Schede
Nella zona di Casaglia vivono diverse famiglie dedite alle attività agricole: nel 1938 la parrocchia conta 716 abitanti. I terreni sono lavorati e tenuti come giardini, i boschi offrono legname, castagne e funghi, le stalle sono piene di animali.
La chiesa è il punto di incontro principale, specialmente in occasione della messa domenicale e delle festività religiose. Tra il parroco don Ubaldo Marchioni e suoi fedeli si è stabilito un sincero legame di cooperazione e solidarietà.
Don Ubaldo si sente il parroco di tutti e perciò ha contatti anche con i partigiani, ai quali non manca tuttavia di esprimere anche critiche e motivi di dissenso.
Il 29 settembre 1944 gli abitanti delle case intorno a Casaglia, terrorizzati dagli spari e dal bagliore degli incendi, corrono in chiesa dove si stringono attorno al parroco nel disperato tentativo di avere salva la vita. Sono soprattutto donne e bambini, perché gli uomini fuggono nei boschi, convinti che il rastrellamento sia soprattutto rivolto contro la Stella Rossa ed eventualmente indirizzato alla cattura di uomini abili al lavoro.
A un tratto la porta della chiesa si spalanca e le SS intimano a tutti di uscire fuori. Elena Ruggeri fugge attraverso la sagrestia; sua madre Maria Assunta Rocca corre sul sagrato e la chiama, temendo di vederla stramazzare a terra. I tedeschi invece uccidono lei, lungo il declivio che scende sotto la chiesa, mentre Elena, insieme a un piccolo gruppo di persone, riesce a mettersi in salvo. Una ragazza paralizzata, Vittoria Nanni, viene uccisa all’interno della chiesa, sulla sua sedia, perché non è in grado di spostarsi. Nel campanile vengono scoperti e uccisi Giovanni Betti ed Enrica Marescalchi.
Le altre persone presenti in chiesa, quasi tutte donne e bambini, vengono fatte uscire e avviate verso il cimitero davanti al quale sostano circa mezz’ora sorvegliate da una SS. Con loro esce anche don Marchioni, che dopo pochi metri viene fatto tornare indietro e ucciso sull’altare. La chiesa è incendiata.
Dopo questa angosciosa attesa, appare un soldato che ordina alle persone di entrare nel cimitero. All’interno del cimitero i più piccoli vengono disposti davanti e i più grandi dietro e vengono poi investiti da raffiche di mitraglia e bombe a mano. Molti muoiono dopo un’atroce agonia; pochissimi si salvano sotto i cadaveri.
Il 2 ottobre 1944 le vittime vengono sepolte in una fossa comune dentro il cimitero da Luigi Massa, Antonio Ceri, Attilio e Giulio Ruggeri (che tra i morti hanno i più stretti familiari).