Schede
Con il generico nome di Melette viene indicata una serie di rilievi montuosi situati nella parte settentrionale dell'Altopiano di Asiago, che comprendono i monti Fior /1824 m s.l.m.), Spil (1808 m.), Miela (1782 m.), Castelgomberto (1771 m.), Meletta Davanti (1704 m.), Meletta di Gallio (1676 m.), Tondarecar (1673 m.).
La zona delle Melette fu al centro di due battaglie cosiddette di "arresto": la prima, conseguenza della “strafexpedition” austriaca, fu combattuta nel giugno 1916 e la seconda, dopo lo sfondamento di Caporetto, nel novembre-dicembre 1917.
Melette 1916
Tra il 28 ed il 30 maggio 1916 gli austriaci occuparono Asiago e Gallio, mentre le truppe italiane si ritirarono sui monti Fior e Castelgomberto. L’attacco austriaco proseguì ininterrotto sino alla conquista di monte Fior il 7 giugno e di Castelgomberto il giorno 8. I reparti italiani superstiti imbastirono una nuova linea di difesa sui monti Miela e Tondarecar dove riuscirono a bloccare la spinta nemica.
Conclusasi la “strafexpedition”, gli austriaci arretrarono su di una linea meglio difendibile e Asiago divenne terra di nessuno.
L'importanza della prima battaglia fu tale che lo stesso imperatore d'Austria Carlo I vi assistette personalmente.
Melette 1917
Causa la ritirata di Caporetto, le truppe italiane in Altopiano fissarono la linea di massima resistenza sui monti Tondarecar, Castelgomberto, Meletta Davanti, Longara; Asiago venne in parte rioccupata. L’offensiva nemica si fece irresistibile nei giorni 10 e 12 novembre: Asiago fu abbandonata, poi toccò al monte Longara; gli italiani si ritirarono sul Sisemol.
Riorganizzate le truppe, gli austriaci attaccarono nei giorni dal 14 al 17 novembre monte Fior e Castelgomberto, non riuscendo a progredire che di poche centinaia di metri.
Un secondo tentativo fu fatto dagli austriaci nei giorni 22 e 23 novembre, prima sul monte Miela poi su monte Fior e di nuovo Castelgomberto.
Le cime cambiarono di mano diverse volte, alla fine rimasero italiane. Dopo una settimana di relativa calma, il 3 e 4 dicembre gli austriaci fecero l’ultimo tentativo per sfondare sulle Melette, scendere a Gallio ed aprirsi la strada per Bassano e la vicina Val Sugana.
Di nuovo le cime furono investite da un uragano di fuoco; le truppe italiane resistettero oltre ogni previsione, impedendo un decisivo sfondamento avversario.
Fu la neve, che iniziò a cadere abbondante, a mettere fine ai combattimenti. Tuttavia, la prima linea italiana risultò talmente indebolita che fu giocoforza per il Comando Supremo ordinare il ripiegamento su nuove posizioni difensive dette dei “Tre Monti”: il Col d’Ecchele – Col del Rosso – monte Valbella.
Paolo Antolini