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Antonio Zannoni

1833 - 1910

Scheda

Antonio Zannoni nacque a Faenza il 29 dicembre 1833. Dopo aver frequentato la scuola di disegno tenuta da Pietro Tomba e Giovanni Conti, si laureò a Roma nel 1859 in filosofia e matematica e successivamente si recò a Bologna per seguire il corso del biennio superiore di ingegneria e architettura, laureandosi nel 1861. Conosciuto soprattutto per aver scoperto, nel 1869, il cimitero etrusco della Certosa, Zannoni si affermò come archeologo di livello internazionale in occasione del Congresso Internazionale di Archeologia e Antropologia Preistorica del 1871, tenutosi a Bologna e ricordato, tra le altre, da una lapide murata a fianco dell’ingresso della Chiesa di San Girolamo della Certosa. I congressisti poterono visitare direttamente il sepolcreto antico, e l’ammirazione fu tale che Rudolf Virchow, illustre medico e antropologo tedesco scrisse: “… niuna città ha fatto cosa più sorprendente di Bologna cogli scavi di Certosa, […] non si vide mai nulla di più bello dal punto di vista preistorico”. Le scoperte effettuate ebbero vastissima rinomanza mondiale e anche Giosue Carducci le ricorda nella sua poesia 'Fuori alla Certosa di Bologna'. Questo ed altri meriti procurarono allo Zannoni il premio della Reale Accademia dei Lincei, oltre a titoli onorari presso accademie italiane e straniere e a diverse lapidi e busti nei luoghi di Bologna a lui più legati (Museo Civico e Cimitero della Certosa).

Zannoni non fu solo archeologo, ma ingegnere, architetto, insegnante, funzionario pubblico ed infine uomo politico. Il suo allievo Antonio Masetti Zannini, nella Memoria a lui dedicata ricorda un complesso di 172 tra opere eseguite, studi e progetti. A testimonianza di tutte le attività che seppe portare avanti contemporaneamente ci rimane un documento molto significativo: l’interrogazione al Consiglio Comunale che il consigliere Panzacchi pose per alcuni fatti riguardanti l’Ufficio comunale di edilità, di cui lo Zannoni era a capo. All’interno dell’interrogazione, legata a spese giudicate troppo alte, una critica personale: “E diventò veramente un problema come egli potesse bastare a tutto...”. Panzacchi recriminava a Zannoni di incorrere in un conflitto di interessi per essere allo stesso tempo Ingegnere-capo del Comune e capo dell’Ufficio di edilità, e inoltre di svolgere la libera professione di architetto, seguire e dirigere scavi archeologici e curare la collezione del neonato Museo Civico Archeologico, dimenticando le attività legate all’insegnamento (nel 1876 Zannoni insegnava anche alla Scuola serale comunale delle Arti Costruttive!). L’anno successivo Zannoni lasciò la direzione dell’Ufficio di edilità per assumere la direzione dei lavori di ripristino dell'antico acquedotto romano di Bologna. Le indagini erano cominciate già nel 1862, anno in cui la giunta decise di tentare la riattivazione del percorso romano per portare l’acqua potabile del Setta in città. Notizie di tale acquedotto e di terme costruite lungo il suo corso provenivano da una lapide rinvenuta in via Saragozza e conservata nell’adiacente palazzo Albergati, mentre condutture in piombo erano già state rinvenute sul monte Mariano. Nel 1868 Zannoni presentò al sindaco il suo progetto di riattivazione, ma solo nel 1877 ottenne la delibera definitiva e l’affidamento della direzione dei lavori. Il processo di ripristino durò quattro anni e la cerimonia di inaugurazione si tenne il 5 giugno 1881. I giornali dell'epoca diedero grande spazio all'avvenimento: oltre agli articoli di cronaca, furono pubblicati un'ode all'acqua, un distico di Vincenzo Mignani e una poesia di Corrado Ricci dedicate proprio all'ingegnere-archeologo Zannoni. Ancora oggi circa un quinto dell’approvvigionamento idrico della città Bologna è fornito da questo acquedotto.

In qualità di ingegnere Zannoni progettò e scrisse sulle linee ferroviarie Faenza-Firenze e Faenza-Ravenna, e sulla direttissima Bologna-Firenze, per la quale si batté a lungo, senza poter vedere i frutti di tale battaglia. La linea venne infatti aperta al traffico solo nel 1934. Come architetto lavorò sia su nuove costruzioni che su strutture da rimaneggiare a livello monumentale, artistico o tecnico-igienico. Operò principalmente a Bologna (Certosa, Museo Civico, palazzi, ville, edifici pubblici) e Faenza (Chiesa del Paradiso, palazzi e ville), ma occorre ricordare altresì la costruzione dello stabilimento idroterapico di Riolo Terme. Oltre alla direzione dell’Ufficio tecnico del cimitero a lui si deve direttamente la radicale trasformazione della neoclassica Cappella dei Suffragi in Galleria degli Angeli, sia la costruzione dell'attiguo Chiostro VII. Progetta inoltre l'imponente cappella Pallavicini in cui venne collocata la grande scultura di Giovanni Duprè.

La carriera accademica di Zannoni iniziò nel 1883, con l’attribuzione della cattedra di Architettura Tecnica alla scuola d'applicazioni per ingegneri di Bologna. Nel 1891 ottenne invece la cattedra di Architettura tecnica come straordinario prima, come ordinario dal 1899. Un ritratto dello Zannoni insegnante è tramandato da Masetti Zannini. Il professore, ricordato come un uomo onesto, disinteressato, leale e schietto, era solito inserire nelle sue lezioni osservazioni e consigli di carattere sociale, esortando i futuri ingegneri alla scienza e all’onestà e condannando apertamente l’affarismo. Questi modi di fare così diretti vengono ricordati anche da Attilio Muggia quando, nel cenno necrologico del 1915, scrive: “carattere schietto, diritto, battagliero … concepì la vita come un combattimento continuo in prò delle idee che reputava buone e utili”. I giornali dell’epoca riportano lettere e articoli di carattere polemico, che lo Zannoni utilizzava per interessare e tener desta l’opinione pubblica bolognese sui principali problemi tecnici e archeologici della città.

La sua carriera politica iniziò nel 1890, quando assunse la carica di consigliere comunale di Bologna, che conservò fino al 1895; tra il 1895 e il 1901 fu consigliere provinciale di Ravenna in rappresentanza di Faenza, città che lo elesse consigliere comunale dal 1901 al 1907. Fu inoltre membro della Commissione conservatrice dei monumenti di Bologna.

Morì nel 1910 nella villa Beccadelli di Casalecchio di Reno. E' significativamente sepolto nella Galleria degli Angeli della Certosa, al cippo 20, all'interno dell'edificio che aveva progettato e alle spalle del chiostro ove eseguì gli scavi archeologici. Il testo dell'epigrafe recita: ANTONIO ZANNONI / PROF. ORD. DI ARCHITETTURA TECNICA / NELL'ATENEO BOLOGNESE / COMM. DELLA CORONA D'ITALIA / N. IL 29 DIC. 1833 - M. IL 17 AGOS. 1910 / ARCHEOLOGO INSIGNE DALLA NECROPOLI ETRUSCA / RESUSCITO' ALLA STORIA LA PRISCA GENTE DI FELSINA / INGEGNERE ARCHITETTO SOMMO CON ACUTA INDAGINE / RICOSTRUI' IL DIRUTO ACQUEDOTTO ROMANO / PROGETTO' PRIMO LA DIRETTISSIMA BOL. FIR. ROMA / DAL SUO NOME S'ILLUSTRA QUESTA GALLERIA / FU AUTOREVOLE E SAGGIO NEI PUBBLICI UFFICI / UOMO DI PROFONDA BONTA' DI CARATTERE DIRITTO E FORTE / CITTADINO MARITO PADRE NON COMPARABILE

Elisa Musi

Testo tratto da: R. Martorelli (a cura di), La Certosa di Bologna - Un libro aperto sulla storia, catalogo della mostra, Tipografia Moderna, Bologna, 2009. Bibliografia: A. Muggia, Cenno necrologico del Prof. Ing. Antonio Zannoni, Società tipografica già Compositori, Bologna 1915; A. Masetti Zannnini, In memoria di Antonio Zannoni, in “Il Comune di Bologna”, XII, 6, (1926).