Tre paesaggi

Tre paesaggi

1820 | 1830

Scheda

Le tre tempere furono realizzate da Rodolfo Fantuzzi fra la seconda e la terza decade del diciannovesimo secolo. Durante il suo viaggio nell’Italia centrale l’artista trasse numerosi disegni nei quali fuse una visione arcadica della natura con un contesto di verità reso tale dalla riconoscibilità del luogo. Il risultato di questa operazione gli permise di realizzare opere nelle quali i sentimenti di serenità, che la pittura di decorazione intende trasferire, apparivano ancor più veri e reali di quanto non fosse possibile ottenere con la semplice pittura d’invenzione, tutta rivolta a creare atmosfere inevitabilmente finte ed artefatte. Questa mitigazione di un limite intrinseco della pittura di decorazione rivela uno sforzo consapevole – verosimilmente quello massimo possibile dato il contesto culturale nel quale il Fantuzzi tornò a calarsi avendo egli deciso di rientrare in Patria – in direzione di una scelta artistica nella quale il taglio col passato è comunque un aspetto evidente, seppure limitato nella sua estensione dall’esigenza di utilizzare un linguaggio comprensibile ad una committenza ancora incapace di adeguare il proprio gusto a ciò che altrove era ormai divenuto una prassi consolidata.

Formatosi nella bottega di Vincenzo Martinelli, Rodolfo Fantuzzi divenne ben presto l’allievo prediletto del principale paesaggista bolognese del secondo Settecento. Non ancora trentenne, ma con tanti anni di esperienza nella bottega del suo maestro, nel 1808 si recò a Roma per almeno sei mesi (Ridolfi, Paragone, marzo 2009) ricavando dal suo viaggio spunti ed esperienze che ne segnarono per sempre l’attività. Poco dopo il rientro nella sua città natale, Rodolfo Fantuzzi fra il 1810 e l’inizio del 1811 portò a termine (E. Riccòmini, 1995) il suo più grande capolavoro: la famosa “boschereccia” di Palazzo Ercolani, una stanza paese dal fascino originale ed irripetibile caratterizzata da una forza innovativa che, traendo spunto dalla consolidata tradizione bolognese nel campo della decorazione d’interni, egli calò in un contesto che è nel suo insieme naturale e immaginifico, figlio di una armonica fusione fra le reciproche esigenze delle arti della pittura e dell’architettura. Il progetto della sala, da lui completamente affrescata, fu adattato alle richieste del pittore assumendo base ovale e totale assenza di angoli o spigoli, perfino nella volta, anch’essa affrescata in colori che infatuano il visitatore quando, nell’atto di entrarvi, egli avverte la sensazione di trovarsi, d’improvviso, in un giardino fatato, ove i muri emanano una sorta di “vita fredda” eppure profonda e pulsante e capace di parlare all’anima di chi vi soggiorna trasmettendo una sensazione di pace dominante, che paralizza perfino l’atto del respiro. In seguito a questa realizzazione Rodolfo Fantuzzi dipinse altre stanze paese proseguendo inoltre nella già avviata attività di produzione di cicli di dipinti a tempera pure destinati all’arredo di palazzi cittadini e ville di campagna. Fu naturalmente anche pittore da cavalletto producendo inoltre deliziosi disegni e acquerelli che oggi sono in parte dispersi ed in parte raccolti in album conservati in collezioni pubbliche e private.

Paesaggio con con cascata, paesaggio collinare, paesaggio con il lago di Albano e Castel Gandolfo. Tempere su prima tela nella loro cornice originale, cm. 121 x 121 ognuna. Bologna, collezioni private.

In collaborazione con Galleria De' Fusari Bologna

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Bolognesi a Roma | Paesaggi dal vero nella pittura dell'Ottocento
Bolognesi a Roma | Paesaggi dal vero nella pittura dell'Ottocento

Ilaria Chia, "Bolognesi a Roma: Paesaggi dal vero nella pittura dell'Ottocento".