Schede
Tra la fine di dicembre 1816 e il 18 gennaio 1817 Marie-Henri Beyle (1783-1842) detto Stendhal, uno dei maggiori romanzieri francesi dell'Ottocento, è ospite a Bologna. Il suo interesse e la sua curiosità sono rivolti, oltre che agli aspetti più suggestivi della città - i portici, le torri, le gallerie d'arte - alla buona società bolognese. Lettere di presentazione degli amici milanesi lo introducono nei migliori salotti ed ha così l'occasione di cogliere le caratteristiche della locale aristocrazia, da lui giudicata piuttosto spregiudicata e indipendente, poco formale e aliena da ipocrisie. Rispetto alla società milanese, quella bolognese gli appare più ligia al governo, meno "francesizzata" e le sue fortune sono spesso legate ai "discreti" favori di qualche ecclesiastico. Tra le cose che colpiscono Stendhal vi è la ricca offerta di spettacoli e accademie musicali, tanto che definirà Bologna "il quartier generale della musica in Italia". Lo scrittore andrà quasi tutti i giorni a passeggiare nel parco della chiusa di Casalecchio, da lui definito “il Bois de Boulogne di Bologna” e sarà spesso ospite a Villa Sampieri, importante centro di cultura musicale grazie al marchese Francesco Sampieri, compositore di un certo livello e amico fraterno di Gioacchino Rossini.
Raffaele Belluzzi nel suo Bologna, Album - Storico (Bologna, Stabilimento Tipografico Successori Monti, 1882), ha raccolto alcune lettere scritte a Bologna nel 1816 dal celebre scrittore.
(27 Dicembre) - Bisogna dire che i miei amici di Milano abbiano scritte delle lettere ben lusinghiere per me, poiché mi si fa grazia della metà di quel noviziato che viene imposta dalla diffidenza. Ho visto delle magnifiche gallerie: Marescalchi, Tanari, Hercolani, Fava, Zambeccari, Aldrovandi, Magnani e finalmente il Museo Civico. - Con altra disposizione di spirito ci avrei passate dentro un venti mattine deliziose; ma ci sono dei giorni nei quali anche il più bel quadro mi dà noia – Dirò alla vanità del lettore che noto questo accidente non pel vano piacere di parlare di me, ma perché questo è un genere d'infelicità impreveduta. - Non potersi fermare che ventiquattr'ore in un piccolo e rozzo paese e, per tutto quel tempo, non trovare un oncia di sensibilità atta a gustare quel qualunque genere di bellezza che vi ci ha chiamati! Oh io vado molto soggetto a simile disgrazia – e l'ho provata anche in faccia alla bella madonna in piedi del Guido,che si trova nel palazzo Tanari. Quel giorno io pensavo a tutto fuorchè alla pittura e sono uscito da quella galleria con un umor nero che la bella copia (bella per la bellezza dell'originale) del Sant'Andrea del Domenichino non valse a rischiarare. - Questo sublime affresco, tanto spregiato dagli artisti francesi allievi del David, è a Roma in San Gregorio – A Bologna i soldati francesi, aquartierati un giorno al palazzo Tanari, trovaron piacevole crivellare a colpi di baionetta l'immensa tela – Un giovane conte Tanari meco se ne lamentava amaramente; ma per fortuna teneva fra le mani il Commentario allo Spirito delle Leggi del Tracy, ond'io gli risposi: Eh ! Signore, ma senza di noi sapreste voi che esiste Montesquieu?
(28 Dicembre) - Bologna è posta ai piedi di colline che la cingono al Nord come Bergamo a mezzogiorno – e fra queste e quelle si stende la magnifica vallata Lombarda; la più vasta che esista in paese civile – A Bologna una fabbrica che s'innalza sopra la collina con frontone e colonne, a guisa di tempio antico; vista da venti parti della città forma altrettante piacevoli prospettive. - Questa collina sulla quale è posto il tempio e che si avanza, quasi direi,in mezzo alle case è tutta rivestita di macchie d'alberi come potrebbe disegnarle un pittore – Del resto Bologna si offre all'aspetto deserta e tetra, perché ha tutte le sue strade fiancheggiate ai due lati da portici – Bisognerebbe che questi fossero da una sola parte come sono a Modena e come saranno a Parigi, fra due secoli. - In generale i portici di Bologna son ben lungi dall'eleganza di quelli della via Castiglione, ma in compenso son molto più comodi e vi difendono al tutto dalle grandi pioggie quale quella che mi accolse al mio arrivo e che stamane ricomincia. - Son corso subito a vedere la famosa torre pendente, che già avea scorta lungi un miglio. Si chiama la Garisenda e, dicono, abbia un altezza di centoquaranta piedi, con uno strapiombo di nove. Tutti i bolognesi, che viaggiano all'estero s'inteneriscono al ricordo di questa torre. Bologna è fra le città quella in cui l'ipocrisia è più difficile. Il papa, avendo qui oppressi i costumi repubblicani al tempo della conquista (dopo i Bentivoglio, 1506), ne seguì che lo spirito pubblico si volse a scoprire il ridicolo in quelli dei preti. Di più Bologna fu in riguardo alle scienze, per secoli, quello che è adesso Parigi - ; né avendo il papa inventata la moda ridicola di far baroni i dotti più celebri, questi conservarono la franchezza della parola. I preti son qui tolleranti della libertà dei costumi per poterne godere essi stessi al sicuro dai motteggi. Lambertini, prima d'esser papa, fu il prelato più allegro e più sciolto in questo, come ne fa testimonianza il presidente De-Brosses, che è il Voltaire dei viaggiatori in Italia - (1739) - Il mio servitore di piazza mi ha condotto a vedere il palazzo Caprara. la facciata di quello Ranuzzi e finalmente, per mio desiderio, la chiesa di San Domenico, ove riposa il corpo del Cattolico per eccellenza. Una volta dipinta a fresco dal Guido con delle figurine graziosissime; due statuette di Michelangelo, fatte da questo grandissimo degli artisti nella sua giovinezza, prima che si fosse fermato al genere terribile -; e un quadro del Tiarini, che esprime la gioia di una madre nel vedere risuscitato il proprio bambino, mi hanno compensato della gita a San Domenico. Qui tutto è pieno del nome e della gloria dei Carracci. Il mio calzolaio me ne ha raccontata questa mane la storia quasi altrettanto bene che il Malvasia - Mi ha detto che Luigi era morto di dolore per aver commesso un errore di disegno nella figura dell'Angelo dell' Annunciazione – affresco in San Pietro – Corro subito a San Pietro (la cattedrale) col mio calzolaio che si è dato premura di condurmivi - Un calzolaio di Parigi ha belle maniere in famiglia, compra dei mobili di acajù; ma parlategli un poco della Peste di Iaffa del Gros? La vanità dei bolognesi si gonfia pel loro cimitero, che è una Certosa a un quarto di lega della città. Le tombe faranno vivere qualche povero scultore. - Un dugento anni fa, come credo, i bolognesi costruirono un portico di seicentocinquanta arcate pel quale si può salire al coperto fino alla Madonna di San Luca. - A tal fine i domestici si quotizzarono e costruirono quattro archi; i mendicanti fecero altrettanto per due archi. Ho salito il monte seguendo questo portico, lungo una lega; né ho trascurato di costiparmi guardando i quadri della chiesa – E' la terza volta che mi accade questo sgradevole accidente, e un italiano non avrebbe trascurato di munirsi di un berretto di seta nera. I popolani che ho incontrato son di carattere franco, allegro, pieno di vivacità; incontrandosi sì dicono delle piacevolezze, e poi continuano la loro strada cantando.
(29 Dicembre) - Sono stato presentato al sig. abate Mezzofanti, che parla ventidue lingue come ognuno di noi parla la propria e che, quantunque tanto dotto, non è un imbecille. - L'ho affrontato parlandogli del Congresso di Vienna dello abate de Pradt, che vedevo lì nella biblioteca pubblica, della quale egli è a capo. “Un tal libro qui! Gli ho detto, questo conduce allo spirito d'esame e scalza l'autorità del papa e l'unità della fede” - Tutti qui comprendono che il cardinale Consalvi verrà rimpiazzato da un furibondo ultra (Pio VII è assai vecchio); ma sotto il governo papale non s'usa di destituire nessuno; e ciò procura una indipendenza che parrebbe impossibile ai nostri poveri impiegati - (M. Delondine a Lyon). Il sig. Bishe-Shelley, il grande poeta, l'uomo straordinario, tanto buono quanto calunniato, che avevo l'onore di accompagnare, mi dice che il Mezzofanti parla l'inglese bene come il francese. Vado tutti i giorni al museo della città per ammirare la Santa Cecilia di Raffaello, qualche Francia e otto o dieci capolavori del Domenichino e del Guido – C'è un effetto di colore meraviglioso nel Martirio di San Pietro, il capo degli inquisitori che dopo aver commesse mille crudeltà fu poi assassinato anche lui il 6 Aprile 1252 presso Barbassina. Ma ci vorrebbero venti pagine per parlare degnamente di questa ammirabile scuola bolognese, la quale, non so perché, è in disgrazia presso i nostri amatori - Se non che quando la morte ha fatto cominciare la prosperità per un grand'uomo, che importa a lui delle altalene di mezzo secolo, durante il quale o è alla moda, o è incompreso? Lo stesso Dante, oggi adorato in Italia passava, non sono ancora cinquanta anni, per un barbaro noioso, ne è impossibile che nel 2000 sia di nuovo messo da parte per un secolo o due. Questa sera, nell'amabile conversazione del signor Degli Antoni ho potuto accorgermi che la mia predilezione per la scuola bolognese si confaceva pienamente all'onor nazionale di questo paese. Io era già disposto a mentire per non farmi dei nemici come a Milano; ma è una gran gioia quella di non esservi costretti. In conversazione la libertà delle opinioni è qui grande, come a Londra; con questa differenza però che là il tono è filosofico e pesante, qui spigliato e frizzante - ; e molte cose dette alla libera in Bologna scandalizzerebbero la buona società di Portland Place. La mania delle citazioni latine è ancora grande; mentre la lingua francese non ha passato l'Apennino.
(31 Dicembre) - Disgraziatamente il teatro è chiuso, e non vi sono qui che dei concerti mattinali, ogni domenica, al Casino. Il solo piacere musicale che finora ho provato a Bologna lo debbo alla voce deliziosa del sig. Trentanove, un giovane scultore, che ha cantato un duo da se solo, presso la spiritosa e graziosissima signora Filicori.
(1° Gennaio 1817) - Io che trovavo i bolognesi tanto spiritosi sono sul punto di ricredermi; mi è toccato per un'ora e mezzo sorbettarmi il patriottismo d'anticamera il più sciocco e ciò in mezzo alla società più scelta! E' questo veramente il difetto degli italiani! - A Bologna, per esempio, non oserei sostenere che Astey fa le scarpe meglio di Ronchetti. - E' questi un famoso calzolaio della città, noto pel suo amore ai quadri e per la sua fermezza di fronte a Murat, il quale avendogli detto che non lo sapevano calzare se non a Parigi, egli, per ripicco, non volle mai fargli che un solo stivale, sicché, avendogli il re chiesto l'altro, si sentì rispondere: Sire, fatevelo fare nella vostra Parigi. Io consiglio il viaggiatore che va verso Roma a non biasimare mai nulla e far credere di andar soggetto a forti mali di testa; così quando vedrà arrivare il patriottismo d' anticamera si farà venire il suo male e sparirà – Perfino la donna nella quale io ho visto riunito la più rara bellezza, il più alto sentire ed il più schietto spirito, la signora Mxxx, non andava immune da questo difetto; e senza vanità per se stessa, diventava suscettibile per il suo paese, tanto da arrossire se avesse sentito biasimare qualche cosa della sua cara città.
(4 Gennaio) - Il signor senatore di Bologna riceve tutti i lunedì, la principessa Hercolani tutti i venerdì; e gli altri giorni della settimana sono distribuiti in modo che le stesse persone si trovano ogni sera insieme. Tutta la vivacità amabile di Bologna si deve alla bontà del Legato; se egli avrà per successore un ultra, in sei mesi, questa diventerà la città più abominevole e noiosa del mondo. Non parmi che il cardinale Consalvi e il buon Pio VII, che si occupa di belle arti e di vescovi, sieno qui abbastanza adorati. La mia più bella conquista a Bologna è stata quella del cardinal Lante, che è qui Legato. In vita mia non avevo mai parlato che ad un cardinale, Monsignor Mxxx, il quale mi era parso uomo comune e grossolano; il cardinal Lante è per contro gran signore, obbligato solo dal suo abito a certi riguardi che non lo disturbano però più di due volte per sera. Io paragono questo gran signore italiano al generale Narbonne, morto a Wittemberg, o a qualche altro gran signore inamidato della corte di Napoleone. Quale naturalezza! Quale disinvoltura nelle maniere del cardinal Lante! - Suo fratello è duca a Roma, ed egli ha qui il potere.
(10 Gennaio) - Non vi ha forse in tutta Bologna una donna di spirito che non abbia amato in un modo originale. Una delle più belle si è avvelenata perché il suo amante le preferiva una signora Russa; ma è stata salvata per essersi appreso in quella notte il fuoco alla sua casa – Fu trovata agonizzante nella sua camera satura delle esalazioni di un braciere di carbone (il canerino era già morto nella sua gabbia), e questo fatto diede argomento ad un sonetto in bolognese che uscì il giorno dopo. A Bologna l'amore e il giuoco sono le passioni alla moda, la musica e la pittura uno svago; la politica e, sotto Napoleone, l'ambizione, un rifugio per gli amanti sfortunati. - La società è molto meno infrancesata che non a Milano ed ha più radici italiane, come direbbe in Inglese. Io poi trovo qui più fuoco, più vivacità, più finezza d'intrigo per arrivare al proprio scopo; più spirito e più diffidenza. La massa del popolo è più felice a Milano e a Verona che non a Bologna o a Ferrara. La causa principale del gran numero di briganti che infestano lo Stato della Chiesa sta nell'esser poco rimunerati l'industria e il lavoro. Qui per far fortuna non bisogna lavorare assiduamente risparmiando un centinaio di scudi all'anno; ma aver bella moglie e le grazie di un frate. Ne è da ieri che occorre seguire questa strada dell'infamia; ma da più che tre secoli: quando Alessandro VI e il figlio Cesare Borgia distrussero col veleno Astorgio e gli altri tirannelli della Romagna (1493 – 1503). Non si può pretendere alla proprietà fondiaria in questo stato se non si abbia un nome più o meno illustre, e il meccanismo sociale è a Bologna nel 1817 quale era nel 1717; nessun nuovo interesse è sorto; soltanto i costumi si sono alquanto addolciti. I governatori di queste provincie non commettono più crudeltà, ma si limitano alle furfanterie ed alla ricerca dei proprii piaceri. Del resto trecento anni di mala signoria non hanno potuto invilire questo popolo (l'italiano) al punto che ancora non si scorga essere in lui più sangue repubblicano che in qualunque altro del mondo.
(18 Gennaio) - Bologna aveva un proprio ambasciatore a Roma fino dal 1512, la restaurazione del 1814 glie lo ha tolto. Così adesso che il desiderio di libertà è più forte nel popolo, il governo lo priva anche di queste apparenze. Il signor degli Antoni, uno dei principali cittadini di Bologna, ha fatto una memoria al papa su questo argomento, ma il cardinal Consalvi, vero gran signore del secolo decimosettimo, che comprende le avventure galanti, gl' intrighi della corte, e l'eccellenza di una opera buffa non darà alcun peso a questa memoria, di cui tutta Bologna si occupa. Fa d'uopo ch'io lasci questa città dello spirito. A Bologna mi trovo sempre col custode del Museo civico, e quando ho mezz'ora disponibile vado al Museo non fosse altro che per contemplarvi un solo quadro: la Santa Cecilia di Raffaello, il Ritratto del Guido, la Santa Agnese del Domenichino. - Vado poi quasi ogni mattina a Casalecchio, pittoresca passeggiata presso la cascata del Reno (il bosco di Boulogne di Bologna) o alla Montagnola dove si fa il corso delle carrozze. - Questo è un passeggio pubblico della grandezza delle Tuileries, ombreggiato di begli alberi là messi per ordine di Napoleone ed elevato un trenta piedi sopra l'immensa pianura che si stende di qui fino alle colline di Vicenza lungi ventidue leghe. Il resto del mio tempo passo in far visite o gironzando pel Portico di S. Petronio (il Pavaglione). Non ho qui la pretesa di dettar le norme da seguirsi dai viaggiatori, racconto semplicemente come facevo io. Ho poi trovato fra le donne di Bologna due o tre tipi di bellezza e di talento di cui non avevo idea. Ad esempio non avevo mai visto la più tenera bellezza accoppiata al genio più singolare come nella signora Gherardi. L'alta società bolognese ha una tintura della nostra parigina. Madama Martinetti farebbe impressione anche a Parigi. A Parigi si fanno peccati per vanità; a Bologna per effetto del sole.
Trascrizione a cura di Lorena Barchetti. In collaborazione con la Cronologia di Bologna della Biblioteca Sala Borsa