Schede
Le due fotografie del Fondo Belluzzi del Museo del Risorgimento testimoniano la presenza di edifici precedenti all’ampliamento dell’insediamento universitario in via Luigi Zamboni, per far posto al quale furono abbattuti. Dal 1803 l’Alma mater si era trasferita dalla sede storica dell’Archiginnasio a palazzo Poggi, già sede dell’Istituto delle scienze. Nella seconda metà degli anni Ottanta il rettore Giovanni Capellini, consapevole della necessità per l’Ateneo di dotarsi di aule, laboratori e biblioteche, intravide la possibilità di una serie di ampliamenti. Infatti con lo studio del nuovo piano regolatore, di cui da tempo si parlava, andavano delineandosi le direttrici di sviluppo della città, una delle quali avrebbe interessato la zona intorno all’orto Botanico.
Il Prg del 1889 prevedeva l’apertura di un nuovo asse stradale - le attuali via Irnerio, dei Mille e Minzoni - che, attraversando via dell’Indipendenza, congiungesse porta S. Donato a porta Lame. La strada avrebbe tagliato, formando piazza Umberto I (oggi dei Martiri), un’altra arteria prevista dal piano - l’attuale via Marconi e Amendola -, che avrebbe collegato piazza Malpighi alla ferrovia, completata solo negli anni Trenta del Novecento. Queste realizzazioni avrebbero permesso di procedere all’opera di urbanizzazione degli ex Orti Garagnani, già prevista dal vecchio progetto di Coriolano Monti per via dell’Indipendenza.
Nel 1888 Capellini elaborò il Piano regolatore degli stabilimenti scientifici universitari, su progetto dell’ingegnere Giovanni Barbiani. Nel 1890 lo studio per la sistemazione edilizia dell’Università fu aggiornato dall’ingegnere Flavio Bastiani e via Zamboni fu preconizzata “strada della cultura”. Infine, nel 1903 furono costruiti il nuovo Istituto di anatomia e fisica, in via Irnerio, con terrecotte di Rubbiani, e l’Istituto di mineralogia e petrografia a porta San Donato.
Le foto del Fondo Belluzzi fanno parte di un gruppo di fotografie di Giuseppe Cavazza – da lui donate al Belluzzi - scattate ad alcuni edifici il cui unico filo conduttore è la demolizione subita all’inizio del secolo. In quegli stessi anni l’autore, economo del Comune, fece un accurato reportage fotografico delle mura e delle porte di Bologna alla vigilia del loro abbattimento. Pensiamo perciò che anche in questi casi le foto siano state da lui eseguite poco tempo prima dell’atterramento delle case a scopo di documentazione.
Giuliana Bertagnoni
Testo tratto da Cent'anni fa Bologna: angoli e ricordi della città nella raccolta fotografica Belluzzi, Bologna, Costa, 2000.