Schede
La città di Anzola, abitata sin dai tempi antichi, divenne comune in epoca napoleonica. Una volta entrata a far parte del Regno d'Italia, dopo il 1861, visse le vicissitudini legate alla città di Bologna, dalla quale dista 13 km, e fu importante centro agrario. Tra la fine dell'800 e l'inizio del '900 visse un periodo di fervore politico e di sviluppo. In seguito al primo fallito attentato a Umberto I, nel 1878, gli anarchici si affacciarono sulla scena politica italiana e trovarono terreno fertile ad Anzola, a causa delle misere condizioni di vita di ampia parte della popolazione. Nel 1885 la presenza internazionalista contribuì alla fondazione della sezione locale della Società Operaia, nella quale un decennio più tardi confluirono anche i socialisti. La fine del XIX secolo vide la forte presenza di lotte bracciantili, la costituzione di organizzazioni assistenzialiste, l'emigrazione verso le Americhe e l'Australia, la costruzione della ferrovia Bologna-Verona, l'ampliamento della fiera locale di merci e bestiami e l'installazione di una linea elettrica; la nascita delle prime leghe sindacali, della Casa Cooperativa del popolo e dei moderni partiti, che nel 1905 portarono al governo della città il socialista Giovanni Goldoni. Sempre sotto la guida di Goldoni Anzola si ritrovò coinvolta nelle vicende della Grande Guerra, e dovette far fronte al decreto emanato dal Ministero dell'Interno nel febbraio 1915, rivolto a tutte le manifestazioni di tipo politico e sindacale, che vietava “le riunioni o qualsiasi altra manifestazione pericolosa per l'ordine pubblico, tanto nei luoghi pubblici quanto nei luoghi abitualmente destinati al pubblico”. Il Comune si trovò così impegnato nel far fronte alle difficoltà delle famiglie dei soldati, per le quali istituì un fondo gestito dal Comitato cittadino anzolese pro famiglie dei militari richiamati alle armi , si attivò per imporre un controllo dei prezzi dei beni primari e si assicurò l'approvvigionamento di alcuni di questi grazie ai rapporti di collaborazione e solidarietà instaurati con il Comune di Bologna, anch'esso guidato da un socialista, Francesco Zanardi. La giunta Goldoni finanziò anche la creazione di asili infantili che permettessero alle donne con i mariti al fronte di essere libere di lavorare per mantenere la famiglia (in paese questi asili furono chiusi nel 1917, dopo i disastrosi eventi bellici). Negli anni di guerra l'attività del Consiglio Comunale fu particolarmente difficoltosa, dal momento che su 20 consiglieri 10 erano stati richiamati alle armi e 2 erano deceduti. Più in generale il comune di Anzola pagò il suo tributo di sangue alla Prima Guerra Mondiale con 98 caduti su circa 4.000 abitanti.
Il Comune viene così descritto nel volume "Provincia di Bologna", collana "Geografia dell'Italia", Torino, Unione tipografico editrice, 1900: "ANZOLA DELL’ EMILIA (4140 ab.). – Il territorio di questo Comune si stende nella parte sud-ovest del mandamento ed è attraversato dalla via Emilia e compreso fra il Lavino e la Samoggia. Ha una superficie censita di 3416 ettari. Il Comune ha carattere essenzialmente rurale e frazionato. – Capoluogo del Comune è Anzola (38 m. sul mare), discreto paese di circa 2800 abitanti, con edifizi in gran parte moderni, una bella chiesa parrocchiale e gli avanzi d’un castello, che fu celebre nel periodo delle guerre comunali. Altra frazione del Comune, avente qualche importanza, è quella di Santa Maria in Strada, a nord della via Emilia e sulla destra della Samoggia. Il territorio d’Anzola, ben irrigato e coltivato con molta cura, è assai fertile: produce soprattutto cereali, foraggi, canapa, viti, frutta, legumi ed ortaglie. Vi si alleva molto bestiame da stalla e da cortile; la lavorazione prima della canapa e la tessitura casalinga formano l’industria maggiormente diffusa nel Comune. CENNO STORICO – Indubbiamente Anzola è luogo di grande antichità. Scavi fatti in più riprese nel territorio d’Anzola misero in luce tombe, cippi, vasi, anfore, monete del periodo romano e precisamente del tempo d’Augusto. La sua vicinanza con Bologna autorizza l’ipotesi che quivi fossero ville di facoltosi cittadini, ordinariamente residenti nella città. Nel medioevo Anzola, a causa del suo celebre castello e della sua posizione sulla via Emilia, fu luogo assai agguerrito e pei Bolognesi di grande importanza, poiché difendeva la testa del ponte di Reno. Il castello d’Anzola ha parte grandissima nelle vicende del Comune di Bologna; quivi, appena se ne furono impadroniti, facendolo prigioniero alla battaglia della Fossalta (26 maggio 1246), i Bolognesi condussero Enzo re di Sardegna, figlio naturale prediletto di Federico II imperatore. Da Anzola il prigioniero illustre – che fu anche gentile poeta sugli albori della lingua nostra – fu condotto a Bologna fra la doppia fila del popolo che faceva ala sulla strada; ma vuolsi, che in attesa delle decisioni del Comune e per maggior sicurezza, vi fosse poi ricondotto e tenuto per qualche tempo ancora. Durante le tristi vicende della fine del secolo XIV e del principio del XV Anzola fu più volte occupata e danneggiata dalle compagnie di ventura, che, al soldo dei Visconti, guerreggiavano contro Bologna e la Chiesa. In ogni tempo Anzola seguì le vicende politiche di Bologna.
Bibliografia: Centro Culturale Anzolese, Cronache anzolesi 1890-1910. Tra cronaca e storia, 1987; Mario Facci, Anzola dell'Emilia : la parrocchia, il comune. 3: Il comune, parte seconda: Dalla monarchia sabauda alla Repubblica italiana, Anzola dell'Emilia, s.n., 2008.