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Mulo (Il)

1907 - 1925

Schede

Cesare Algranati - ma firmava Rocca d’Adria - nel 1902 assunse la direzione “L’Avvenire d’Italia”. Nel 1907 decise di pubblicare un giornale per controbattere la propaganda anticlericale de “L’Asino”. Promosse una sottoscrizione popolare e con il provento allestì La Cromotipografia bolognese in via Marsala 8 a Bologna. Il 10.11.1907 uscì il primo numero de “Il Mulo” con il sottotitolo “Periodico settimanale anticanagliesco”, divenuto qualche tempo dopo “Settimanale anticanagliesco”. Nella nota di presentazione, Algranati scrisse che il giornale avrebbe combattuto la «stampa settaria e pornografica». Primo direttore fu Agostino Ceccaroni, redattore de “L’Avvenire d’Italia”, anche se il quotidiano cattolico tenne sempre le distanze dal “Mulo” e separate le amministrazioni. Di fatto il giornale era di proprietà di Algranati. L’autore delle tavole a colori fu quasi sempre Guido Moroni Celsi - a volte firmava Stern - che non era meno bravo del più famoso Gabriele Galantara de “L’Asino”, il quale firmava Rata Langa. Nonostante il successo diffusionale - nel secondo numero si legge che i distributori avevano richiesto 250 mila copie - “Il Mulo” non ebbe una vita facile e Algranati dovette sempre coprire il passivo. Licenziato dal quotidiano cattolico nel 1910, si dedicò interamente al settimanale. Suoi nemici dichiarati furono il PSI, il sindacato e la massoneria. All’inizio simpatizzò con i fascisti, per ricredersi quasi subito. La scelta antifascista divenne totale dopo il delitto Matteotti e l’uccisione di don Minzoni. Il 21.8.1924 il prefetto fece sequestrare il giornale per una vignetta che mostrava Matteotti morto e per un’altra non specificata nel rapporto inviato al governo. A suo parere si trattava di «incitamento alla guerra civile». Nel rapporto aggiunse che il giornale «è sempre velenosissimo e contro di esso e del suo direttore Rocca d’Adria serpeggia gravissimo malcontento». Il numero 34-35 del “Mulo” uscì il 24.8.1924 con due spazi bianchi. Il 16.11.1924 altro sequestro per avere pubblicato una vignetta sull’aula di Montecitorio: la parte destra della sala era affollata e quella sinistra deserta e vi campeggiava una croce. Secondo il prefetto il giornale aveva compiuto i reati di «vilipendio alle istituzioni», «incitamento all’odio di classe» e «perturbamento dell’ordine pubblico» (ASB, GP, 1924, b. 1.406, cat.7, fas.2, “Sequestro del giornale Il Mulo”). “Il Mulo” uscì con la copertina bianca. In seconda pagina - in una nota per la campagna degli abbonamenti - Algranati scrisse: «Nati per combattere l’eresia e la violenza socialista, quando mezze coscienze non prevedevano neppure tutto il male che il socialismo avrebbe fatto in mezzo al popolo cristiano, e ci tacciavano di esagerazione, ci troviamo oggi a combattere una violenza assai maggiore ed un’eresia non meno esiziale: il fascismo». In un rapporto in data 22.10.1924 il prefetto informò il governo che “Il Mulo” era sovvenzionato dal PPI e che aveva una diffusione «discreta». Il 4.1.1925 la redazione fu assalita dai fascisti e distrutta. Quella che si riteneva una breve sospensione delle pubblicazioni, per riparare i danni, divenne definitiva dopo il 31.1.1925 per la morte di Algranati. [O]