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Stele Spech Salvi

1866 ca.

Schede

La stele dedicata alle famiglie Spech - Salvi è collocata nella Sala delle Catacombe n. 332 della Certosa di Bologna, ed è costituita da un semplice zoccolo con epigrafe su due colonne su cui poggia un altorilievo, ornato sulla sommità da una semplice cimasa. Acquistata nel 1865 in occasione della morte di Eliodoro Spech, raccoglie anche i familiari che precedentemente erano stati sepolti nel pozzetto n. 227 del Chiostro Terzo.

La parte scultorea rappresenta l'anima incoronata di rose che sale al cielo accompagnata da un angelo, mentre un altro angelo siede sulla destra contemplando alcuni simboli della vita terrena abbandonati tra l‘erba: una lira, un foglio di carta, un‘arma. Al centro una croce, su cui è a sua volta deposta una corona di fiori. Così lo scultore, incisore e patriota bolognese Giuseppe Pacchioni (1819 - 1887) ha rappresentato il destino della famiglia Spech - Salvi. Personaggi eruditi, dediti allo studio delle lettere, della musica e del canto e allo stesso tempo figure di grande rilievo storico, per il loro promulgare e difendere quegli ideali patriottici e repubblicani che lo stesso autore della tomba professò e condivise, affiancando alla sua attività artistica un’intensa vita politica di convinto sostegno al pensiero mazziniano. La scultura, eseguita verso il 1866, rappresenta in pieno pregi e limiti dell'artista che si rivela sempre un raffinato esecutore, ma diversamente debole nella composizione di opere con più figure. La rappresentazione dell'anima appare troppo rigida per essere una figura che si solleva in cielo, diversamente l'angelo seduto e tutto l'apparato simbolico sono eseguite con tecnica impeccabile. 

Nella tomba riposano i fratelli Eliodoro e Adelina Spech, e il marito di lei, Lorenzo Salvi. Al loro fianco vi sono inoltre i genitori e il fratello di Lorenzo Salvi; la zia materna di Adele ed Eliodoro Spech, Costanza Pietralia (m. 1877), anch’essa apprezzata cantante, che sostenne e condivise le inclinazioni canore dei due nipoti; e i genitori di essa, ovvero i nonni dei due fratelli Spech, Gaspare Pietralia (m. 1831) e Rosa Girelli (m. 1837). Peculiare la dedica al “fedelissimo servo” Eugenio Belvederi (m. 1863), probabilmente un servitore di casa Salvi di origine africana, che per la propria fedeltà e dedizione ebbe l’onore di venire sepolto insieme ai suoi signori nella tomba di famiglia.