Schede
Il 1917 fu probabilmente l'anno più critico della Grande Guerra. L'assenza di prospettive internazionali di pace congiunte al diffuso malcontento connesso all'eccessivo prolungarsi di un conflitto che doveva essere “lampo”, provocò a livello europeo i primi importanti segni di cedimento del “fronte interno”, dovuto al profilarsi di una estenuante guerra di logoramento.
A Bologna segno tangibile di questa situazione furono gli scioperi avvenuti tra il 9 e il 12 aprile 1917 che mobilitarono ogni giorno circa 2000 operai. Importanti stabilimenti del comparto produttivo bellico come la Sigma, il Carnificio Militare di Casaralta, la Manifattura Tabacchi, il panificio militare e il linificio di Casalecchio furono toccati dalle proteste. A manifestare erano soprattutto operaie che costituivano gran parte della forza lavoro. Si rivendicava un adeguamento dell'indennità caroviveri e delle tariffe salariali ai prezzi che stavano crescendo impetuosamente. Manifestazioni di questo tipo, anche estremamente localizzate e di piccole dimensioni, animarono gli stabilimenti di Bologna negli anni 1917 – 18. Gli scioperi, se confrontati con quelli del Biennio Rosso, furono assai contenuti, considerando il mancato coordinamento delle organizzazioni sindacali e dell'amministrazione municipale socialista. Anzi, la Camera del Lavoro, in mano alla corrente del socialismo riformista, mostrando una certa unità d'intenti con il Comitato Regionale di Mobilitazione Industriale, cercava di limitare le agitazioni e metteva in guardia gli operai dallo “strafare”. Infatti non si registrarono manifestazioni impetuose e violente, ma in genere venne applicata una forma di protesta molto diffusa nel periodo bellico, basata sulla semplice inattività all'interno degli stabilimenti.
Nicola Lugaresi
Bibliografia: A. De Benedictis, Note su classe operaia e socialismo a Bologna nel primo dopoguerra (1919-1920), in L. Casali [et al.], Movimento operaio e fascismo nell'Emilia Romagna 1919-1923, Roma, Editori Riuniti, 1973, pp. 78.