Salta al contenuto principale Skip to footer content

Monumento Calari

1877

Schede

Presso l'Archivio Storico del Comune si conserva il disegno per il Monumento Calari, posto in una cella della Galleria degli Angeli del cimitero bolognese, il quale fu eseguito su incarico dei genitori a seguito della prematura scomparsa del giovane figlio Riccardo.

In data 27 luglio 1876 l’artista indirizza una lettera al Sindaco della città nella quale chiede l’autorizzazione: “Io sottoscritto Scultore presento a quest’Ufficio del Cimitero Comunale il Disegno per un Monumento da collocarsi nell’Arco acquistato dal Signor Alessandro Calari, rappresentante l’Amor Materno […]”. Il progetto viene approvato in data 31 luglio 1876; l’anno successivo, il 3 settembre 1877, si comunica che il monumento a breve sarà posto in opera. L’8 novembre 1877 la composizione, diversa in alcuni particolari, viene conclusa e ancora oggi si può ammirarla nella silenziosa galleria.

Lo scultore verosimilmente attenendosi alle richieste dei committenti immagina un’edicola classicheggiante a muro con frontone triangolare, posta su un alto stilobate ornato da due medaglioni con ritratti, su cui una figura femminile stante, la madre, si rivolge plorante verso un clipeo in cui è scolpito, a bassorilievo, il ritratto marmoreo del figlio. Nell’opera è messo in scena con verità rappresentativa un momento di “quella corrispondenza di amorosi sensi” che nell’Ottocento aveva assunto la valenza di sentimento e di valore collettivo. Dall’immagine del genio della morte neoclassico che contempla o abbraccia l’urna, si passa lentamente alla raffigurazione di immagini femminili ancora allegoriche, per lasciare poi il posto a raffigurazioni realistiche di parenti del defunto in atto dolente o in preghiera, vestiti con abiti contemporanei, come è il caso di quest’opera. L’abilità plastica e la perizia tecnica dell’artista si concentrano infatti sulla capacità di scolpire i vari tipi di tessuti nella loro stessa consistenza materica rendendo visibile e quasi palpabile il passaggio tra le diverse tramature, senza però cadere in un virtuosismo fine a se stesso, ma riuscendo, invece, a dare una descrizione precisa ed efficace della realtà, come nello splendido manto della figura minutamente cesellato con racemi floreali su cui scendono i capelli inanellati.

Monari durante la sua lunga produzione artistica si rivolge più volte al tema del compianto sulla tomba. Si pensi ad altre opere presenti in Certosa come il più noto Monumento Minelli del 1867, posto nel Colombario, in cui viene raffigurata una figura femminile in ginocchio davanti ad una porta socchiusa, o alla Tomba Paglia-Pezzoli del 1880, nella Galleria degli Angeli, in cui una giovane donna vestita con un ornato vestito prega con il suo bambino davanti all’immagine del marito o infine al Monumento Maiani del 1871, nella Galleria a Tre Navate, in cui un’immagine femminile sconsolata è davanti ad una porta chiusa, ma nei suoi modi e nei suoi gesti si assiste ad un diverso coinvolgimento emotivo già aperto ai fremiti, alle angosce e alle incertezze tipicamente novecentesche.

Adriana Conconi Fedrigolli

Testo tratto da: Buscaroli B., Martorelli R. (a cura di), Luce sulle tenebre: tesori preziosi e nascosti della Certosa di Bologna, catalogo della mostra, Bologna, Bononia University Press, 2010.