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Paesaggi (trittico)

1888-90 ca.

Schede

Odoardo Breveglieri entrò nel Collegio Venturoli nel 1876 con Gaetano Bordoni, Arturo Carpi, Alfredo Garagnani, Alberto Lamma, Gio. Luigi Legnani e Cesare Rusconi e nel 1881 all’Accademia di Belle Arti. Negli anni seguenti si affermò come una delle figure più interessanti dell’Aemilia Ars di Alfonso Rubbiani, in particolare come disegnatore di ricami in stile neorinascimentale e raffinato illustratore della rivista “Italia ride”. L’interesse di Breveglieri per il paesaggio è coltivato con continuità almeno negli anni giovanili: le scarse notizie biografiche riferiscono che all’Esposizione Nazionale di Belle Arti di Bologna del 1888 espose trentadue studi “dal vero di natura” a olio: è lecito pensare che fossero di dimensioni ridotte e probabilmente non molto diversi dai dipinti del Collegio. Quindi la datazione dei tre dipinti potrebbe ragionevolmente aggirarsi intorno alla data dell’importante esposizione bolognese e, d’altra parte, i pannelli di Alfonso Modonesi (inv. BA 106) e di Cleto Capri (inv. BA 175) esposti in mostra sono datati 1889 e 1890. Si tratta però soltanto di un’ipotesi in mancanza di conferme documentarie.

Nei pannelli si vedono tre diversi paesaggi: due ampie vedute collinari probabilmente nei dintorni di Bologna e un luogo più raccolto con piante e alberi che formano una quinta ombrosa e scura sullo sfondo. In assenza di altri paesaggi non è facile fare dei confronti per mettere a fuoco l’evoluzione del pittore che mostra comunque un mestiere già sicuro e interessante. Il restauro compiuto per l’occasione consente di apprezzare le gamme cromatiche giocate sui diversi toni del verde e del giallo. I tre piccoli paesaggi luminosi e il cielo di un azzurro intenso sottolineano lo sforzo riuscito del pittore di creare un’atmosfera estiva particolarmente evocativa. Il piccolo formato presenta, infatti, il vantaggio di concentrare esclusivamente l’attenzione del pittore sulle variazioni della tessitura cromatica cancellando la presenza umana e senza indulgere a effetti pittoreschi. Quello che rimane della tradizione ottocentesca del paesaggio (per esempio un certo descrittivismo) ci sembra ormai superato e si nota soprattutto nel pannello di destra che mostra qualche ingenuità di esecuzione e le tracce del tirocinio scolastico. Nei due più riusciti l’effetto di “macchia” non va in direzione delle arcinote esperienze dei pittori toscani: il dato di natura tende piuttosto a una semplificazione e a una ricerca di maggiore stringatezza in linea con le tendenze della fine del secolo. Il verde scuro degli alberi si raggruma in pennellate intense ricche di colore, in particolare nel pannello centrale e la luce tende a smaterializzare le poche case sparse e le curiose costruzioni al centro seminascoste nel verde (torrette o meno facilmente ciminiere).

In conclusione nei tre pannelli del Collegio emerge l’originale fisionomia di Breveglieri nel genere difficile del paesaggio, all’epoca troppo praticato e spesso ripetitivo, e può essere preso come un buon esempio della tendenza bolognese a rappresentare la natura senza retorica; suggestivo e lontano dalle convenzioni del genere e il recupero della natura nella sua bella evidenza luminosa.

Antonio Buitoni

Testo tratto dal catalogo della mostra "Angelo Venturoli - Una eredità lunga 190 anni", Medicina 19 aprile - 14 giugno 2015.