Schede
Nel numero di gennaio-aprile 1911 de “L’Archiginnasio: bullettino della Biblioteca comunale di Bologna” (Anno VI num. 1-2), Albano Sorbelli, il direttore della biblioteca nonché editore del bollettino, rende conto del libro “Bologna. Its history, antiquities and art” che l’anno prima era stato donato alla biblioteca dall’autrice, Edith Coulson James (Londra, 30 Agosto 1860 - Tunbridge Wells, 2 Giugno 1936). Come prima cosa Sorbelli ci parla proprio dell’autrice: “La gentile e colta signora Coulson, che da parecchio tempo ha per costume di passare a Bologna molti mesi dell'anno, è stata attratta dalla tradizione gloriosa e dalle bellezze di questa città, a cui si è perciò legata di particolare e vivissimo affetto. Noi la vedemmo spesse volte, anzi può dirsi senza che giorno passasse, curva sui grossi volumi della Biblioteca dell'Archiginnasio, per la quale ha una particolare predilezione, o attenta ad ammirare le case e i monumenti storici della città, o a decifrare le scritture medievali nell'Archivio di Stato. E il frutto delle sue preziose, assidue e diligenti ricerche è questo splendido volume, edito con grande lusso e con ricchissima documentazione grafica”.
Seppure puntualizzando che “qualche volta sono forse svolti concetti o fatti che non trovano sempre l'assoluto riscontro nelle ultime conclusioni della ricerca”, Sorbelli prosegue esprimendo ammirazione e meraviglia nel “vedere come la signora abbia saputo, in relativamente breve tempo, impadronirsi così bene e in forma così gentile delle nostre vicende e delle pubblicazioni che sono apparse sulla storia dell'arte bolognese.” “Un volume che così nitidamente e chiaramente riassumesse la storia e i monumenti e le vicende e tendenze artistiche del popolo nostro, mancava ancora; e questo serve splendidamente a riempire la lacuna.”(1) Si tratta di un volume in-ottavo di oltre 400 pagine contenente 30 illustrazioni a tutta pagina e 79 fotografie di cui ben 77 sono state scattate dall’autrice stessa. Mary Hindle James Mackinnon, figlia di un fratello di Edith Coulson James, ha scritto una autobiografia dove, ricordando il Natale 1918 in casa della zia ormai cinquattottenne, tra l’ammirato e il divertito ci invita a immaginare questa donna piccolina, alta all’incirca un metro e mezzo, mentre trasporta tutta l'attrezzatura necessaria al tempo per la fotografia - il treppiede, le lastre fotografiche e il panno nero - e la sistema accuratamente, sotto lo sguardo interessato della folla di spettatori che presto si raduna a guardare(2). E’ assai probabile che Mary non abbia mai visto l’apparecchiatura fotografica usata da Edith e che quest’ultima fosse in effetti molto più semplice da trasportare di quanto immagina la nipote. Già dagli ultimi anni dell’800 la tecnica fotografia consentiva l’uso di macchine a soffietto estremamente maneggevoli e sul mercato i negativi su film, ben più leggeri delle lastre fotografiche, erano sempre più diffusi; in generale i costi diventano sempre più accessibili e si assiste ad un proliferare di fotografie di viaggio fatte da fotografi amatoriali. Lo stesso fratello minore di Edith, Lionel James, faceva parte del Argonaut Camera Club, formato da fotografi amatoriali partecipanti alle crociere di studio del panfilo Argonaut in Grecia e Asia Minore(3). Nei ringraziamenti all’incisore e stampatore Emery Walker, Edith fa d’altronde espresso riferimento ai “suoi negativi”(4) e in uno degli occasionali riferimenti personali che troviamo all’interno del libro nomina una “attrezzatura da viaggio” in riferimento ad una sua fotografia della pala d’altare di Michele di Matteo Lambertini nell’abbazia di Nonantola. Scherzosamente scrive: “Verrà lasciato all'immaginazione dei futuri pellegrini al santuario risolvere il problema di come è stata fotografata l'ancona con solo l’attrezzatura da viaggio della macchina fotografica. È un'ancona posizionata molto in alto. La Signora Sagrestana può dirlo”(5). Qualsiasi sia l’attrezzatura usata all’interno dell’abbazia o per le strade di Bologna, ci è facile immaginare, come immagina la nipote, che Edith Coulson James attirasse la curiosità dei passanti, e alcune delle foto del libro sembrano testimoniarlo.
Edith Coulson James cresce a Londra in una famiglia di 4 fratelli di cui lei è primogenita e unica femmina. Quando il padre, George Coulson James, di professione avvocato, muore improvvisamente nel 1875, Edith ha appena 15 anni. Fortunatamente la madre di Edith, Susannah Elizabeth Rosher, proviene da una ricca famiglia del Kent che tra matrimoni, commercio e sviluppo edilizio ha accumulato una fortuna e Susannah sarà in grado di provvedere autonomamente al sostentamento della famiglia. I figli seguiranno la carriera militare o accademica ma Edith resterà sempre con la madre, prima a Londra e poi, dal 1897, a Tunbridge Wells, nel Kent, dove manterrà la sua residenza per il resto della vita.(6) Nel necrologio apparso sul “Kent and Sussex Courier” del 5 Giugno 1936 si legge: “La signorina Edith Coulson James, morta martedì a East Court, Tunbridge Wells, era per molti versi un personaggio straordinario. I suoi 75 anni di vita sono stati divisi tra due intense lealtà: la prima verso la madre, rimasta presto vedova, di cui divenne compagna inseparabile fino a ben oltre la mezza età; e, dopo la morte della madre, verso le antichità e l'arte italiane. […] Quando la madre morì nel 1902 c'era il rischio che la figlia, come molte devote figlie vittoriane, si sentisse mancare la terra sotto i piedi, ritrovandosi priva di punti di riferimento. Ma la signorina James era sempre stata una studentessa volenterosa - era stata per un certo periodo al Queen's College, Harley Street - e durante i viaggi in Italia con sua madre rimase molto affascinata da Bologna, una città che così tanti viaggiatori visitano e così pochi conoscono, e dall'arte del grande pittore Francia.”(7)
Effettivamente, in una lettera del 1910 indirizzata al Marchese Tanari, Edith scrive: “Alla mia prima visita a Bologna ho trovato la città interessantissima e il mio interesse ed ammirazione non sono che sempre cresciuti colla maggiore conoscenza”(8). Non sappiamo quando, in viaggio con la madre, Edith vede Bologna per la prima volta, ma sappiamo che nel marzo del 1905 si trova all’Hotel Brun per un esteso soggiorno di studio finalizzato alla scrittura del suo libro(9), libro che verrà pubblicato dalla Oxford University Press nel 1909. Una recensione apparsa su The Athenaeum del 28 Maggio 1910 definisce il libro come la più approfondita e completa rappresentazione in lingua inglese di Bologna, “that city of colonnades and learned women”, quella città di portici e dotte donne. Il riferimento alle donne istruite non è casuale. Del capitolo “Distiguished professors and students of the University”, su 17 pagine 7 sono dedicate a delle donne. La frase “L'Università di Bologna si è sempre onorevolmente distinta in quanto ha accordato alle donne condizioni perfettamente eguali a quelle degli uomini”(10), è certamente significativa. Certo, la Coulson James dà troppo credito all’Università di Bologna. Ed è anche vero che le biografie delle studentesse e docenti riportate sono per lo più fedelmente riprese dal libro di Carolina Bonafede sulle “donne insigni bolognesi”(11), che a sua volta si basa spesso su fonti ignote o non del tutto attendibili. Ciò non toglie che la scelta di sottolineare la vera o presunta apertura alle donne dell’Alma Mater Studiorum e di raccontare Bitisia Gozzadini, Novella e Bettina Calderini, Laura Bassi, Anna Morandi Manzolini e Clotilde Tambroni non può essere intesa che come una dichiarazione a favore dell’educazione delle donne, coerentemente con l’impegno di Edith come suffragetta e sostenitrice dei diritti delle donne, cui fa menzione il necrologio del “Kent and Sussex Courier”.(12)
I soggiorni bolognesi e l’attività di studio e scrittura di Edith Coulson James non si esauriranno nel 1909 con la pubblicazione del libro ma si concentreranno su Francesco Raibolini, detto il Francia e la porteranno alla pubblicazione di svariati articoli, principalmente sulla rivista The Burlington Magazine for Connoisseurs. La lista degli articoli e degli opuscoli pubblicati che si trova nel seguito rende idea del costante impegno che Edith vi ha investito nel corso degli anni. L’incipit di un opuscolo che Edith fa pubblicare dalla casa editrice Cappelli di Bologna nel 1922 recita così: “Le vicende degli auto-ritratti del Francia formano una storia di particolare interesse. Molto strana è l'incredulità di alcuni autorevoli critici d'arte, fuori di Bologna, (...) a riguardo di questi auto-ritratti. Noi che conosciamo come è attendibile la tradizione bolognese, troviamo molto difficile di comprendere questi dubbi. Ma esiste l'incredulità, e noi dobbiamo mettere in ordine con la più grande esattezza tutto il materiale di prova per combatterla.” Le “vicende” cui si riferisce sono ben descritte e contestualizzate da Maria Alambritis in “Edith Coulson James, Francesco Francia and ‘The Burlington Magazine’, 1911–17” (Burlington Magazine, January 2022), al quale rimandiamo per approfondimenti. Quello che interessa qui sottolineare è come gli storici dell’arte Emilio Negro e Nicosetta Roio, nella loro monografia sul Francia del 1998(13) concordino con le conclusioni di Edith Coulson James e si riferiscano a “le importanti scoperte di Edith Coulson James” come “inspiegabilmente ignorate da una storiografia tanto misogina quanto ottusa”. Scrive Roio: “Ma ci si domanda pure quali furono le reali motivazioni che indussero gli studi sull'arte a rifiutare e poi rimuovere totalmente le ipotesi di Edith Coulson James (anticipate nel 1859 dalle note inedite di Giovanni Battista Cavalcaselle) che, oltre a sostenere con cognizione l'autografia franciana per il già ricordato ritratto Boschi ora Thyssen, fece riemergere dall'oblio - in cui è irrimediabilmente rimasto fino ad oggi - un altro autoritratto della maturità dei Raibolini”.
Al di là della attendibilità o meno delle attribuzioni di Edith Coulson James, è impossibile non ammirarne l’approccio sistematico e soprattutto la tenacia con cui ha difeso le proprie tesi contro i pareri contrari di affermati critici d’arte. Certo, Edith è una donna matura ed economicamente indipendente e può vantare la pubblicazione di un libro per la illustre Oxford University Press. Intraprendenza e contatti non dovevano mancarle se nel 1911 si adoperò perché venisse pubblicato in Inghilterra un articolo di Giorgio Trebbi su Giovanni Capellini, con il quale era sempre stata in contatto e di cui in quell’anno l’Università di Bologna commemorava i 50 anni di insegnamento. Ciò nonostante sostenere l’impatto della censura di personalità autorevoli in un mondo prettamente maschile deve avere richiesto coraggio e determinazione non indifferenti. Pare invece evidente che Edith Coulson James si sentisse supportata da studiosi attivi in Bologna e al paternalismo, se non ostracismo, dei critici in patria, risponde in chiusura de "Gli autoritratti di Francesco Raibolini detto il Francia” con una frecciatina: “E desidero far conoscere ai critici esteri come ci sono a Bologna in questi tempi uomini di coltura e di acutezza che conoscono bene cosa è vera prova. Come è stato in Bologna, in tutti i secoli, un pubblico colto sempre studioso delle antichità e dell'arte patria. È questo il perché la tradizione bolognese è sempre stata buona prova.”
Opere di Edith Coulson James
"Bologna: its history, antiquities and art", Oxford University Press, Londra (1909); "S. John the Baptist by Francesco Francia", in The Burlington Magazine, vol. 20 (1911); "A portrait from the Boschi collection, Bologna", in The Burlington Magazine, vol. 30 (1917); "The Auto-Retratti of Francia", Art in America, 8 (June 1920); Book Review of "Dante, suoi primi cultori, sua gente in Bologna" by Giovanni Livi, in The Burlington Magazine, vol 36 (April 1920); "The Auto-Ritratti of Francesco Francia?", in The Burlington Magazine, vol. 39 (1921); "L'identificazione di un nuovo auto-ritratto di Francesco Francia", in L'Archiginnasio : bullettino della biblioteca comunale di Bologna , 16 (1921); "Gli autoritratti di Francesco Raibolini detto il Francia", ed. Cappelli, Bologna (1922); "Un'altra pittura creduta perduta, del Francia, ritrovata", in L'Archiginnasio: bullettino della biblioteca comunale di Bologna , 18 (1923); "Una pittura del Francia che passa sotto il nome di Garofalo nella Galleria di stato di Dresda", in L'Archiginnasio: bullettino della biblioteca comunale di Bologna, 22 (1927).
Marina Zaffagnini, luglio 2022.
Ringraziamenti: I più sinceri ringraziamenti a John Barnard per il suo costante supporto e il suo generoso consenso all’uso del materiale del suo sito sulla storia di famiglia nonché del materiale aggiuntivo da lui fornito. Il signor Barnard è un nipote di Lionel James, fratello di Edith Coulson James.
Note | (1) Non esistono pubblicazioni di una versione italiana del libro della Coulson James ma, conservata nel’Archivio di Luigi Arbizzani 1931-2004 presso la Fondazione Gramsci Emilia-Romagna di Bologna, esiste una bozza dattiloscritta di "Bologna. La sua storia, le sue antichità, la sua arte", traduzione di Giulio Cavazza con correzioni manoscritte di Luigi Arbizzani. (2) “[…] carrying all the equipment then necessary for photography - the tripod and plates and black cloth - and setting it up and fussing round and the interest of a crowd of spectators who soon gathered to watch.” Mary Hindle Mackinnon, “For All That Time has Held”, NSW, Australia, 1993. (3) Nell’archivio digitale della British School at Athens sono accessibili immagini donate dall’Argonaut Camera Club, tra cui alcuni negativi su film di Lionel James. Da alcune lettere con intestazione Hotel Brum conservate presso l’Archiginnasio sappiamo che il 1 maggio 1905, di ritorno da una di tali crociere, Lionel è a Bologna in visita alla sorella e non è inverosimile che i due fratelli si passassero la stessa macchina fotografica. Sappiamo inoltre che Edith lascia Bologna il 15 maggio e di certo nel corso di questo suo primo soggiorno di studio ha scattato diverse fotografie visto che ad agosto, dall’Inghilterra, invia a Edoardo Brizio, direttore della sezione archeologica del Museo Civico di Bologna, un pacchetto con 20 copie di foto da lei scattate nel museo. (4) “I am indebted to Mr. Emery Walker for care and artistic skill in reproducing from my negatives and drawings.” (p. XV). (5) T.d.r. Originale a pagina 372: “It shall be left to the imagination of future pilgrims to the shrine to solve the problem of how the ancona was photographed with only the traveller's appliances for the camera. It is a very highly placed ancona. The Signora Sagrestana can tell.” (6) Tunbridge Wells si trova a una sessantina di chilometri da Londra. Edith Coulson James poteva però contare su di una base londinese nella forma del Lyceum Club. Si tratta di un club femminile nato nel 1904 con il proposito, non solo di favorire l’incontro e la discussione tra le socie (all’interno del Lyceum Club, ad esempio, si era creato un gruppo denominato “Italian Circle” di cui Edith faceva parte), ma per fornire alle donne impegnate professionalmente, tipicamente artiste e scrittrici, un luogo per gli incontri con editori o committenti vari, un indirizzo di riferimento in una prestigiosa area di Londra nonché possibilità di alloggio temporaneo. (7) T.d.r. In originale: “Miss Edith Coulson James, who died at East Court, Tunbridge Wells, on Tuesday, was in many ways a remarkable character. Her life of 75 years was shared between two intense loyalties: first to her mother, early left a widow, whose inseparable companion she became till well past middle life; and, after her mother's death, to Italian antiquities and art.” […] “When her mother died in 1902 there was a risk that the daughter might, like many devoted Victorian daughters, find herself stranded, with the bottom knocked out of her life. But Miss James had always been an eager student - she was for a time at Queen's College, Harley Street - and during travel in Italy with her mother had been greatly attracted to Bologna, a city, which so many travellers visit and so few know, and to the art of the great painter Francia.” “Death of Miss Edith Coulson James - A lady of intense loyalties”, Kent and Sussex Courier (5th June 1936), p.13. (8) Lettera di ECJ a G. Tanari del 13 febbraio 1910, Fondo speciale Giuseppe Tanari, cartone 50, 112, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, Bologna. (9) Lettera di ECJ a E. Brizio del 25 marzo 1905, Fondo speciale Edoardo Brizio, cartone V, 98-101, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, Bologna. (10) T.d.r. Originale a pagina 177: “The University of Bologna has always been honourably distinguished in that it has accorded perfectly equals terms to women students with the men”. (11) Carolina Bonafede, “Cenni biografici e ritratti d'insigni donne bolognesi”, Bologna, 1845, Tipografia Sassi nelle Spaderie. (12) “She was a keen supporter of the Woman's Movement and held meetings to forward the claim to vote.” “Kent and Sussex Courier”, 5 Giugno 1936, p.13. (13) Emilio Negro e Nicosetta Roio, "Francesco Francia e la sua scuola", Modena, 1998, Artioli ed.