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Speranze e timori dei bolognesi nel 1859

1859

Schede

La coraggiosa e risoluta deposizione del Governo Pontificio compiuta il 12 giugno 1859 da un gruppo di animosi patrioti e accolta con entusiasmo da gran parte della cittadinanza bolognese, lungi dal provocare a Torino il compiacimento che avrebbe dovuto logicamente suscitare quale insperata e rapidissima estensione del moto unitario all'Italia centrale, vi ebbe accoglienze assai fredde. Vide subito il Governo Piemontese che gli avvenimenti di Bologna aggiungevano inaspettatamente nuovi poderosi problemi politici e militari, ai molti ch'esso era ancor lungi dall'avere risolti. Infatti la ribellione dei bolognesi al Papa minacciava di compromettere i precari risultati della campagna franco-piemontese ancora in corso, insidiando l'alleanza con Napoleone III col rafforzare i partiti politici conservatore e clericale di Francia, che già all'intervento in Italia erano tanto avversi. Gravissimo poi e ragionevole era nel Gabinetto di Torino il timore che gli avvenimenti di Bologna potessero provocare un intervento straniero in favore del Papa, simile a quello del quale, solo dieci anni prima, aveva dato esempio, proprio Napoleone III. Perciò il prestare aperto ed efficace aiuto ai bolognesi avrebbe complicato ancor più la già tanto difficile situazione politica internazionale del Piemonte. Lo stato d'animo provocato da queste circostanze nel Governo di Torino non era un segreto politico. Era notorio ch'esso accoglieva con evidente imbarazzo gl'intempestivi voti di annessione degli antichi Stati Italiani, onde, a tale proposito, si poteva ripetere il classico Timeo Danaos et dona ferentes, oppure il popolare: «Troppa grazia!».

Ancora il 31 agosto, tanto tempo dopo la rivoluzione di Bologna, la ben nota Margherita Provana di Collegno poté scrivere da Torino al fratello Marchese Antonio Trotti a Milano: «Qui tutti i ceti della popolazione sono nell'esultanza per il voto dei toscani di essere uniti al Piemonte, vogliono ricevere la Deputazione Toscana con ogni sorta di dimostrazione di gioia. Questo sentimento quasi unanime ne impone al Governo che forse avrà la mano forzata». La mala voglia del Governo Piemontese, nonché la lentezza e la estrema parsimonia con la quale, finalmente, si risolse di mandare a Bologna un qualche aiuto militare rendeva ogni giorno più pericolosa e precaria la situazione della nostra Giunta provvisoria di Governo, aggravata poi dal ritorno offensivo delle truppe pontificie a Perugia e dalla incertezza circa alle loro ulteriori mosse. Poco o nulla potevano sperare i bolognesi dagli Stati limitrofi di Modena e Toscana, punto proclivi a correre il rischio di essere coinvolti in un conflitto con la Santa Sede, prestando appoggio ai sudditi ribelli al Papa. Perciò i bolognesi nella caldissima estate del 1859 dovettero sentirsi molto isolati, costretti ad accontentarsi di tributare festose accoglienze a effimeri Commissari che, appena giunti, scomparivano, proprio quando la loro presenza sarebbe stata più necessaria; ad esempio, dopo Villafranca. Se, quale è accennata sin qui, era nell'estate del 1859 la situazione politica internazionale della Giunta di Bologna, quella interna alla quale essa doveva quotidianamente fare fronte, non era meno difficile e pericolosa. Il racconto, per così dire ufficiale, di certi avvenimenti storici destinato a formare l'opinione pubblica fin dalla scuola, troppe volte semplifica arbitrariamente i fatti trascurando, sorvolando e tacendo tanti loro particolari che meriterebbero, invece, per l'importanza che hanno, almeno un accenno. Negli anni del Risorgimento nazionale l'unanimità dei consensi del pubblico per l'azione dei liberali, degli unitari, degli attivisti, era ben lungi dal verificarsi, fuorché in Lombardia e nel Veneto soggetti allo straniero. La totale rivoluzione costituzionale ed economica che comportava la sparizione degli antichi Governi nel resto d' Italia, il conseguente pregiudizio di tanti privati interessi, l'abbandono di secolari tradizioni locali, non poteva a meno che alimentare una resistenza contro la quale i patrioti ebbero quotidianamente a lottare, non altrimenti che i militari in campo. Peggio poi colà ove l'accettare il nuovo ordine di cose suscitava rispettabili scrupoli di coscienza e poneva gravi problemi spirituali. Nella nostra città l'insofferenza del nuovo Governo, or palese, ora larvata, non ebbe mai attenuazione alcuna per lunghi anni, da parte di ceti socialmente importanti ed uomini egregi che partecipavano alla vita pubblica solo per metà, cioè con restrizione mentale, sforzandosi di servire due padroni. Nel settembre del 1870 parecchi ben noti bolognesi partirono per Roma, con l'intendimento di combattere con le armi alla mano i Bersaglieri di Porta Pia. Durante il lungo pontificato di Leone XIII l'opposizione clericale si mantenne più che mai intransigente ed arcigna, facilitando tanto nella nostra Provincia il sorgere e il rapido diffondersi del socialismo rivoluzionario. Se così stavano le cose fino alla bene auspicata Conciliazione, possiamo raffigurarci quale sia stato nel 1859 il contegno della opposizione clericale all'indomani dell'improvvisa deposizione del Governo Pontificio, quando si accorse della debolezza della Giunta di Bologna, abbandonata a se stessa dai liberali d'oltre confine. Fortunatamente l'aristocrazia liberale bolognese, messasi a capo della rivoluzione e la gran massa del popolo che l'assecondò, seppero vittoriosamente superare ogni resistenza. Rispecchiano con molta esattezza e vivacità la situazione politica di Bologna nell'estate del 1859 e l'alternarsi delle speranze e dei timori dei bolognesi, le lettere che seguono che ho scelto nel copioso carteggio inedito della Marchesa Brigida Tanari con Gabriello Rossi, in un primo tempo Incaricato di Affari della Giunta provvisoria di Governo, poscia del Governo delle Romagne presso il Governo Toscano e residente a Firenze per tale suo così importante ufficio. Ben conosceva la situazione politica di Bologna la Tanari, donna passionale, patriota ardente, essendo madre di Luigi e suocera di Giovanni Malvezzi, ambedue cospicui membri della Giunta e amica di tutti gli altri suoi componenti. A questi saggi ne ho aggiunti altri tolti dal carteggio di Giovanni Malvezzi con la moglie, che stava trascorrendo a Viareggio la convalescenza di una malattia.

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Brigida Tanari a Gabriello Rossi a Firenze
Bologna, 24 giugno 1859
Si sono verificati i timori di Gigi e Perugia è stata rovinata: è doloroso, ma infine mi sembra da un lato un bene. Il male gravissimo è che Azeglio si è sfumato, ma cos'è questo? Della Deputazione non se ne parla più e la situazione del paese diventa assai grave. Gigi ha fatto un appello ai cittadini e quest'appello ha fatto bene allo spirito. Domani si faranno dei benefizi al popolo, cosa che si doveva fare prima, come il calo del sale e la restituzione dei piccoli pegni gratis. Mi pare che si sia messo a fare meglio, ma bisogna trascinar tutti, che non vorreber si facesse nulla. Ancona si è condotta infamemente, poteva impadronirsi della fortezza con 500 fucili e ne hanno lasciata in abbandono la chiave al custode che l'ha aperta pei Pontifici. Il popolaccio è piuttosto in fermento, ma oggi ancora si è potuto dominare, e domani ancora si dominerà, ma alla lunga, se i preti soffiano, che cosa si farà? Se potete fare avere dei fucili in quantità, fareste un gran servigio io credo; che difficoltà debbono avere a mandarne almen nascostamente? Adoperatevi presto per questo e non mancate di scrivermi, abbiam bisogno di sapere, sapere. I Papalini non avanzano verso di noi, anzi, per Sinigallia vanno in Ancona. Fate ben mettere in quell'imbecille foglio Toscano i fatti di Perugia. Il Papa con questo orrendo fatto può perdere nel opinione, mi pare. S'ingegni e s'adoperi e si faccia onore, il tempo è opportuno. Le trascrivo il proclama che oggi ha messo fuori Gigi:

Cittadini
Perugia dopo disperata difesa, cadde nelle mani di mercenari barbari, che intitolandosi Pontifici, la saccheggiarono con inaudito strazio. Allo spiegarsi del Nazionale vessillo, ieri fuggivano, oggi minacciano libere città insorte al santo grido d'Italia. Sopporteremo indifferenti, inerti, la strage de fratelli? Lasceremo indifese le città che a noi si unirono? Sarebbe onta, infedeltà. La gioventù animosa non per anche arruolata, nelle truppe ordinate, o cittadini, segua l'impulso del suo patriottismo accorrendo ovunque saranno aperti registri, ad iscriversi avranno comando, armi, munizioni, saranno pronti in pochi giorni a partire. La guerra d'indipendenza è il nostro scopo supremo, ma primo dovere è difendere i lari; preservati questi volerete sicuri ai campi lombardi.
La Giunta centrale provvisoria
LUIGI TANARI, GIOVANNI MALVEZZI, ANTONIO MONTANARI

Dov'è d'Azeglio, dove s'intana, che fa? La Deputazione sarà caduta in una voragine Adesso Torino manda il Ministro di Polizia e Marchino il Direttore della Posta.

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Brigida Tanari a Gabriella Rossi a Firenze
Bologna, 28 giugno 1859
Mio caro Rossi, Le notizie qui sono tutt' altro che rassicuranti; i preti lavorano a più non posso. Ieri, in pieno mezzogiorno, successe un'agressione al Banco Trouvé, se non sbaglio, infine quello che sta in una delle tre case Fava. Il popolo diceva: «E stato fatto fare!» e difatti, in pari tempo, gli agenti di Polizia si ricusarono di venire. Qui certo vi sono 15000 Tedeschi di animo e i preti e i frati che li aizzano ad ogni male.

Gabriello Rossi a Brigida Tanari a Bologna
Gentilissima Signora
Ricevetti ieri un dispaccio, che già attendevo, da Gioacchino Pepoli, che mi ordinava di dare gli ordini al Generale Mezzacapo di partire subito per Bologna, e come difatti partirà colla sua Divisione, di bravi e belli soldati, forte di circa 7000 uomini. Essa sarà fra tre giorni a Bologna, poi verrà pure una gran quantità di altri volontari che raggiungeranno il Roselli, onde cacciare gli Svizzeri, e liberare il nostro Stato, che spero non sarà poi l'ultimo nel dare al Piemonte molti soldati per la guerra, ed appoggio valido di baionette alle ragioni della Diplomazia Italiana, quando si tratterà del modo di costituire la nostra Nazione. Che gli Svizzeri non passino la Cattolica, è voce comune qui fra le persone di alta posizione, come Gualterio ed il Buoncompagni, ma ufficialmente non si sa, direi però che certa gueriglia di Valsaniga (se non isbaglio nel nome) che si trova verso il Riminese, e composta di bravi giovani, ha fatto molto effetto su gli Svizzeri stessi; primo segno del modo con cui spero sarebbero ricevuti dapertutte le Legazioni.

Brigida Tanaria Gabrielle Roi a Firenze
Caro Rossi. Ieri Gigi era un poco di meno cattivo umore e si era messo a riordinare il suo Ministero. Il Commissario non viene per cui ella avrà tempo di ritornare se sarà necessario. Dico non viene, perché sebbene abbia mandato bauli e segretario, non se ne sente più parlare. Ma dopo che è arrivata la Deputazione e che si sanno venire dei soldati, il paese si è calmato. Il magnifico è la scomunica lanciata dal Papa contro la città ribelle. La sua Bologna che lo accarezzò quando l'onorò d'una visita e che segue un pugno di ribelli. Ieri la Giunta mandò a dire all'Eminentissimo che badasse bene di non spargere quest'atto di stizza sovrana, perché si sarebbero arrestati i pubblicatori. Con della forza si prenderanno delle misure severe, se occorre. L'arrivo di Mezzacapo fa un gran bene. Così i proprietari non oseranno ricusare le tasse, come pareva fossero disposti, e i preti staranno più zitti. Le scriverò poi per lei quando saprò qualche cosa. Di Minghetti nessuno ne parla bene.
I suoi stanno bene ed io la saluto.

Giovanni Malvezzi alla moglie a Viareggio
Bologna, 6 luglio 1859
lo sto bene, ma il caldo eccessivo che abbiamo mi da molto fastidio dovendo stare continuamente a tavolino. Ma, se Dio vuole, la faccenda finirà presto. Questa mattina stessa arriva un battaglione Piemontese, e si crede che Azeglio non tarderà molto. Sembra che vi sia stato nel Piemonte un nuovo cambiamento di politica a nostro favore. Sarebbe veramente opportuno per metterci in una posizione più netta. Il morale di questo paese si va rialzando, e la venuta di questa truppa Piemontese giova assai. Le ragazze stanno ottimamente. Questa mattina anderanno a vedere l'arrivo dei Piemontesi a casa Tanari, poiché giungono sul mezzogiorno colla strada ferrata.

Giovanni Malvezzi alla moglie a Viareggio
Bologna, 8 luglio 1859
Nulla di particolare ti ho a dire. La situazione però, in complesso, sembra assai migliorata. I battaglioni Piemontesi sono giunti e si aspetta in breve l'arrivo del d'Azeglio. Ora la forza non manca e possiamo essere tutti più tranquilli.

Gabriello Rossi a Brigida Tanari a Bologna
Di Firenze 8 luglio 1859
Gentilissima Signora
Saprà già dell'arrivo dell'Azeglio, e come finora niuno gli abbia potuto parlare. Il Montanari non l'ho veduto. Avrà sentito dell'armistizio, siccome io feci sapere alla Giunta con dispaccio telegrafico del Matteucci, il quale mi dice di riverirli tutti. Non si spaventi ne dell'armistizio ne di alcun altra nuova; fuori anderà il barbaro e questo è certo, il resto verrà con un pò di tempo, od anche presto, certo il tutto anderà bene, ad onta della nostra pochezza e del nostro egoismo; ci è chi farà, e Dio lo vuole, e felici coloro che apriranno la via muova coi sagrifizi e coll'abnegazione.

Giovanni Malvezzi alla moglie a Viareggio
Bologna, 10 luglio 1859
Ieri ti mandai la notizia per telegrafo della sospensione d'arme avvenuta fra le truppe combattenti. Questa notizia è stata confermata ufficialmente e l'armistizio durerà fino al 15 agosto. Che vuol dire ciò? Fino ad ora non lo sappiamo. Se l'Imperatore l'ha fatto avrà avuto le sue buone ragioni, ma certo è ben doloroso il sapere arrestato il corso, per si lungo tempo, alle nostre armate vittoriose. Dobbiamo avere intera fiducia nelle famose parole dette dall'Imperatore che l'Italia sarà libera dall'Alpi all'Adriatico, ma non per ciò questa notizia ha fatto a tutti una sinistra impressione. Sono certo che a te pure non piacerà. Forse la guerra sarà finita, o al 15 agosto vi sarà guerra generale. Nel primo caso quando l'Austria si ritirasse interamente dall'Italia di sua buona volontà, tanto meglio sarebbe per noi. Nel secondo poi la cosa si complicherebbe assai e Dio sa quando avrebbe una conclusione. Che l'Imperatore resti a mezzo, assolutamente non lo dobbiamo credere. Qui si aspetta sempre questo Azeglio. Del resto tutto corre a sufficienza. lo fatico al solito molto, ma non sono malcontento.

Gabriello Rossi a Brigida Tanari a Bologna
Di Firenze li 11 luglio 1859
Gentilissima Signora, Il d'Azeglio partì jeri sera alle otto e un quarto e questa sera diceva d'essere a Bologna, ma credo lo sia stato questa mattina presto. Ella saprà come lealmente egli dica che gli han data una parte comica da recitare in questo dramma politico, ma che egli lealmente dirà sempre il vero, mi pare che pure in politica egli abbia molto avanzato, certo nelle cose religiose. Secondo il suo discorso al Senato, tutto lo Stato Romano dev'essere libero ed egli farà tutto perché lo sia. Questo paralizzante armistizio c'impedisce per ora di potere agire verso i nostri compagni dell'antica sventura, ma ci serve a poterci organizzare bene e prepararci all'azione ed alla vittoria fra poco più di un mese. Io credo che perciò bisogna fare soldati il più che si può, e bisognerebbe che, oltre la Divisione Mezzacapo, dovessimo mettere insieme altri diecimila uomini e così, con circa ventimila uomini, impone sempre al Papa, allorché sarà fuori lo straniero e l'Europa non permetterà mai che altri intervenga da noi.

Giovanni Malvezzi alla moglie a Viareggio
Bologna, 12 luglio 18559
...Dovrei ora narrarti tutta la festa di ieri. Amo meglio però lasciare farti questa narrazione dalle ragazze procurando così a loro un piacere e non dilungando per questa parte di troppo la mia lettera. Ti dirò soltanto che la dimostrazione fatta al Generale d'Azeglio dalla nostra popolazione fu tutto quello che si può dire di grande, di solenne, di spontaneo. Egli ne fu sommamente commosso e dovette riconoscere che mediante essa veniva stabilita una barriera insormontabile fra il nostro paese e il Governo dei preti. L'illuminazione fu magnifica, e il colpo d'occhio che presentava la piazza riuscì meraviglioso. Ben a ragione potevo io trovarmi ieri sera soddisfatto. Ma la tua mancanza, mia cara, mi rendeva così triste che in mezzo alla comune gioia avrei pianto. Ti mandai durante la festa un telegrafo per annunziarti ciò che qui si passava e per mostrarti che io pensavo a te. Domani io spero di avere compito la mia missione. La Giunta di Governo rassegna i suoi poteri al Commissario Regio. La situazione del paese è ora consolidata abbastanza. La forma di Governo che si istituirà non la conosco ancora, perché incerta.

Brigida Tanari a Gabriello Rossi a Firenze
Bologna, 12 luglio 1859
Ho avuto un immenso dispiacere ch'Ella non sia stato qui pel ricevimento d'Azeglio. È stata una cosa sì bella, una protesta sì sublime, così nobile contro il passato Governo che d'Azeglio se n'è oltremodo meravigliato. Ma che sera! che sublime gioia! che incontro! che illuminazione! La piazza era una meraviglia. Direzione Cocchi e Salina. Che popolo! che incontro! Ah mio Dio! Il Cardinale si chiuse e non illuminò. Il popolo tranquillamente pose ad ogni sprocco del cancello una candela, senza un fischio, senza un rumore. Sono durati gl'evviva fino alle 3 dopo mezza notte. Azeglio andò a dormire a San Michele in Bosco e là lo seguitò numeroso popolo che lo volle fuori a più riprese. Il proclama non l'ho visto, ma me lo si fa credere bellissimo. Certo è un uomo.

Adele Bingham a Gabriello Rossi a Firenze
Bologna, 12 luglio 1859
Carissimo Professore. Se la sua lettera m'ha consolata annunziandomi l'arrivo a Firenze di Massimo d'Azeglio, io le farò un uguale piacere dicendole che ieri questo sommo nostro italiano giunse fra noi alle ore sette del dopo pranzo e che ricevette una ovazione completa, magnifica, spontanea da far battere il cuore di gioia ed orgoglio, mentre e un nobile orgoglio quello destato dalla bella condotta dei propri concittadini. Ieri sera l'illuminazione fu splendida; un piccolo contrattempo avvenuto al nostro legno nel rientrare in città ci obbligò a lasciare la fila delle carrozze e non potendo entrare in Palazzo colle altre per godere l'illuminazione, essendo state gentilmente invitate, nemmeno per ciò ci demmo per vinte, né volendo perdere l'incantevole colpo d'occhio della piazza perfettamente accomodata, ci mischiammo al popolo (a quel buon popolo contro cui tanto si grida e ch'io e lei abbiamo l'audacia d'adorare) e ci godemmo la più bella, allegra e ordinata festa nazionale; allegria senza schiamazzo, applausi veri e non urli, libertà e non disordine, sono i piaceri e le delizie del giorno 11 luglio 1859 ch'io non dimenticherò giammai. I Signori della Giunta ne ponno andare superbi, che ne han ben donde.

Brigida Tanari a Gabriello Rossi a Firenze
Bologna, 14 luglio 1859
Oggi, mio caro Rossi, è un giorno che l'animo è prostrato al suo massimo. La pace è conclusa e qual pace, mio Dio! Azeglio ha mandato Pepoli a Parigi e Gigi a Torino. Pepoli è già partito e Gigi parte stasera. Non l'ho veduto e suppongo che anderà per la via più breve e in poche ore si troverà a Torino; Casarini parte per le Romagne Pare che i Papali dietro queste notizie riprenderanno il passato orgoglio, per cui bisognerà battersi e battersi fortemente. Dio ci conceda la vittoria!

Dopo cent'anni è doveroso rivolgere un pensiero di gratitudine e un plauso a quei bolognesi che, con tanto coraggio, abnegazione ed esemplare modestia, oggi inconsueta, ponendo termine allo stagnante passato, hanno aperto alla nostra città e al suo generoso popolo le vie del loro meraviglioso progresso.

Aldobrandino Malvezzi

Testo tratto da "Speranze e timori dei bolognesi nel 1859", in "Strenna storica bolognese", 1958. In collaborazione con il Comitato per Bologna Storica e Artistica.