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È opportuno, a premessa di questi cenni sulla scuola di prospettiva dell'Accademia di Belle Arti di Bologna, abbozzare una definizione della disciplina. Accomunata nell'ambito dell'Accademia Clementina agli insegnamenti di architettura, quadratura e scenografia, come disciplina autonoma nasce solo nel 1804 con la formazione dell'Accademia Nazionale. La contemporanea istituzione delle cattedre di ornato e di architettura orienta l'insegnamento della scuola di prospettiva prevalentemente verso la scenografia teatrale, pur continuando a formare artisti che si dedicheranno ad altre attività quali la decorazione murale o il vedutismo. Dipenderà dai singoli professori orientare gli allievi verso l'una o l'altra disciplina.
Il primo insegnante di prospettiva è Francesco Santini (1804-1836), seguito da Mauro Berti (1836-1842), Francesco Cocchi (1842-1865) e Valentino Solmi (1865-1877), tutti scenografi di alto livello che indirizzano decisamente l'insegnamento verso la pratica scenografica. Dai bandi e dai giudizi delle commissioni esaminatrici si nota che i lavori richiesti per il premio di prospettiva non sono bozzetti per particolari allestimenti teatrali, ma una casistica dei luoghi più ricorrenti sulle scene dei teatri, giudicati in base all'abilità dimostrata nella costruzione prospettica, alla diligenza dell'esecuzione e della ricostruzione storica. Pur nei limiti definiti filtrano nelle realizzazioni degli allievi, primo momento dell'iter verso l'attività scenografica, gli insegnamenti dei professori e le idee che si vanno realizzando sulle scene. È evidente una precisa grammatica compositiva che consente di individuare le tendenze prevalenti all'interno della scuola di prospettiva. Il primo vincitore del premio è Giovanni Magazzari nel 1822 con Una magnifica sala da ballo; in seguito il premio viene assegnato con regolarità, ma le opere recuperate si collocano tutte nel periodo 1844-1867. Sono quindi disegni eseguiti dagli allievi di Francesco Cocchi e Valentino Solmi che illustrano solo parzialmente l'evoluzione della scuola di prospettiva; non è infatti documentata l'attività didattica di Francesco Santini e di Mauro Berti.
Le opere premiate negli anni '40 (Angelo Gasperini, 1844; Calisto Zanotti, 1845; Contardo Tomaselli, 1849) non sono tuttavia riconducibili tout court all'insegnamento di Francesco Cocchi. La situazione all'interno della scuola di prospettiva, dopo la fine dell'insegnamento di Berti nel 1842, è molto più complessa. Di certo determinante è la presenza di Antonio Basoli, insegnante d'ornato dal 1829 al 1848, punto di riferimento della scenografia a Bologna in questi anni. Non si vuole qui entrare nel merito della statura artistica di Antonio Basoli, la cui attività interessa la scenografia, il vedutismo e l'ornato, ma solo sottolinearne l'importanza per la vita dell'Accademia. Una conferma ci viene da un articolo elogiativo pubblicato su «Il Caffè di Petronio» del 4 agosto 1840 che descrive una scena nello studio dell'artista in cui «... una trentina di giovinetti attorniavano quest'uomo rispettabile... e incoronavano con l'alloro la sua erma, fra gli evviva di tutti e gli auguri ben prolungati di lunga vita al Maestro». Certo una grande influenza doveva esercitare sui giovani studenti il suo vastissimo repertorio che spazia, secondo i dettami neoclassici, negli stili di tutti i tempi e di tutti i luoghi e che Basoli aveva ampiamente divulgato dando alle stampe numerose raccolte di incisioni tratte dai suoi disegni. Né si può dimenticare che la sua importante attività scenografica orientava verso la semplificazione dell'impianto prospettico di cui conserva peraltro gli intenti di grandiosità e magniloquenza - fino ad utilizzare con grande intelligenza le possibilità emotive e di effetto del colore.
Accanto a Basoli, artista già noto, altri due scenografi bolognesi si vanno affermando negli anni '30. Scrive infatti nel '39 Michelangelo Gualandi a Ottavio Gigli: «Ti diranno i pubblici fogli quali nuove palme vada raccogliendo sulla Senna un Domenico Ferri, e sulla Dorea un Giuseppe Badiali, luminari della pittura scenografica di questa città». Se Giovanni Badiali non presenta nella sua produzione grandi novità, diverso è il caso di Domenico Ferri, certo personaggio di spicco nel panorama della scenografia romantica. Pur lavorando a Parigi, in stretto contatto con Gioacchino Rossini di cui era amico, non interrompe mai i rapporti con Bologna, dove la sua attività viene seguita con grande interesse. Sono infatti numerose nei quotidiani e nelle riviste del periodo le corrispondenze sulle sue scene e successi. Inoltre nell'album di Lorenzo Ruggi «Raccolte inedite di 50 scene teatrali le più applaudite nei teatri italiani», che comprende incisioni eseguite dall'anno 1833 al 1840, largo spazio è dato ai suoi lavori. Nonostante questi successi di critica e di pubblico le sue innovazioni romantiche, evidenti nella scelta dei soggetti, nell'ambientazione storica e nell'uso frequente di scene notturne rischiarate da suggestivi raggi di luna, non hanno seguito tra gli studenti della scuola di Prospettiva. Quando nel 1842 si pone il problema della successione alla cattedra di prospettiva di Berti sono proposti i nomi di Giuseppe Badiali, Francesco Cocchi e Domenico Ferri. Viene scelto Cocchi che, fedele allievo di Basoli, garantisce la continuità dell'insegnamento priva di traumi che la presenza di Ferri, oltretutto noto per le sue simpatie irredentiste, avrebbe invece interrotto. Se dunque già dal 1842 Cocchi è professore di prospettiva, non si può dire che in questi primi anni di insegnamento abbia dato una precisa impronta alla scuola. Ancora nel 1849 il disegno di Tomaselli La via dei sepolcri a Pompei mostra evidenti prestiti da Basoli principalmente nell'apparato decorativo. Inoltre anche l'orientarsi di Calisto Zanotti e dello stesso Tomaselli più verso la decorazione murale ed il vedutismo che non verso la scenografia teatrale testimonia il prevalere della versatile personalità di Basoli. È solo dopo la morte di quest'ultimo, avvenuta nel 1848, che Cocchi riesce a dare una sua impronta alla scuola di prospettiva, soprattutto con la pubblicazione nel 1851 delle sue Lezioni di prospettiva pratica e regole abbreviatrici per disegnare le scene, che verranno usate come testo base dagli studenti. Infatti le opere eseguite dopo questa data risultano nella costruzione dello spazio prospettico precise applicazioni delle sue Regole abbreviatrici.
Un capitolo a parte meriterebbe a questo punto l'analisi dei temi assegnati per il concorso che riflettono l'evoluzione del gusto filtrata dalle scelte stilistiche degli insegnanti. Se infatti fino al 1850 i temi proposti spaziano dall'antichità al medioevo alla contemporaneità, privilegiando soggetti monumentali che consentono di esaltare al massimo la complessità della costruzione prospettica e l'applicazione del principio neoclassico della verosimiglianza nella ricostruzione storica, dal 1844 le ambientazioni richieste sono esclusivamente medievali o gotiche. Tale evoluzione tematica è anche riscontrabile nelle realizzazioni sceniche di Cocchi, che abbandonando progressivamente le ambientazioni classiche per insistere su quelle gotiche giunge a tralasciare la fedeltà archeologica delle ricostruzioni stilistiche per una maggiore essenzialità della scena. In base al materiale esposto è impossibile addentrarci oltre nel delicato problema delle sopravvivenze neoclassiche e delle emergenze romantiche nella prima metà dell'Ottocento, anche se è possibile distinguere con chiarezza una unità stilistica che accomuna i disegni di Angelo Gasperini, Calisto Zanotti e Contardo Tomaselli, ancora influenzati da Basoli, e d'altra parte le opere di Tito Azzolini, Luigi Bazzani, Augusto Chierici, Giovanni Malagodi e Alfonso Trombetti che risentono delle più moderne idee di Cocchi.
Tutti gli allievi di Cocchi, a partire da Azzolini, si dedicano quasi esclusivamente all'attività scenografica, ma solo Bazzani giunge ad una vasta notorietà. Ciò è inevitabile, poiché nella seconda metà dell'Ottocento la scena si libera dal rigore della costruzione prospettica avviandosi verso una ricerca d'ambientazione naturalistica basata su valori pittorici che rende inadeguata la formazione ancora prevalentemente prospettica della scuola di Cocchi. Questa tendenza compare già dopo l'avvicendamento di Valentino Solmi alla cattedra di prospettiva nel 1865. Se infatti i disegni di Giovanni Zanotti e Enea Gregori mostrano una ripresa di temi classici le architetture, ben lontane dallo spirito neoclassico, sono il pretesto per l'ambientazione di scene melodrammatiche in cui l'accentuazione è posta più sull'effetto cromatico-emotivo della luce che non sul rigore della concezione prospettica. Ma questi tentativi di aggiornamento non valgono a riportare la scenografia bolognese all'antico prestigio. Venuta meno l'importanza dell'abilità prospettica, per cui gli scenografi bolognesi erano celebri in tutto il mondo, la scuola di prospettiva non riesce a tenere il passo con le novità che si vanno affermando e si limita a registrarne timidamente gli aspetti più clamorosi.
Claudio Poppi
Testo tratto da "I Concorsi Curlandesi". Bologna, Accademia di Belle Arti 1785-1870, catalogo della mostra, a cura di Renzo Grandi, Bologna, Galleria d’Arte Moderna, marzo-maggio; Museo Civico, giugno-luglio, 1980.