Schede
Ai primi di maggio 1917 il comando della 3a Armata emanò gli ordini per rettificare il fronte, fermo alla fine del 1916 lungo la linea Volkonvniak – Fajti – Castagnevizza - quota 208 sud – quota 144, allo scopo di migliorare la sistemazione delle truppe di fronte a Flondar e al monte Hermada. Il piano prevedeva tre fasi, la prima un bombardamento violento su tutta la fronte della Armata per disorientare il nemico, la seconda attacco del XI° Corpo all’ala sinistra per attirare le riserve austriache, la terza azione decisa e violenta col XIII° Corpo al centro e col VII° Corpo all’ala destra verso i veri obiettivi. La forza della 3a Armata era di 14496 ufficiali e 454176 soldati, circa 70000 i quadrupedi; mentre l’artiglieria era composta da 948 cannoni di cui 42 di grosso calibro. Il nemico poteva contare su 103 battaglioni divisi in due corpi d’armata – XXIII° e VII° -, con due divisioni di riserva 43° e 27°.
Il piano scattò alle 6,30 del mattino del 12 maggio, con un intenso bombardamento su tutta la fronte che proseguì sino al 15 maggio, quando iniziò l’attacco della fanteria del XI° Corpo, ala sinistra. L’artiglieria austriaca controbatté vivacemente quella italiana intensificando il tiro sulle truppe uscite dalle trincee, tanto che i successi territoriali furono limitati e perduti sul contrattacco della fanteria austroungarica. Dal 17 al 22 maggio ci furono lungo tutta la fronte della 3a Armata solo azioni di pattuglie e tiri d’artiglieria, ci si preparava all’ultima fase, l’attacco verso i veri obiettivi: Flondar e l’Hermada.
Il 23 maggio fu il XIII° Corpo ad attaccare frontalmente il nemico al quale sottrasse il domino delle quote 238 e 241, facendo 4060 prigionieri; progredì pure il VII° Corpo che occupò, dopo violenti combattimenti, il paese di Jamiano, prendendo 1800 prigionieri. La 33a divisione arrivò sino alla quota 92, dalla quale gli austriaci mantenevano il controllo della strada tra Jamiano e San Giovanni di Duino, con truppe del 25° reggimento Brigata Bergamo coadiuvate da reparti di Bersaglieri; la loro avanzata fu troppo rapida così da staccarsi dalle altre truppe operanti sui fianchi, il nemico accortosi della situazione portò all’assalto le sue riserve costringendo al ripiegamento gli italiani. Il 24 maggio la battaglia continuò violentissima, con le opposte artiglierie che tiravano nella mischia. L’XI° Corpo, ala sinistra, tentò di progredire oltre il Nad Logem e lungo il Vippacco, senza riuscire nell’impresa; il XIII° Corpo al centro, già provato per aver respinto nella notte due forti contrattacchi, uscì dalle trincee solo nel pomeriggio inoltrato, avanzando per alcune centinaia di metri, preoccupato di mantenere i contatti tra i reparti per evitare pericolose infiltrazioni nemiche; all’ala destra il VII° Corpo riprese l’avanzata all’alba, la quota 92 fu superata, le ultime trincee nemiche sulla quota 144 conquistate, l’Hermada era ora assai più vicino. Il 25 maggio l’artiglieria italiana svegliò i soldati, la battaglia era ricominciata; gli austriaci ormai al collasso di uomini e munizioni, buttarono nel calderone di fuoco le ultime riserve. L’XI° Corpo, bloccata la sua ala sinistra, gravitò con la destra verso Castagnevizza, difesa ad oltranza dal nemico; il XIII° Corpo stremato dai combattimenti dei giorni precedenti, riuscì solo a ripulire il saliente di Hudi Log dagli ungheresi rintanati nelle centinaia di doline carsiche; fu il VII° Corpo ala destra della 3a Armata, a progredire inarrestabile oltre Flondar, verso il paese di Medeazza, protetto dalle posizioni delle quote 145 e 146 sul costone carsico e q. 40 e 12 lungo la statale adriatica. La sera del 25 il Duca d’Aosta, comandante della 3a Armata, ordinò che per il giorno dopo si arrivasse a prendere il controllo della linea Castagnevizza – Stari Lovka – Hermada. Il 26 nel pomeriggio, dopo che per tutta la mattina l’artiglieria italiana aveva bombardato le posizioni nemiche, le fanterie uscirono dai ripari; ancora la destra del XI° Corpo arrivò alle prime case di Castagnevizza, subendo oltre il 50% di perdite, impossibilitate a rimanere in combattimento furono ritirate alle linee di partenza; il XIII° Corpo subì un contrattacco avversario e non riuscì a progredire efficacemente; l’ala destra, il VII° Corpo, ormai con truppe provate da giorni di battaglia ininterrotta, non andò oltre le prime case di Medeazza. Constatata la situazione, a sera arrivò dal comando d’armata, l’ordine di sospendere le operazioni, passando alla fase di sistemazione del terreno conquistato.
Dal 27 al 30 maggio ci furono altri combattimenti, tesi a migliorare la linea del fronte in ottica difensiva; si tentò di prendere le quote 145 e 146, senza riuscire; la 45° divisione ottenne alcuni successi verso Komarie, mentre truppe italiane si infiltrarono dentro al paese di San Giovanni di Duino.
L’offensiva italiana di maggio 1917, non ebbe completo successo pur con un dispendio di energie considerevole: ben 51251 uomini tra ufficiali e soldati fuori combattimento. La linea difensiva austroungarica era stata intaccata, ma la massa di artiglierie disposta alle spalle dell’ Hermada era ancora intatta. Il tentativo di aggiramento da ovest non si era ottenuto per il mancato sfondamento della linea Castagnevizza Lukatic; la strenua resistenza nemica al saliente di Hudi Log aveva assorbito le forze del XIII° Corpo nel secondo giorno di battaglia, facendo così mancare il supporto alla azione del XI° Corpo contro Castagnevizza. Solo il VII° Corpo era riuscito ad uscire dalla palude del Lisert, appena oltre Monfalcone, arrivando sino ai piedi di Medeazza, l’ultimo pugno di case prima dell’Hermada, che a sua volta era l’ultimo sbarramento sulla strada per Trieste.
Paolo Antolini
Bibliografia: Ministero della difesa, Stato maggiore dell'esercito, Ufficio storico, L'esercito italiano nella grande guerra, 1915-1918, Roma, Ufficio Storico SME, 1927-1980