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La vigilia d'arte di Gustavo Modena

1823 | 1824

Schede

La sera del 26 gennaio 1823, l'Accademia filodrammatica bolognese rappresentava al teatro Contavalli l'Edipo re di Sofocle, tradotto dal marchese Massimiliano Angelelli, distinto letterato petroniano, il quale appunto in quei giorni attendeva alla stampa di una sua traduzione delle tragedie sofoclee, che doveva procurargli l'alta ed ambita lode di Pietro Giordani e di Paolo Costa. All'importante trattenimento scenico, il pubblico accorse in folla, non solo per rendere omaggio alla sapienza del traduttore, ma anche per giudicare del valore dei filodrammatici, i quali, assumendo così arduo compito, avevano dato prova di estrema audacia e suscitato ragionevoli preoccupazioni.

Lo spettacolo era stato allestito con inusitata ricchezza di costumi, e il pittore Antonio Basoli aveva dipinto una bellissima scena che, «illuminata con arte nuova», trasportava l'immaginazione degli ascoltatori nella piazza dell'antica Tebe, mentre nei brevi intervalli fra un atto e l'altro venivano eseguite scelte musiche di Haydn, Mozart e Rossini. Durante la recita, vi fu silenzio e raccoglimento, e Paolo Costa, dandone relazione nel giornale romano Notizie del giorno, dopo avere esaltati i pregi della traduzione, scrisse: «gli attori vennero sulla scena e subito, mostrando esperienza d'arte, rassicurarono i timorosi... quindi procedendo nella rappresentazione, commossero gli animi a compassione e terrore di maniera che questi effetti vennero sempre crescendo fino alla fine della tragedia». Ma il Rangone, pur annotando nella sua Cronaca che lo spettacolo produsse ottimo effetto, aggiunse che gli spettatori trovarono la tragedia piena di ripetizioni e di dialoghi lunghi e noiosi, e discussero intorno allo stile troppo famigliare del traduttore. Nè il letterato, nè il cronista però, citarono i nomi degli interpreti, ma non si va forse lontani dal vero a supporre che fra essi si trovasse anche l'avvocato Gustavo Modena, il quale, da poco iscritto nell'albo forense della città, apparteneva, come già s'è detto, all'Accademia filodrammatica bolognese, insieme coi migliori dilettanti di quel tempo. Sulle giovanili manifestazioni sceniche del grande artista, ben poco è stato detto finora, giacchè tutti i suoi biografi, dal Bonazzi al Rasi, sulla fede della tradizione orale, si sono limitati a ripetere che egli cominciò a recitare coi filodrammatici di Bologna, e che dal pubblico plauso fu consacrato attore. Ora poichè i documenti raccolti con diligenza da Giuseppe Cosentino, ci mostrarono già il Modena studente nella nostra Università e frequentatore, per la pratica legale, dello studio dell'avvocato Giovanni Vicini, il futuro Presidente del Governo provvisorio del 1831; non sembra senza interesse l'intravvederlo, sia pure fugacemente, sul palcoscenico, attraverso le poche e brevi notizie che si sono potute rinvenire. E innanzi tutto, a confermare l'appartenenza del Modena all'Accademia filodrammatica, sta l'elenco dei soci che essa chiamava recitanti, pubblicato il 18 dicembre dello stesso anno 1823, dal Corriere degli spettacoli italiani, supplemento periodico alla Gazzetta di Bologna.

In tale elenco, egli appare al terzo posto, il che significa, secondo gli usi comici, che a lui era affidato uno dei ruoli principali, forse quello di primo attore giovane. Nel carnevale 1823-24 fu scritturata al teatro Contavalli la compagnia Vidari-Lombardi e perciò l'Accademia, non volendo restare inattiva, fece costruire un nuovo ed elegante teatrino nel Palazzo Loup, in piazza Calderini, ed ivi, sostenuta dal pubblico favore, rappresentò otto lavori di diverso genere, fra i quali figuravano Gli innamorali del Goldoni, il Filosofo celibe di Alberto Nota e l'Oreste dell'Alfieri. E il citato Corriere, dando succinto ragguaglio delle rappresentazioni, si soffermò particolarmente sulla interpretazione dell'Oreste nella quale il Modena aveva sostenuto la parte di Pilade. Con la sua prosa eteroclita, l'articolista affermava che «li signori Querzola e dottor Modena, figurando Oreste e Pilade gareggiarono così fattamente fra loro in esaurire tutte le parti che costituiscono l'eccellenza di un attore, siccome i soggetti da loro rappresentati gareggiarono in amicizia; di modo che, rimossa ogni preferenza di palma, è forza concludere che ambedue sono valentissimi». Questo cenno di cronaca non potrebbe meglio soddisfare la nostra curiosità di posteri ammiratori delle passate glorie italiane, giacchè ci fa conoscere il Modena già in veste di attor tragico lodato e applaudito. Avvenuta poi la scissione nell'Accademia Filodrammatica, il Modena si schierò coi Sinevergeti i quali gli affidarono il ruolo di primo attore. Questa nuova Accademia iniziò presto la sua vita artistica al teatro Contavalli e fra le più notevoli recite da essa offerte ai bolognesi, va ricordata quella del 29 giugno 1824 con l'Antigone di Sofocle, alla quale senza dubbio Gustavo Modena portò il contributo del suo scenico fervore. Ciò non appare tuttavia dal giornale Teatri, arte e letteratura, il quale, pur non ricordando i singoli interpreti, scrisse che l'Antigone venne eseguita con maestria ed intelligenza, e che ciascun attore studio di mettere assai verità e precisione nel carattere da lui rappresentato.

Infine, in un giorno indeterminato del quarto trimestre 1824, ma certamente prima che il Modena entrasse in arte, scritturato da Salvatore Fabbrichesi, ebbe luogo un'altra recita dei Sinevergeti al Contavalli, con la Virginia dell'Alfieri. In questa tragedia, il Modena diè vita al personaggio di Virginio, e durante le prove accadde un incidente che al Rangone parve degno d'essere ricordato. Nella terza scena del terzo atto, Virginio interrompendo Icilio, dice: Questo giudizio, che il cronista espresse sulla fede altrui, non potrebbe essere più severo, e a leggerlo, pur non credendo che, nella sua vigilia d'arte, Gustavo Modena fosse senza difetti, si resta perplessi e dubitosi. Ma riflettendo che il giovane artista doveva già in qualche modo rivelare quella semplicità e spontaneità di espressione per le quali diventò più tardi insuperato maestro, v'è da credere che l'ignoto informatore del Rangone nutrisse ammirazione e simpatia per la falsa e sonante declamazione che signoreggiava ancora la nostra scena di prosa, e che perciò un romano non enfatico, ma semplice e umano, non gli sembrasse nè naturale, nè vero. Se così fosse, la sua aspra censura apparirebbe oggi come l'elogio migliore.

BIBLIOGRAFIA. Corriere degli spettacoli italiani, 25 febbraio 1824. COSENTINO GIUSEPPE: Modena, Lombardi e Vestri a Bologna. Ivi, 1901. RANGONE FRANCESCO: Cronaca cit. Tragedie di Sofocle recate in versi italiani da MASSIMILIANO ANGELELLI, bolognese. Bologna, 1823-24, vol. I. Cenno preposto all' Edipo re. Testo tratto da: 'La vigilia d'arte di Gustavo Modena', in Oreste Trebbi, 'Cronache della vecchia Bologna', Compositori, Bologna, 1937.