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Monumento di Giovanni Marchetti

monumento composito 1818

Schede

Realizzato da Giovanni Putti nel 1818, il monumento sepolcrale a Giovanni Marchetti, «Filosofo e Medico Chimico, Professore emerito della Università di Bologna, membro dell’Accademia Benedettina, Protomedico dello spedale maggiore della vita, e della morte» (1), conobbe una travagliata progettazione e infine una totale alterazione iconografica rispetto all’idea originaria.
L’arco nel braccio di ponente del Chiostro della Cappella fu acquistato dalla vedova Antonia Gotti nel giugno 1817. Pochi giorni dopo l’architetto Vincenzo Vannini, al quale era stato commissionato il progetto del monumento, inviò al senatore Cesare Alessandro Scarselli il suo primo disegno affinché lo sottoponesse, secondo prassi, al giudizio accademico; ebbe così iniziò una lunga serie di contatti, con rifiuti e richieste di chiarimenti, fra l’architetto Vannini, il senatore Scarselli e l’Accademia, e quando finalmente fu approvato il bozzetto realizzato in creta da Giovanni Putti (ma nel carteggio relativo non è mai nominato lo scultore, tutto risulta a nome dell’architetto), i lavori non ebbero seguito e il modello in creta rimase inutilizzato fino al 1821, quando l’Accademia concesse l’autorizzazione a Putti a realizzarlo sul sepolcro di Giacomo Fornasari, ubicato nel Chiostro d’Ingresso della Certosa.
Un nuovo progetto, ideato dall’architetto Angelo Venturoli, fu eseguito invece sul sepolcro del professor Marchetti. La decorazione plastica realizzata è costituita da tre statue allegoriche: un una Prefica assisa che tiene un’urna cineraria, un Genio della Morte stante e, alla sommità della struttura monumentale, un’altra figura assisa interpretabile come Allegoria della Storia che mostra un libro aperto appoggiandosi ad un bassorilievo in cui è raffigurata, in un tondo, l’effigie del defunto. Ancora una volta, l’impianto architettonico del monumento ricalca la forma piramidale, frequentemente adottata in età barocca e, sulla scia dei celeberrimi sepolcri papali di Canova, riproposta ampiamente anche in epoca neoclassica.
Anche in mancanza di precisi documenti archivistici, che l’opera sia stata eseguita da Giovanni Putti, oltre ad essere asserito in una coeva fonte bibliografica (Zecchi, 1825, n. 37), è confermato da elementi iconografici e stilistici ripresi quasi alla lettera da opere sepolcrali precedentemente eseguite dal Nostro. Il Genio piangente, almeno per quanto riguarda la postura, è pressoché identico a quello che qualche anno prima Putti aveva ideato ed eseguito per il monumento Baldi Comi, anche se tra le due statue va rilevata una significativa variante: là il Genio aveva il corpo atletico di un giovane uomo di altezza perfettamente proporzionata alle altre figure, in questo caso invece presenta dimensioni decisamente inferiori rispetto alle altre due statue con cui “convive” e il suo corpo, appena un po’ goffo, appare quello di un acerbo giovinetto. Anche le posture, simili tra loro, della Prefica e dell’Allegoria della Storia assise presentano elementi comuni a molte altre figure modellate dal Nostro. Ad esempio, la flessione della gamba destra, finalizzata a conferire slancio e vigore, è una caratteristica ricorrente nelle figure puttiane. Ma è in particolare il ricorrere delle pieghe delle vesti e dei veli, da cui erompe una forte espressività, a “tradire” inequivocabilmente la mano di Putti. Le medesime peculiarità sono riscontrabili anche nel bassorilievo raffigurante la Fama che incorona il Genio, incastonato sul prospetto dell’ultimo dei tre basamenti che compongono la struttura del monumento e che oggi risulta parzialmente occultato da un busto maschile a tutto tondo, plausibilmente aggiunto verso la fine del XIX secolo.

Emanuela Bagattoni

(1) Zecchi, 1825, n. 37. Il professor Marchetti inoltre era stato nominato membro della Commissione di Sanità del Dipartimento del Reno nel 1804.

Descrizione tecnica

Il basamento è composto da uno zoccolo con ampia lapide, comprendente una coppia di croci in rilievo applicate ed in marmo, ed un ampia superficie colorata con lapide al centro e coppia di fregi ai lati. Sopra vi è un cippo, con bassorilievo al centro, che sorregge un cippo minore, sulla destra, contenente un tondo con effigie in rilievo sulla facciata. Appoggiato a quest'ultimo vi è una statua femminile con un libro nelle mani. Sotto di essa, vi è una coppia di statue, poste sul basamento, ai lati, raffiguranti a sinistra una donna seduta con un'urna e a destra un genio funebre alato con fiaccola rovesciata. Al centro di questi due soggetti vi è un busto del defunto.