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Partito d’Azione (PdA)

1942 - 1947

Schede

Il Partito d’Azione nacque alla fine del 1942 dall’unione di alcuni gruppi antifascisti, tra i quali il Movimento Giustizia e libertà e il Movimento liberalsocialista.
Dopo avere scartato il nome di Partito del lavoro e quello di Partito d’azione socialista, i promotori scelsero di ripetere quello di una gloriosa formazione risorgimentale. La proposta fu avanzata da Mario Vinciguerra e non da Ugo La Malfa, come si ritiene.
Il programma, detto dei “Sette punti”, prevedeva: la repubblica; l’espansione delle autonomie locali; la nazionalizzazione dei grossi complessi industriali e monopolistici; la riforma agraria; la libertà sindacale; la massima libertà politica e religiosa; la federazione europea.
I dirigenti del PdA che si trovavano fuoriusciti in Francia giudicarono il programma adatto a un partito di soli ceti medi e non a una formazione che avrebbe dovuto essere interclassista, ma di spirito socialista.
Sin dall’inizio il PdA ebbe due anime: una socialisteggiante e l’altra liberaleggiante. Emilio Lussu era il principale esponente della prima e La Malfa dell’altra.
Il 5 e 6.9.1943 a Firenze si tenne la riunione nazionale dei dirigenti del PdA, una cinquantina in tutto. Il disaccordo sulla linea politica fu totale. Tutti, invece, concordarono sulla necessità di opporsi al governo badogliano e di preparare la lotta armata, considerata imminente.
Al termine dei lavori, l’esecutivo ebbe l’incarico di approntare un nuovo programma. Con l’inizio della guerra di liberazione il PdA restò diviso in due tronconi. A Roma vi era la direzione nazionale e a Milano un gruppo molto qualificato, costretto a operare in modo autonomo. Dovendo destinare ogni energia alla lotta di liberazione, il partito accantonò il dibattito ideologico.
Dal 4 al 7.8.1944 a Cosenza - già liberata - si tenne il primo congresso nazionale, con la partecipazione di circa 200 delegati provenienti dalle regioni del sud e del centro, meno la Toscana. La linea socialista ebbe circa 37 mila voti contro i 17 mila dell’altra.
Per rispettare i compagni del nord, ancora impegnati nella guerra di liberazione, non fu approvato un nuovo programma. Il primo vero congresso nazionale si tenne a Roma dal 4 all’8.2.1946. Principali protagonisti furono Ferruccio Parri - che, sino al 12.12.1945, era stato presidente del consiglio dei ministri - e Riccardo Lombardi. Essendo stato approvato il documento proposto dall’ala socialista, il gruppo Parri-La Malfa uscì dal partito e diede vita al Movimento democratico repubblicano.
Alle elezioni del 2.6.1946 il PdA raccolse 334.748 voti pari all’1,6% ed ebbe 9 deputati. Al Movimento di Parri ne andarono 2. Dall’1 al 4.4.1947, sempre a Roma, si riunì il terzo congresso. A larga maggioranza fu deciso di avviare una trattativa con il PSDI -nato due mesi prima da una scissione del PSIUP - per sondare la possibilità di stringere un patto d’intesa, se non di arrivare all’ unificazione. Gli incontri ebbero esito negativo.
I dirigenti del PdA - segretario nazionale era Lombardi - giudicarono scarsamente classista la linea del PSDI. Nel giugno furono avviate analoghe trattative con il PSI. Il Consiglio nazionale del PdA, nella riunione del 20.10.1947, decise l’unificazione con il PSI con 64 voti contro 29.

A Bologna il PdA nacque alla fine del 1942 dall’unione di gruppi antifascisti d’area liberalsocialista. Fu promosso da Massenzio Masia* un antifascista di Como richiamato alle armi e destinato all’ufficio della censura postale a Bologna.
Dopo l’8.9.1943 entrarono numerosi militanti repubblicani, che non avevano accettato la linea attesista del PRI.
Principali dirigenti del partito furono Mario Bastia*, Mario Jacchia*, Masia, Armando Quadri* e Luigi Zoboli*, tutti caduti nella Resistenza.
Dopo la fucilazione di Masia e del gruppo dirigente bolognese - avvenuta il 23.9.1944 -e la morte di Bastia, il 20.10 nel combattimento dell’università, la direzione del PdA inviò a Bologna Enrico Giussani* “Ovidio”. Con Giuseppe Barbieri* e Romolo Trauzzi*, Giussani diresse il partito sino alla Liberazione.
Nelle amministrative del 24.3.1946 il PdA ebbe 1.200 voti a Bologna città. Nelle politiche del 2.6.1946 a Bologna città ne ebbe 3.139.
Nel novembre 1947 la Federazione bolognese del PdA decise, a grande maggioranza, di confluire nel PSI. [O]