni '80 e furono terminati molto tardi, nel 1924. Crevalcore divenne immediatamente nodo vitale sulla tratta tra Persiceto e San Felice, aperto al traffico il 9 giugno 1888; la stazione fu costruita a levante della città. Già dal 1884 si richiese anche una stazione nella frazione crevalcorese di Bolognina, col favore dell'ingegner Protche che ne addossò le spese al Municipio; tuttavia, a causa di eccessive spese, il progetto non fu mai perseguito.
Un grande sciopero bracciantile si svolse il 22 giugno 1887 e nel 1911 i lavoratori crevalcoresi si astennero dal lavoro per protestare contro l'impresa italiana in Libia. I socialisti conquistarono il comune fin dal 1906 e lo riconquistarono nel 1911 e nel 1914. Nel 1906 venne eletto sindaco Luigi Tonini, che diresse le proprie forze alla realizzazione di quelle strutture popolari che a Crevalcore mancavano. Negli anni successivi il Comune finanziò la costruzione di case destinate ai ceti meno abbienti, promosse lo sviluppo urbanisticoe la costruzione di un acquedotto (ultimato nel 1914), di un macello pubblico, della linea elettrica e telefonica. Durante gli anni della Grande Guerra, Crevalcore aderì al Consorzio Granario di Zanardi, sindaco di Bologna, teso a calmierare i prezzi dei beni di prima necessità, in particolare alimentari. Già dal 1915 la scuola elementare della città, di recente costruzione, venne adibita ad ospedale militare e molte famiglie crevalcoresi ospitarono i soldati in attesa di partire per il fronte; il Comune avviò anche politiche assistenziali per le famiglie in difficoltà. Il Consiglio comunale, come accadde in molti altri Comuni, fu decimato dalla guerra e, così, Crevalcore passò sotto l'amministrazione di un commissario prefettizio. I caduti crevalcoresi furono 229, e 95 gli orfani. Negli anni '20 il comune dedicò a questi caduti un monumento e una targa commemorativa presso la chiesa di S. Silvestro. Al Museo della Pace di Crevalcore, dedicato a Guido Mattioli, sono visibili i reperti della Grande Guerra raccolti sul Carso da Mattioli durante le sue ricerche condotte per recuperare i resti dei Caduti e dare loro un’onorevole sepoltura (per ulteriori approfondimenti clicca QUI).
Il Comune viene così descritto nel volume "Provincia di Bologna", collana "Geografia dell'Italia", Torino, Unione tipografico editrice, 1900: "CREVALCORE (10.519 ab.). – Già capoluogo dell’omonimo mandamento, soppresso per la legge del 30 marzo 1890 ed aggregato alla circoscrizione giudiziaria del mandamento di San Giovanni in Persiceto. Il territorio di questo cospicuo Comune, occupante una rilevante superficie censita in 9817 ettari, si stende nella parte settentrionale del mandamento, sul confine della provincia di Bologna con quelle di Modena e di Ferrara. E’ attraversato dalla linea ferroviaria Bologna-San Felice sul Panaro, facente stazione anche nel capoluogo del Comune, Crevalcore. E’ questo un grosso paese, a 20 metri sul mare, una volta cintato da mura e terrapieni ed ora da ombrosi viali, con una popolazione di circa 5900 abitanti. Ha due porte e fra queste corre la via principale, fiancheggiata da edifizi in gran parte moderni e signorili e di buona costruzione a porticati. Notevole è la chiesa arcipretale, ricca di buoni dipinti di scuola bolognese del secolo XVII. Fra gli edifizi di maggior rilievo vanno ricordati: l’Ospedale, il Teatro ed alcuni palazzotti di proprietà privata. Il Comune ha scuole tanto nel centro che nelle principali sue frazioni ed è ricco d’istituzioni benefiche, quali l’Ospedale, la Congregazione di carità, l’Asilo infantile e lasciti elemosinieri e dotali. Completano il nucleo di questo popoloso Comune numerose frazioni sparse pel vasto territorio, costituite specialmente da gruppi di fattorie e cascinali, talvolta con chiesa parrocchiale e curatizia propria; fra queste frazioni vanno ricordate le località della Guisa, di Caselle, dei Ronchi, della Palata e della Galeazza; in quest’ultima si trova l’amena villa Falzoni-Gallerani, col restaurato castello di Galeazzo Pepoli. Il territorio di Crevalcore, ben irrigato e lavorato con cura strema, produce cereali d’ogni specie, canapa, foraggi, frutta, viti, ortaglie e legumi. Vi si alleva numeroso bestiame da stalla e da cortile e l’industria della lavorazione prima della canapa e della tessitura casalinga vi è generalmente diffusa, come pure quella della paglia, del truciolo e dei vimini. Vi sono inoltre in luogo 2 fabbriche di paste da minestra, un brillatoio da riso e 2 tintorie. CENNO STORICO – Sono da tutti riconosciute le origini assai antiche di questo paese. Alessandro Tassoni, nelle postille lasciate intorno al suo poema sulla Secchia rapita, cita l’etimologia del nome di Crevalcore, narrando che in questa località, durante le guerre del Triumvirato, fu da Marc’ Antonio sconfitto l’esercito di Roma, guidato dai consoli Irzio e Pansa, e che quest’ultimo vi rimase ucciso. Fu tanto il dolore dei legionari per la perdita d’un capitano valoroso ed amato, che, quel luogo ove il console morì e fu sepolto venne detto Grave cordis, donde – sempre secondo il Tassoni – per corruzione, nei tempi bassi, Gravecor, Crepacuore e finalmente Crevalcore. Senza impugnare del tutto l’ipotesi del Tassoni, mancando anche documenti positivi per farlo. Non ci parrebbe troppo arrischiata l’ipotesi che il nome di questa terra possa venire e più direttamente da qualche voce gallica – avendo i Galli dominato e lasciato grandi memorie del loro passaggio nella regione emiliana e nella bolognese in particolar modo e non mancano, neppure oggidì in Francia, terre che portano lo stesso nome: Crève-coeur. Secondo la più concorde opinione degli storici la battaglia fra Marc’ Antonio ed i consoli Irzio e Pansa sarebbe invece avvenuta nei paraggi di Castelfranco, sulla via Emilia. Infatti, dopo questa battaglia, il triumviro mosse speditamente su Bologna e cogli altri due triumviri Ottavio Augusto ed Emilio Lepido si abboccò a trattare in un isolotto del Reno. Nei bassi tempi Crevalcore fu indubbiamente luogo abbandonato alle devastazioni del Panaro ed agli impaludamenti che le acque mal regolate formavano nelle parti più basse del territorio. Crevalcore deve la sua risurrezione e l’attuale sua prosperità ai monaci Benedettini dell’abbazia celeberrima di Nonantola, non lontana di là, nel Modenese. Questi pionieri dell’agricoltura, nel medioevo, scavando canali, regolando le acque, bonificando e dissodando i terreni, resero alla produzione vaste plaghe dall’incuria ignorante delle popolazioni, oppresse ed asservite, pressochè abbandonate. Crevalcore fu lungamente sotto la giurisdizione civile degli abitanti di Nonantola, aventi allora grandissima autorità in tutta la regione. Da questi, sul principio del secolo XII, la terra ebbe facoltà di reggersi in Comune con consoli proprii. Nel loro movimento d’espansione non tardarono ad impadronirsene i Bolognesi, che per non perdere questa pingue terra, troppa agognata anche dai Modenesi – i quali, per l’antica sua dipendenza dall’abbazia di Nonantola vi vantavano diritti – la munirono d’un castello guardato da forte presidio: ciò fu causa che il nome di Crevalcore fosse continuamente immischiato, come teatro di combattimenti, d’assalti, di saccheggi a tutte le guerre che si combatterono fra Bologna e Modena. Più tardi Crevalcore fu per alcun tempo feudo dei Pepoli e a questi contrastato dai Canetoli; se ne impadronirono più volte i capitani di ventura condottieri delle truppe viscontesche, in guerra con Bologna e col papa; ma nel complesso si tenne sempre fedele a Bologna, della quale seguì la fortuna, fosse prospera od avversa. UOMINI ILLUSTRI – E’ nativo di Crevalcore Marcello Malpighi, onore della scienza medica italiana, come pure lo Sbaraglia ed altri illustri, quali il Preti ed il Bai, distinti musicisti, ed ultimamente il Lodi, esimio pittore ornatista che ha lasciato sommi lavori in patria e in Alessandria d’Egitto." (Trascrizione a cura di Lorena Barchetti)
NB: Gli elenchi dei NATI, MORTI e RESIDENTI si riferiscono ai Caduti nella Prima Guerra Mondiale. Testo di riferimento: F. Cavani, Crevalcore e dintorni. Quaderno di ricerca: Frammenti di storia dagli albori al secolo XIX, San Giovanni in Persiceto, Tipografia Il Torchio, 2022