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Ritratto del rettore monsignor Antonio Majni

1841

Schede

Nel “Campione degli Alunni nel Collegio Venturoli dal 1826 al 1856”, nella pagina relativa al giovane Gaetano Belvederi, si legge nella valutazione di fine alunnato che “per saggio ha lasciato nel Collegio il Ritratto dipinto ad Olio del Rettore del medesimo Sig.r Can.co Decano D. Antonio Majni”.

Questo ritratto, eseguito da Belvederi appena ventenne nel 1841, è il suo saggio di fine alunnato, ovvero quell’opera che ogni allievo, al momento di lasciare il Collegio, aveva l’obbligo di consegnare, e poteva trattarsi di un’opera eseguita anni prima o, come in questo caso, realizzata per l’occasione. Come per le opere presentate a concorsi e premi - che costituivano per questi giovani un costante stimolo a perfezionarsi nella loro arte -, anche per il saggio artistico finale era prevista una somma di denaro per premio, la cui entità veniva stabilita in base alla qualità dell’opera. E non era insolito che gli allievi ritraessero il rettore o gli amministratori del Collegio, come testimoniato dai ritratti eseguiti da Luigi Busi e Alfredo Garagnani.

Il dipinto realizzato da Belvederi ritrae dunque don Antonio Majni che, già canonico decano della Collegiata di San Petronio, venne nominato rettore, nel 1824, preferito a don Petronio Pirotti, anche lui aspirante al medesimo incarico. E Antonio Majni fu il primo rettore del Collegio Venturoli.

La figura del rettore ha avuto per decenni un ruolo centrale: si trattava di un sacerdote, con residenza interna all’istituto, col compito di dirigere il Collegio in ogni suo aspetto, anche economico, di gestire la didattica e supervisionare l’andamento degli studi in Collegio, far rispettare gli orari delle attività giornaliere, e riferire costantemente agli amministratori, con relazioni scritte, sui progressi scolastici, sulla condotta morale e religiosa, nonché sulla salute degli alunni. Accanto a questi compiti si affiancavano attività come l’accompagnare i giovani collegiali in visite culturali a Bologna o fuori città, come raccontavano loro stessi nei diari - iniziati ad essere redatti solo a partire dal 1858 - che il rettore faceva tenere a ciascuno, alternandosi di mese in mese.

Nel dipinto Majni è ritratto in piedi, il corpo è colto frontalmente ma lo sguardo è rivolto alla sua destra. Rappresentato contro un fondo grigio e omogeneo, colpisce la resa del volto e delle sue vesti, di cui risaltano il colore rosso e i ricami bianchi; nella mano destra tiene un foglio bianco su cui e possibile leggere “All’Ill. mo e Reverend. Sig. / il Sig.r Decano Canonico / Don Antonio Majni Rett / del Collegio Venturoli”. L’impressione che questo ritratto trasmette è di un uomo autorevole ma rassicurante allo stesso tempo, che doveva essere una guida all’interno del Collegio, un ambiente di studio che lo stesso architetto Angelo Venturoli nel suo testamento voleva che fosse come una famiglia. Majni aveva sicuramente a cuore il suo ruolo, come già scriveva nell’istanza inviata agli amministratori per proporsi per l’incarico di rettore; e non esitò quando necessario a esprimere le sue opinioni, anche contrarie, al piano delle mansioni che gli amministratori proposero nel 1825 per il funzionamento e direzione dell’istituto.

Dopo quasi venti anni di servizio al Collegio Venturoli, nel 1843 circa, venne pubblicato un manifesto in suo onore: “A laude ad onore / di Antonio Majni / per interezza di vita soavità di modi / vero sacerdote / che / V. anni nella parrocchiale de Carbonesi / XVI. nell’Arcipretale di Funo / i popolani colle parole coll’esempio / mirabilmente giovò sostenne / e nella perinsigne Basilica Collegiata / sacra al patrono celeste Petronio / Canonico Decano / ora salutato primicerio / nella romana lateranese Vicario / del Collegio Venturoli amoroso vigile reggitore / di Terra Santa Sindaco Apostolico / nel comunale consiglio deputato del clero / di Gregorio XVI. P.M. cameriere onorario / tutti ammirò compiacque / quando nel XXVI. agosto MDCCCXLIII. / della novella dignità al degnissimo largita / fra l’unanime esultanza de saggi de buoni / solenne possesso prendeva / I DD. A. S. P. E F. S. P. / Questo pubblico segno di ammirazione /consacravano”.

Antonio Majni mori il 7 gennaio 1844, e come suo successore venne nominato don Giulio Evangelisti.

Valentina Andreucci

Testo tratto dal catalogo della mostra "Angelo Venturoli - Una eredità lunga 190 anni", Medicina, 19 aprile - 14 giugno 2015.