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XXVII° Corpo d'armata, l'attacco della 22° divisione 18-23 agosto 1917

Battaglia 18 - 23 Agosto 1917

Schede

Il mattino del 18 agosto 1917, il XXVII° Corpo d’armata italiano (gen. Vanzo; poi dal 23 agosto gen. Badoglio) era così schierato:
la 19° divisione (gen. Villani) sulla destra dell’Isonzo all’altezza di Volzana, composta dalle brigate di fanteria Spezia e Napoli oltre ad un battaglione del genio zappatori e artiglieria varia;
la 22° divisione (gen. Pacini, poi gen. Chiossi) sulla destra Isonzo nella zona di Doblar, con il V° gruppo alpini formato dai battaglioni Val Chisone, Albergian e Belluno, il XIII° gruppo alpini con i battaglioni M.Pelmo, Antelao, Pieve di Cadore, le brigate di fanteria Ferrara e Trapani oltre ad artiglieria d’assedio e campale;
la 65° divisione (gen. Biroli) in linea fra i paesi di Oborca-Casson-S. Pietro di Chiazzacco, con la brigata Belluno su 3 reggimenti e un battaglione del genio zappatori.
In totale il XXVII° Corpo d’armata disponeva di 36 battaglioni di fanteria, 326 pezzi d’artiglieria e 131 bombarde. Di fronte, il nemico schierava la 1° divisione austroungarica con la 7° e 22° brigata con 108 mitragliatrici e 235 pezzi d’artiglieria.
Gli ordini di battaglia che il comandante della 2a Armata aveva inviato erano chiari: conquistare la testa di ponte nemica davanti a Tolmino con attacco frontale e avvolgente. Per assolvere al compito il comandante del XXVII° aveva disposto che la 22° divisione, rinforzata dal V° gruppo alpini, si impadronisse del Lom di Tolmino e di Canale, conquistando anche una serie di colline fra i 500 e 700 metri d’altezza fortificate dall’avversario nei due anni di guerra trascorsi. Contemporaneamente all’azione della 22° divisione, la 19° divisione doveva attaccare frontalmente la testa di ponte davanti a Tolmino e raggiungere la sponda destra dell’Isonzo. Nei giorni precedenti l’azione, il tratto di fiume fra Doblar e Gorenje Vas era stato ispezionato a fondo per cercare un passaggio sicuro per le truppe italiane che dovevano occupare i Lom, senza trovarlo; non esistevano strade o sentieri che conducessero all’Isonzo, solo gradoni di roccia da discendere, alti dai 30 ai 60 metri dentro cui l’Isonzo scorreva incassato per una larghezza dai 20 ai 45 metri. Alla fine si optò per il gittamento di passerelle mobili o pensili nei pressi del paese di Doblar, l’opera fu affidata alla 4a compagnia pontieri sussidiata dai battaglioni alpini.
Le sezioni mitragliatrici alpine della 22° divisione dovevano essere le prime a slanciarsi sulle passerelle con il compito di eliminare le difese nemiche, creando piccole teste di ponte sulla sinistra dell’Isonzo per facilitare il passaggio ai restanti reparti. All’alba del 19 agosto si iniziò il gittamento del ponte denominato Alfa-2, la prima barca messa in acqua fu affondata dal tiro del nemico, pure le altre subirono medesima sorte; il comandante del XIII° gruppo alpino ordinò il ripiegamento con l’intenzione di dirigersi durante la notte sul ponte Alfa-1 che risultava in acqua nonostante fosse sotto bombardamento d’artiglieria. Nella giornata del 19 agosto le truppe passate in riva sinistra erano: 2 battaglioni alpini (Pelmo, Albergian) – 4 battaglioni della brigata Ferrara – 2 battaglioni della brigata Trapani; dopo violentissima lotta riuscirono ad impadronirsi del vallone di Siroka Nijva e del Na Raunik, mentre più a sud erano in corso combattimenti sulle falde del monte Fratta. Il 20 agosto sul ponte Alfa-1 transitarono altre truppe, tuttavia l’azione della 22° divisione subì un rallentamento dovuto alla reazione del nemico che tentò vari contrattacchi; dovettero entrare in battaglia anche le riserve italiane nell’attacco contro le difese del monte Fratta che cadde finalmente attorno alle ore 18. La stanchezza delle truppe e la grave penuria di acqua e di cibo indussero alla sospensione dei combattimenti.
La notte sul 22 agosto ripresero le operazioni, gli alpini dovevano puntare sulla quota 633 dell’altipiano di Kal, mentre la brigata Taro avrebbe puntato la quota 549; per il comando del XXVII° Corpo le truppe, superate le predette quote, avrebbero avuto via libera per attaccare il Cukle-Vhr, vero obiettivo. Il mattino del giorno 22, dopo aver tentato più volte, gli alpini dovettero rientrare alle linee di partenza per la resistenza incontrata. All’imbrunire, dopo violenta preparazione d’artiglieria, le truppe alpine tornarono all’assalto incontrando la medesima resistenza da parte del nemico, oltre ai reticolati in gran parte senza varchi. Durante la notte sul 23 agosto l’artiglieria italiana martellò le difese nemiche, all’alba gli alpini del V° gruppo ottennero modesti successi in direzione Mesniak – Testen, mentre la brigata Ferrara alla destra, fortemente battuta dal fuoco austriaco, non riusciva in alcun modo ad avanzare; di conseguenza, per non perdere il collegamento, anche gli alpini dovettero ripiegare alle posizioni di partenza. Contro la linea nemica Veliki Vrh – Na Gradu, due brigate di fanteria (Abruzzi e Trapani) avanzarono ostacolate dal fuoco delle mitragliatrici; le ondate d’assalto, arrivate ai reticolati, non trovarono varchi aperti esponendosi al fuoco incrociato di fucileria e getto di bombe a mano. Alle ore 16, il generale Badoglio, subentrato il mattino del 23 al generale Vanzo, ordinò la sospensione di tutte le azioni; solo il fuoco delle batterie da campagna pesanti e dei cannoni d’assedio continuò a colpire i nodi stradali nelle retrovie austriache. Verso le 22 tentativi di contrattacco del nemico furono rintuzzati dal tiro di sbarramento delle batterie da campagna leggere. Nella giornata del 23 agosto, ad onta dello sforzo delle fanterie, nessun progresso si era ottenuto, durante la notte il V° gruppo alpini, duramente provato, venne fatto ripiegare nella valle del torrente Doblar Potok, lo sostituiva sulla linea del fuoco la brigata Taro.

Paolo Antolini

Bibliografia: L’Esercito italiano nella Grande Guerra (1915-1918), volume IV, tomo 2°