Salta al contenuto principale Skip to footer content

Lo Stabat Mater di Rossini

18 marzo 1842

Schede

Nel 1841, Gioacchino Rossini (1792 - 1868) venne a sapere dall’editore Troupenas di Parigi che gli eredi di Don Varela avevano venduto il suo Stabat Mater del 1832 all’editore Aulagnier. A seguito di una lite giuridica fra i due editori. che ebbe larga eco sulla stampa francese, Rossini fu costretto a ritirare dalla circolazione la prima versione dello Stabat, che comprendeva sei brani di Giovanni Tadolini, e a completarne la composizione aggiungendo quattro nuovi brani in sostituzione di quelli del Tadolini. In questa versione definitiva, lo Stabat Mater fu eseguito la prima volta a Parigi, al Théâtre Italien il 7 gennaio del 1842, con un successo memorabile.

L’opinione pubblica bolognese si mobilitò per convincere Rossini a fare eseguire lo Stabat Mater a Bologna; fu istituita una apposita commissione che, per volere dello stesso compositore, dispose che i proventi dell’esecuzione fossero utilizzati per creare una Cassa di pensione e di sussidi per gli artisti di canto e di suono nati ed abitanti in Bologna. Per il luogo dell’esecuzione fu indicata una sala dell’Archiginnasio sede allora del Gabinetto di fisica di Bologna, all’estremo angolo dell’edificio, verso Borgo Salamo (oggi Via Farini).

Per l’esecuzione dello Stabat Mater Rossini formò un’orchestra di circa 70 strumentisti e un coro di un centinaio di elementi, chiamando a dirigerli Gaetano Donizetti, con il quale era in trattativa per il posto di Direttore al Liceo Musicale di Bologna. Per le parti solistiche, Rossini si rivolse alla celebre soprano Clara Novello, al contralto bolognese Clementina degli Antoni che in quel periodo ospitava il compositore nel suo palazzo, al tenore Nicola Ivanov e al conte milanese Pompeo Belgioioso (basso). Facevano parte del coro alcuni illustri artisti, come il soprano Rosa Bottrigari-Bonetti, il contralto Marietta Alboni e il basso Carlo Zucchelli. Marietta Alboni era stata ammessa nella classe di Canto del Liceo Musicale nel 1839 e per circa tre anni era stata allieva dello stesso Rossini; dopo lo Stabat Mater, intraprese una lunga carriera esordendo nel 1842 al Teatro Comunale di Bologna nella Eustorgia da Romano (Lucrezia Borgia) di Donizetti. Il basso Carlo Zucchelli, pittore dilettante, fece un ritratto a Rossini in occasione dello Stabat Mater. Fra gli strumentisti spiccavano i nomi del primo violino Giuseppe Manetti, del viloncellista Carlo Parisini, dell’oboista Baldassarre Centroni e della prima tromba Gaetano Brizzi (tutti personaggi oggi sepolti alla Certosa di Bologna).

Donizetti giunse a Bologna il 12 marzo, ritardando un poco il suo arrivo per poter assistere alla prima esecuzione del Nabucco di Verdi alla Scala, andato in scena il 9 marzo. I preparativi per lo Stabat Mater furono seguiti febbrilmente dall’opinione pubblica, e la stampa locale trovò motivo di pettegolezzo: Rossini dispose che nessuno dovesse accedere alle prove, ma più volte vi furono tentativi di forzare la consegna. Solo alla prova generale del 16 marzo fu concesso l’ingresso agli artisti del Liceo e ai familiari degli esecutori, e Rossini in persona volle incaricarsi delle distribuzione dei biglietti: all’inizio della prova Rossini si avviò verso casa (abitava allora nella casa degli Antoni, in Strada Santo Stefano) mal sopportando l’emozione del momento. Dopo l’esecuzione si presentò alla folla che lo acclamava sotto il balcone di casa.

Il 18 marzo 1842, giorno della prima, la folla cominciò la fila per acquistare i biglietti sin dalle prime ore del mattino e furono adottate misure di sicurezza eccezionali per evitare incidenti; si trattò di un evento memorabile, che ebbe larga eco nelle cronache dell’epoca. Alla prima esecuzione erano presenti le massime autorità della città, fra cui il cardinal legato Spinola e l’Arcivescovo di Bologna cardinale Opizzoni. Rossini fu presente solo alla terza esecuzione, cedendo alle preghiere di Donizetti e di comuni amici. Per giorni e giorni i giornali bolognesi parlarono dello Stabat in termini enfatici. Sulla stampa nazionale ebbe luogo un dibattito sul contrasto fra religiosità e teatralità nella musica dello Stabat Mater e furono pubblicati numerosissimi componimenti poetici in omaggio a Rossini e traduzioni dello Stabat Mater, fra cui quelle del dott. Gaetano Bonetti, del conte Giovanni Marchetti, di Mons. Paolo Baraldi, dell’avvocato Filippo Martinelli e di Evasio Leone; esiste anche una traduzione in bolognese dello Stabat Mater, conservata nei manoscritti dell’abate Muñoz, ammiratore di Rossini, presso l’Archiginnasio di Bologna. Il compositore Filippo Celli, pubblicò un pamphlet in difesa della musica di Rossini contro i suoi denigratori che, nonostante le apparenze, non mancavano. Le spese sostenute per allestire lo Stabat Mater vennero rese pubbliche su esplicita richiesta di Marco Minghetti, membro della Commissione per lo Stabat Mater; alcuni verbali delle riunioni della Commissione, coi nomi dei suoi componenti, sono conservati nei Manoscritti Minghetti dell’Archiginnasio di Bologna.

Tale fu il successo dello Stabat Mater e la dedizione di Rossini al Liceo Musicale bolognese, che la Deputazione della pubblica istruzione, grata e riconoscente, deliberò che nei locali del Liceo fosse posto un busto in marmo effigiante Rossini. In seguito vi furono troppi diversi pareri su quali dovessero essere le proporzioni del monumento e quale la sua collocazione, tanto che il progetto non trovò attuazione. Soltanto nel 1869, dopo la morte del compositore, il Consiglio Comunale di Bologna, grazie alla sollecitudine di Quirico Filopanti, deliberò di erigere un busto di Rossini nel Pantheon della Certosa e di collocare una lapide commemorativa nella Sala in cui aveva avuto luogo l’esecuzione dello Stabat Mater. Il busto, scolpito da Salvino Salvini, fu collocato nel Pantheon della Certosa a fianco dei busti di altri uomini celebri bolognesi; successivamente il Pantheon fu smantellato e nel 1927 i busti furono trasferiti nella Sala di Ercole del Palazzo Comunale e nel 1935 furono portati ai giardini della Montagnola dove, esposti alle intemperie e alle incursioni dei vandali, furoni per buona parte distrutti; i busti supertiti, in pessime condizioni, si trovano oggi in un deposito della Galleria d’arte moderna di Bologna: il busto di Rossini è fra i meglio conservati; gli altri musicisti bolognesi celebrati nel Pantheon erano Giovanni Battista Martini (scolpito da Diego Sarti), Stanislao Mattei (scolpito da Giacomo De Maria) e Stefano Golinelli (scolpito da Silverio Montaguti).

La lapide commemorativa dello Stabat Mater, inaugurata all’Archiginnasio il 13 novembre 1869, giorno del primo anniversario della morte di Rossini, reca la seguente epigrafe: in quest’aula a dì 18 marzo 1842 / per la prima volta in italia risonarono a pieno concerto le divine melodie dello stabat / di / GIOACCHINO ROSSINI / diresse l’orchestra ed il canto / GAETANO DONIZETTI / interprete degno dell’autore / il municipio per voto unanime del consiglio / pose questa memoria a dì 13 novembre 1869 / primo anniversario / della morte di rossini

Il 20 dicembre 1875 gli eredi del marchese Carlo Bevilacqua donarono al Comune di Bologna lo spartito dello Stabat Mater, in gran parte autografo, e l’orologio d’oro usato da Rossini fino alla morte, perché fossero conservati nella Sala Rossini nel Liceo Musicale.

Luigi Verdi

Note tratte da: Luigi Verdi, Rossini a Bologna. Note documentarie, in occasione della mostra 'Rossini a Bologna', Bologna, Pàtron 2000.