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Plezzo. La battaglia del 24-25 ottobre 1917

Battaglia 24 - 25 Ottobre 1917

Schede

Alle ore 2 del 24 ottobre 1917 le artiglierie austroungariche e tedesche posizionate nella conca di Plezzo aprirono un violento fuoco contro le posizioni italiane del IV° Corpo d’armata. Il tiro proveniente dai medi e grossi calibri posizionati soprattutto sullo Javorcek sconvolse in breve le vie di transito, le reti di comunicazione, isolò le retrovie dalle prime linee creando il caos; l’azione nemica si calmò attorno alle 4,30, per riprendere due ore dopo facendosi tambureggiante e distruttiva sulle prime linee del IV° Corpo, per fortuna il tempo piovigginoso neutralizzò in gran parte gli effetti delle granate a gas e incendiarie. La risposta della artiglieria italiana fu affidata al 24° raggruppamento d’assedio, che prese di mira obiettivi sul Ravnilaz, Ravelnik, Fornace, trincerone nord; in mancanza di ordini precisi, agirono di iniziativa le batterie da campagna dei reggimenti 4° e 28° del IV° Corpo contro lo Sleme e rovesci del Mrzli. La reazione delle batterie italiane al fuoco nemico, benché rallentasse per effetto delle perdite, durò fino all’attacco delle fanterie austro-tedesche. Nella conca di Plezzo, sulla fronte della 50° divisione, il nemico sfondò al centro dello schieramento dilagando poi nella valle; tuttavia arrivato alle 12 alla stretta di Saga, fu bloccato dalla reazione dei battaglioni alpini Ceva, Monviso, Argentera e da reparti del 282° fanteria sostenuti da artiglieria varia. Ai lati, le truppe che presidiavano il Rombon, resistito al bombardamento continuo, respinsero due attacchi nemici; nel tardo pomeriggio arrivò l’ordine di ripiegare in Val Raccolana (Carnia), prima di abbandonare le posizioni, gli italiani distrussero le armi automatiche non trasportabili e i pezzi d’artiglieria. Questa situazione si fece ancora più grave quando giunse notizia che il nemico proveniente da Tolmino, era stato avvistato lungo la strada di fondo valle Isonzo a pochi km. da Caporetto. Il reggimento cavalleggeri Alessandria fu inviato contro il nemico in riva destra Isonzo con l’ordine di ritardarne l’avanzata, mentre il 280° fanteria in riva sinistra tentò di prendere contatto con le avanguardie tedesche senza riuscirci, per la strada ingombra di carriaggi e truppe sbandate in ritirata; alle 14 i combattimenti si accesero all’altezza del cimitero di Caporetto, alle 14,30 il paese era già per gran parte in mano nemica. Alle 15,30 per iniziativa del capitano Platania del genio, il ponte di Caporetto sull’Isonzo saltò in aria, isolando le truppe italiane che combattevano in riva sinistra. Alle ore 16 il comando del IV° Corpo si trasferì a Bergogna, venne impartito l’ordine ai resti della 50° divisione di abbandonare la stretta di Saga e di prendere posizione sulla linea d’Armata Monte Guarda – Monte Stol; tale ordine non pervenne al generale Arrighi e alla mezzanotte del 24 a Saga reparti italiani continuavano a mantenere le posizioni; le truppe in ritirata dal Rombon, in mancanza di ordini precisi, si erano avviate lungo la Val Uccea dirette in Carnia, dove a presidiare il settore vi era il XII° Corpo d’Armata.
All’alba del 25 ottobre 1917, la situazione del IV° Corpo era drammatica, la 43° e 46° divisione erano disperse, solo la 50° conservava ancora una certa efficienza se pur a ranghi ridotti, risultando in linea fra il M. Guarda - Val Uccea - M. Stol, con due battaglioni alpini e il 280° fanteria, oltre ai resti della Brigata Friuli (87° e 88° fanteria) dalla Val Uccea alle pendici del Prvi Hum. Era uno schieramento assunto di notte, tenuto da truppe stanche e decimate in zona poco conosciuta; il nemico che non aveva arrestato l’avanzata attaccò alle prime luci il Monte Guarda, la tenace resistenza degli alpini del Ceva si protrasse per alcune ore, poi i superstiti ripiegarono lungo la Val Uccea cercando il contatto col XII° Corpo italiano. La 22° divisione austriaca, vinte le resistenze alla stretta di Saga, attaccò la linea italiana sul Prvi-Hum a metà mattina, alpini del btg. Argentera e i fanti del 280° reggimento ressero sino al pomeriggio, poi i superstiti cercarono di raggiungere il Monte Stol, ancora in mano italiana. Il nemico non diede tregua e alle 21, giudicata ormai insostenibile la situazione, il generale Arrighi ordinò il ripiegamento ai resti della 50° e 34° divisione; la nuova linea di resistenza era stata fissata fra il Monte Maggiore e Monte Cunizza, il movimento avvenne su tre scaglioni con truppe della Brigata Genova, reparti dei reggimenti 88° e 271° oltre a bersaglieri del 9°.
Alle 23,30, mentre il generale Cavaciocchi percorreva a piedi la strada verso Nimis, fu raggiunto dal maggiore generale Gandolfo che gli comunicò l’ordine impartito da Cadorna di assumere il comando del IV° Corpo d’Armata. Ma la situazione non migliorò, alle prime luci dell’alba la 12° divisione Slesiana attaccò il Monte Maggiore da nord, più tardi anche la 50° divisione austriaca proveniente dal Monte Nero diede man forte ai camerati. La difesa italiana si protrasse sino a metà pomeriggio, poi ci furono le prime infiltrazioni del nemico, la Brigata Massa Carrara che doveva portare soccorso non riuscì a pervenire in tempo, ci si preparò ad una nuova ritirata.

Paolo Antolini

Bibliografia: L’ esercito italiano nella Grande Guerra (1915-1918), volume IV, tomo 3° , 1917.