Schede
In via D’Azeglio. Mancano le notizie sulle origini di questa chiesa, che certo è antichissima, ben sapendosi che fu riedificata ne secolo XI. Nel 1536 fu di nuovo rimodernata; ma nel 1883 fu con molta cura ristaurata dallo architetto Modonesi che la ricondusse alla semplicità di linee della primitiva architettura lombarda o romanica, come da taluno si usa anche dire. Anche in questa chiesa sonvi notevoli dipinti di Lippo Dalmasio (sulla porta d’ingresso), di Giacomo Lippi da Budrio, di Bartolomeo Cesi, di Giuseppe Pedretti (una Madonna sul muro), del Cignani e d’altri. Vi sono inoltre intagli di Baldassarre da Siena; ed il coro fu rimodernato sui disegni di Francesco Dotti. Testo tratto da "Provincia di Bologna", collana "Geografia dell'Italia", Torino, Unione tipografico editrice, 1900. Trascrizione a cura di Lorena Barchetti.
Il culto del santo nella città di Bologna ha origine antiche. Intorno a un Procolo, martire a Bologna, la tradizione ha creato due vite leggendarie, che differiscono per alcuni particolari importanti e che l'incisione in esame illustra contemporaneamente lasciando presupporre che li si consideri due personaggio diversi. Procolo soldato e Procolo vescovo. Nella prima, Procolo sarebbe stato un soldato e un instancabile diffusore del Cristianesimo presso ariani e pagani nella città di Bologna; entrato in contrasto col prefetto Marino, decise di ucciderlo e venne condannato a morte per decapitazione; col capo reciso tra le mani, si recò nel posto dove fu poi eretta una chiesa in suo onore. Secondo un'altra Passio, Procolo sarebbe giunto a Roma dalla Siria; rifugiatosi a Terni, ne divenne vescovo e, perseguitato da Totila, arrivò a Bologna dove subì il martirio per decapitazione. Entrambe le agiografie presero forma dopo l'XI secolo e testimoniano la volontà dei benedettini bolognesi del monastero di San Procolo di proporre al culto, da un lato, un campione della libertà comunale e dall'altro un vescovo martire da contrapporre al nuovo santo patrono bolognese, il vescovo civico Petronio. La chiesa di San Procolo, di origine antichissima, venne riedificata dai monaci benedettini cassinesi nell'XI secolo ed ebbe volte gotiche a crociera fra il 1383 ed il 1407 per volontà dell'abate Giovanni di Michele. Fra il 1535 ed il 1557 l'architetto Antonio Morandi detto Terribilia costruì la quinta campata della chiesa, il coro ed il campanile e mascherò le volte a sesto acuto per farle sembrare a tutto sesto. Nel 1744 l'architetto Carlo Francesco Dotti diresse la trasformazione interna rifatta dopo il 1826, dopo la quasi trentennale chiusura della chiesa al culto dovuta alle soppressioni napoleoniche. Annesso alla chiesa sorse il monastero, sede di benedettini fin dalla sua fondazione. L'imponente facciata dell'edificio si deve ad Antonio Morandi detto il Terribilia e fu realizzata poco prima della metà del Seicento. Allo stesso architetto si deve la costruzione anche del più antico dei tre chiostri. La comunità monastica fu soppressa nel 1797. Dal 1860 e fino al 2003 gli enormi spazi del convento furono occupati dall'Ospedale della Maternità e dell'Infanzia.
In collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna