MCMXV - 002 - Trentino

MCMXV - 002 - Trentino

lapide

Scheda

In questa lapide sono ricordati i caduti bolognesi in Trentino.
Nel 1914 il “Tirolo Meridionale Italiano” (oggi corrispondente grosso modo alle provincie autonome di Trento e di Bolzano) era parte del Kaisertum Österreich (Impero d'Austria-Ungheria) e dipendeva dalla Luogotenenza di Innsbruck. 
Il Trentino austriaco era diviso in 9 circondari distrettuali; il 4° circondario era quello di Rovereto, che comprendeva 42 comuni raggruppati a loro volta in 4 mandamenti: Rovereto con 12 comuni e 36.5252 abitanti, Ala con 7 comuni e 10.896 abitanti, Mori con 8 comuni e 10.859 abitanti, Nogaredo con 15 comuni e 10.205 abitanti. 
I circondari avevano normali funzioni amministrative, ma in caso di conflitto correva loro l'obbligo di porre a disposizione dell'esercito imperiale tutto il materiale logistico disponibile sul territorio, provvedendo anche allo sgombero della popolazione per quei paesi posti sulla linea del fronte: infatti ben 7 circondari (Cles, Tione, Riva, Rovereto, Borgo, Primiero e Cavalese) confinavano  col Regno d'Italia.
Si tratta di una regione fortemente montuosa. Le principali catene partono dal grande massiccio dell’Adamello: la prima con andamento sud-est scende tra i fiumi Chiese e Sarca sino alla depressione di Lardaro, nelle Giudicarie; la seconda verso sud si distende tra Oglio e Chiese sino ai colli Bresciani. 
Tra il solco delle Giudicarie e quello dell’Adige si trovano il massiccio del Brenta, il gruppo della Gaverdina, del Tremalzo -a picco sul lago di Ledro, la catena del Baldo, che scende all’Adige e dove, presso l’Altissimo di Nago, il vecchio confine deviava ad angolo retto raggiungendo il paese di Avio per formare l’estrema punta del saliente Trentino. 
Il monte Brione, un rilievo isolato tra Riva e Torbole,  ebbe grande influenza nel corso della guerra: divenne un covo di batterie austriache in caverna che condizionò pesantemente il passaggio lungo le linee di rifornimento italiane a tiro dei cannoni.  Il territorio comprende molti laghi; per importanza nel conflitto ricordiamo il lago di Garda, il lago di Ledro ed il lago d’Idro, dove passava il confine politico tra Austria ed Italia nel 1915. 
Con lo scoppio della guerra nel 1914 e il conseguente richiamo degli uomini disponibili, il sistema difensivo del Tirolo Meridionale, così come studiato dal generale Conrad, fu ridotto in dimensioni, le opere non terminate sulla prima linea furono abbandonate, il fronte presunto con l'Italia accorciato di 100 km e le opere di seconda linea come il monte Biaena e Finonchio (Rovereto) divennero la nuova prima linea. 
Contro tali opere di difesa mosse, il 24 maggio 1915, la Prima Armata italiana  del generale Roberto Brusati (1850-1935) con l’intento di fissare sulle sue posizioni il nemico e occupare quelle posizioni atte a garantire una difesa migliore contro eventuali tentativi di sfondamento austriaco verso la vicina pianura veneta. 
Il 27 maggio le truppe italiane entrarono ad Ala e Pilcante, quindi a Serravalle d’Adige; sul monte Vignola (catena del Baldo) vennero portate batterie di cannoni da 149mm, puntati su Rovereto ed il Biaena.
In Vallarsa  reparti italiani si sistemarono all’interno del forte Pozzacchio abbandonato dagli austriaci perché non terminato, mentre gli alpini salirono sulle cime del Pasubio. L’avanzata italiana lungo il solco delle Giudicarie, sorpassato il lago d’Idro, si arrestò allo sbarramento dei forti nemici presso Lardaro e Condino; il gruppo montuoso di Tremalzo, già abbandonato dagli austriaci, divenne retrovia italiana, collegata alla pianura bresciana attraverso una fitta rete di carrarecce militari ancora oggi percorribili. 
Durante l’autunno, anche per sostenere le offensive che Cadorna stava lanciando sull’Isonzo, la Prima Armata intensificò la propria attività, conseguendo una serie di rettifiche del fronte a proprio vantaggio in val Giudicarie e nel settore del lago di Ledro, dove truppe della 6° divisione espugnarono il monte Melino e il Nodice. 
Terminata la sosta invernale, a maggio del 1916 l’Austria lanciò la “strafexpedition” (spedizione punitiva), dal Pasubio agli altipiani fino alla Val Sugana. 
Nel basso Trentino la battaglia si sviluppò durissima lungo la catena della Zugna, dove operò la colonna austriaca uscita da Rovereto; il 30 maggio il nemico fu fermato a Passo Buole dalle brigate Taro e Sicilia. La violenza dei combattimenti e il numero di morti fecero ribattezzare quei luoghi come le “Termopili d’Italia”.  
Sul resto del fronte, tra le Giudicarie e l’Adige, l’assetto della prima linea sostanzialmente non mutò; alla fine di luglio 1916 gli austriaci si asserragliarono  alla Zugna Torta, in loro possesso erano ritornate le fortificazioni del Pozzacchio e Matassone, in Vallarsa. A dicembre del 1916 il terreno di battaglia della Prima Armata venne accorciato dallo Stelvio all’Astico, le truppe sull’Altipiano dei Sette Comuni furono unificate nella Sesta Armata guidata dal generale Mambretti, in preparazione dell’offensiva contro l’Ortigara. 
Nel basso Trentino, tra le Giudicarie e l’Adige,  il 1917 si caratterizzò solo per colpi di mano tra pattuglie, neppure lo sfondamento del fronte a Caporetto portò mutamenti importanti. 
Il 13 giugno 1918, due giorni prima dell’inizio della Battaglia del Solstizio, con intenti evidentemente diversivi, truppe nemiche attaccarono le posizioni italiane a Dosso Alto e sull’Altissimo (monte Baldo), conseguendo parziali successi. 
Fu l’ultimo sussulto di un esercito allo sbando: già in agosto la prima linea era stata riportata sulle vecchie posizioni. 
Il 2 novembre 1918, alle tre del pomeriggio, mosse dalle sue trincee lungo l’Adige il Ventinovesimo Corpo d’armata italiano. 
Dopo aver superato di slancio Serravalle, alle ore 20, arditi e bersaglieri entrarono a Rovereto. All’alba del 3 novembre anche la Settima Armata attaccava dallo Stelvio al Garda, superando ovunque le linee avversarie; lo stesso giorno il reggimento Cavalleggeri Alessandria entrava in Trento. La Grande Guerra era finita. 
Paolo Antolini
Bibliografia: Sui campi di battaglia: il Trentino, il Pasubio, gli Altipiani, Milano, Consociazione Turistica Italiana, 1940
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