Note sintetiche
Onorificenze
Medaglia d'Argento al Valor Militare
Comandante di una brigata partigiana recava alla Causa l'apporto generoso della sua schietta fede, della sua illimitata devozione e del suo valoroso ardimento. Alla testa di pochi uomini attaccava audacemente a colpi di bombe a mano una colonna tedesca mettendola in fuga. Altre numerose azioni di sommo coraggio compiva durante l'intero ciclo operativo distinguendosi per sagacia, sprezzo del pericolo ed arrecando al nemico, sempre superiore per numero e per armamento, ingenti perdite in uomini e materiali.
Scheda
Enrico Mezzetti, «Fulmine», da Ernesto e Angiolina Benfenati; nato il 23 novembre 1913 a Malalbergo; ivi residente nel 1943. Licenza elementare. Coltivatore diretto. Iscritto al PCI dal 1941.
Con l'inizio della Resistenza organizzò i primi nuclei armati nella zona tra Malalbergo e Baricella che poi confluirono nella 2a brigata Paolo Garibaldi.
Per tutto il 1944 guidò il battaglione Gotti, del quale fu comandante, in decine di azioni vittoriose contro i nazifascisti.
In ottobre, quando ricevette dal CUMER l'ordine di recarsi a Bologna con il battaglione, in vista di quella che si riteneva l'imminente insurrezione popolare, si rifiutò di obbedire.
Ha scritto in proposito: «Io non ero d'accordo; gli uomini della nostra brigata erano allenati solo per la lotta in campagna, non conoscevano la città e anche la marcia di trasferimento, tutta in zona scoperta, poteva essere pericolisissima.
Poi non credevo alla parola degli alleati (le truppe alleate, ndr): secondo me volevano riunirci in città e poi ci avrebbero lasciato al nostro destino.
Ricordo che discutemmo duramente e io non mi lasciai convincere: dissi che non me la sentivo e che potevano andare solo i volontari e così partirono in 95 del battaglione Gotti e ricordo che la sera del 19 novembre, dopo la battaglia di porta Lame e della Bolognina, erano tornati tutti nelle loro 'basi'«. Per tutto l'inverno 1944-45 guidò il battaglione in una dura azione di lotta senza tregua contro i nazifascisti.
Nel marzo 1945, quando nacque la 4a brigata Venturoli Garibaldi - dallo sdoppiamento della 2a brigata Paolo Garibaldi - assunse il comando della nuova formazione.
Alla testa della brigata prese parte ai combattimenti che si svolsero nella pianura bolognese nei giorni dell'insurrezione popolare.
Riconosciuto partigiano con il grado di maggiore dall'1 gennaio 1944 alla Liberazione.
Gli è stata conferita la medaglia d'argento al valor militare.