Monumento di Gaetano Gandolfi

Monumento di Gaetano Gandolfi

1804 | 1805

Scheda

Realizzato alla memoria del celebre artista e membro dell’Accademia bolognese Gaetano Gandolfi, morto sessantottenne nel giugno del 1802, è questo il primo dei trenta monumenti sepolcrali della Certosa a cui Giovanni Putti lavorò. Non tutte le fonti bibliografiche ottocentesche sono concordi nell’attribuzione del monumento Gandolfi: secondo Zecchi “L’invenzione dell’Architetto Giovanni Calegari è stata mandata ad effetto da Giovanni Putti Scultore, e Giuseppe Calzolari Pittore Ornatista, colla direzione del Professore di Scoltura Giacomo Demaria Membro della regia Accademia di Belle Arti di Bologna, che ha formato il busto del defunto”, (1) mentre in altre pubblicazioni più tarde attribuiscono il monumento interamente a De Maria (2). Tuttavia si può credere a Giovanni Zecchi sia per ragioni cornologiche (egli pubblicò l’incisione del monumento Gandolfi e la relativa descrizione nel 1825 quando sia Putti che De Maria erano ancora viventi), sia per ragioni stilistiche: infatti i due Genî appaiono molto distanti dallo stile classicista di Giacomo De Maria, mentre sembrano molto più vicini ai modi di Giovanni Putti, in specie per quanto riguarda il panneggio. Alla morte del figlio di Gaetano - l'altrettanto celebre Mauro - il monumento venne adattato per ospitare il cippo con il suo ritratto di marmo, eseguito dal di lui figlio, Democrito. Nella stessa occasione si deve la scialbatura delle pitture a finti marmi policromi con una tinta bianca.

Silvia Bellavista

(1) Zecchi, 1825, n. 17. Dalla definizione di Zecchi: «regia Accademia di Belle Arti» appare probabile che la realizzazione del monumento non sia avvenuta prima del 1805, anno appunto in cui la Nazionale Accademia di Belle Arti divenne Regia Accademia di Belle Arti (in seguito all’istituzione del Regno d’Italia).
(2)Ad esempio Chierici, 1873, p. 327: «...due Genii che spengono la face in atto dolente fatti dal Prof. Demaria», l’affermazione di Chierici è poi ripresa da Gatti, 1890, p. 86. Recentemente le guide di Angelo Raule (1961, p. 128) e di Bernabei (1993, p. 90) attribuiscono i due Genî a De Maria e il busto di Gaetano Gandolfi a Giovanni Putti.

Giovanni Zecchi nella sua Collezione dei Monumenti Sepolcrali del Cimitero di Bologna edita a Bologna Bologna nel 1825 - 1828 così descrive, per ben due volte, il monumento: "Monumento di Gaetano Gandolfi membro dell'Accademia Clementina. Il suo nome notissimo anche agli esteri sarà sempre glorioso alla memoria de' posteri per le opere di disegno, di pittura, d'incisione. Dimostrossi religioso e modesto, e poco curante del guadagno. Passò agli eterni contenti li 21 Giugno 1802, in età d'anni 68. Il monumento fu commesso dai figli, dagli amici, e amatori di Belle Arti, che gli fecero pure solenne funerale, accompagnato da orazione funebre li 23 Settembre dell'anno medesimo nella Chiesa di S. Giovanni in Monte. L'invenzione dell'Architetto Giovanni Calegari è stata mandata ad effetto da Giovanni Putti Scultore, e Giuseppe Calzolari Pittore Ornatista, colla direzione del Professore di Scoltura Giacomo Demaria Membro della regia Accademia di Belle Arti in Bologna, che ha formato il busto del defunto. Monumento di Gaetano Gandolfi bolognese, nato l'anno 1734. morto in patria nel 1802. professore nella cessata pontificia accademia Clementina, pittore, disegnatore ed incisore. Questo esimio artista avrebbe goduto di una maggiore celebrità, se una eccessiva modestia e disinteresse non lo avessero tenuto celato, per così dire, nel seno di sua famiglia. Egli fu chiamato più volte a coprire cariche onorevoli e lucrose in differenti città capitali di Europa, cui per un principio filosofico pospose costantemente al tranquillo soggiorno fra suoi concittadini, pago di vedersi amato ed onorato da essi alla testa della scuola di pittura. Dobbiamo risguardare quest'uomo come un genio straordinario destinato (come dice il Zani) a fare la chiusura della famosa scuola dei Carracci. La vaghezza del colorito e l'armonia del chiaroscuro sono suoi pregi famigliari, singolarmente ne' bellissimi soffitti dipinti a fresco; e se talvolta si abbandonò di soverchio alla ferace sua fantasìa pittorica nel comporre, si resta compensati a usura della correzione del disegno, dalla grazia ed espressione, che dominano ovunque nelle sue opere. Egli ha trattato eziandio a meraviglia tutti i generi di disegnare; lma dove si mostra straordinario, egli è nel tratteggiare a penna, colla quale improntava dei gruppi di teste e mezze figure di variati caratteri di un gusto squisito, e fatti con una bravura inimitabile. A Londra nel gabinetto del re, e presso diversi coltivatori di belle arti in Italia se ne conservano copiose raccolte. L'incisione, che come accessorio tratto tratto esercitò, tanto nell'acquaforte quanto a bulino, non lo distinguono meno per un gran genio come ne fa prova il suo presepio, da Nicolò dell'Abate, avanti il ritocco. Però splendissime furono le esequie funebri celebrategli gratuitamente nella chiesa di S. Gioan in monte, ove gareggiarono co' loro talenti i professori di pittura, musica, architettura, scultura e poesia: alla qual funzione intervennero le autorità civili e militari a renderla vie più degna del pietoso cuore Felsineo. poscia, per tramandare alla più tarda posterità l'onorata memoria di un artista che accoppiò a tanti talenti un non meno raro candor di animo, da' suoi concittadini pure gli fu eretto un monumento sepolcrale nel gran Cimitero della Certosa di Bologna il quale non la cede ai più magnifici, che ivi si ammirano. gaetano ebbe un fratello maggiore, per nome Ubaldo, non meno valente pittore e disegnatore di lui. Si distinse a' suoi giorni anche con opere di scoltura, come per esempio li Profeti di stil fiero e grandioso, che veggonsi nella parrocchiale di S. Giuliano in Bologna; e per la profonda intelligenza nella parte anatomica del nudo, le quali sue opere servono di lezioni esemplari in varie pubbliche scuole d'Europa. (Estr. dalla Biografia Universale vol. XXXIII. pag. 161.) Qui ci piace a nostro conforto di ricordare, come il valore dei gandolfi vive tuttora nel di lui figliuolo Mauro già Professore nella cessata Pontificia Accademia di Belle Arti, e ci giova ripetere quello che è comune giudizio degl'Intendenti, che Mauro gandolfi figliuolo di quel gaetano che sì onora di questo monumento è fra i valentissimi incisori di questa nostra Italia. Chè ognuno sa quanto egli distinguasi, oltre al disegnare all'inchiostro della china, nell'arte dell'incidere; onde è mirabile nelle sue opere l'effetto di gradazione unito ad una esecuzione nitida, e brillante, e tutta grazia. Ciò particolarmente ravvisasi nella stampa del S. Girolamo del Correggio esistente in Parma recentemente pubblicata, dal vallardi G. di Milano, nella quale è tale il gusto e la varietà dell'esecuzione, e nel tempo stesso la forza e la dolcezza nell'impasto de' gradi, che tutti lo riconoscono come un degno ritratto di quel capo d'opera dell'immortale Correggio. L'invenzione del monumento è dell'architetto Giovanni Calegari, eseguita dallo scultore Giovanni Putti, e dal pittore ornatista Giuseppe Calzolari colla direzione del prof. di scultura Giacomo Demaria membro di questa Pontificia Accademia di Belle Arti; del quale è pure il busto del defunto, che vi si vede."

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