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Giovanni Battista Martinetti

24 Dicembre 1764 - 10 Ottobre 1830

Scheda

Giovanni Battista Martinetti nasce a Bironico, nel Canton Ticino da Giovanni Antonio (costruttore di ponti) e da Lucia Leoni, secondo di cinque figli. Nel 1775 raggiunge il padre a Bologna, dove trova la protezione del conte Iacopo Zambeccari. A diciotto anni fu eletto priore della nazione alemanna, carica che svolge per due anni. In Accademia si aggiudica il premio Fiori (1780-83) e quello di architettura di seconda classe (con un Progetto di una cavallerizza), quello Marsili di prima e seconda classe. Poco prima del 1795 progetta villa Ravone (poi Spada, oggi Museo della tappezzeria) con eleganti soluzioni neoclassiche. Partecipa al concorso per il completamento della facciata del duomo di Milano, mentre nel 1797 interviene a Bologna nel palazzo comunale per volontà di Antonio Aldini, insieme a Giovanni Bassani ed altri pittori e scultori (Antonio Basoli, Mauro Gandolfi, Serafino Barozzi, Giovan Battista Frulli, Pelagio Palagi ed altri figuristi e quadraturisti). Nel 1798 sempre l'Aldini gli affida la ristrutturazione del proprio palazzo di Strada Maggiore. Questi ridisegna sulla facciata il cornicione di terracotta con fregio, prolungandolo sulla casa vicina, e divide il grande salone in due stanze: la Sala della Virtù e la Sala delle Feste. Nello stesso anno insieme a Giovanni Bassani presenta un progetto per l'allargamento di piazza dei Celestini, davanti al palazzo destinato ad ospitare una delle assemblee legislative della Repubblica Cispadana. La piazzetta davanti alla chiesa di San Giovanni Battista è ritenuta piccola e inadatta alla circolazione e alla sosta delle carrozze. Per l'allargamento prevede l'abbattimento della stalla e di una parte della casa di fronte al monastero dei Celestini: lo spazio dovrà essere riselciato, rettificato e ampliato di tre volte, i prospetti riedificati in stile sobrio ed elegante. Raggiunto l'accordo economico con i proprietari, il progetto del nuovo piazzale “ampio e decoroso” non andrà però oltre le dichiarazioni di intenti.

Ancora una volta insieme a Bassani e con Giovanni Antonio Antolini partecipa nel 1801 al progetto per il Foro Bonaparte di Milano. Nell'aprile dello stesso anno a Bologna si tengono grandi feste, con la città illuminata e fuochi d'artificio in Piazza Maggiore, per celebrare la pace firmata da Napoleone con l'Austria a Luneville il 9 febbraio. La piazza antistante all'Archiginnasio è intitolata alla Pace. Al centro di essa viene prevista l'erezione di una colonna, progettata dall'architetto Giovan Battista Martinetti, dedicata "al popolo francese pacificatore", con alla sommità una statua raffigurante la Pace e la Prosperità. Il 6 aprile il Presidente dell'Amministrazione Ferratini pone la “pietra fondamentale”, ma il monumento non viene mai completato e la pietra sarà recuperata nel 1874 in occasione della collocazione della statua di Luigi Galvani. La lapide è attualmente esposta nel Museo civico del Risorgimento. Il 24 febbraio 1802 si sposa nella chiesa di S. Lorenzo di Porta Stiera (demolita nel 1824), con Cornelia Rossi di Lugo, formando una delle più celebri e mondane coppie di Bologna. Nella residenza di via san Vitale n. 56 la moglie diventa animatrice di uno dei più rinomati salotti letterari, ospitando personalità da tutta Europa negli ambienti del palazzo, nel giardino e nella grotta ricavata dal marito utilizzando la cripta della soppressa chiesa dei ss. Vitale e Agricola.

Il 19 maggio 1805 apre il Tetro del Corso: il proprietario e impresario Giuseppe Badini distribuisce quaranta "carati", con ciascuno dei quali ogni "caratista" ha acquistato un palco con annesso camerino. Tra i compratori di spicco vi sono il principe Astorre Hercolani, l'avvocato Filicori e l'ingegnere Martinetti. Il 18 giugno in occasione dell'ingresso di Napoleone e della moglie a Bologna, viene innalzato fuori Porta San Felice, poco lontano dall'osteria del Chiù, un arco di trionfo di ordine ionico, decorato di bassorilievi e iscrizioni. Il progetto dell'apparato è di Martinetti, insieme e Giuseppe Tubertini e Giovanni Bassani, mentre le pitture e i bassorilievi sono di Felice Giani, gli ornamenti di Gaetano Bertolani. Porta San Felice è a sua volta abbellita con bassorilievi e iscrizioni a cura di Pietro Fancelli. Nel luglio dello stesso anno Martinetti mette a punto il progetto definitivo per la sistemazione dell'area di Porta San Donato destinata ad ospitare i “Reali stabilimenti della Bottanica, dell'Agraria, della Chimica e dell'Accademia di Belle Arti di Bologna”. L'edificazione del Giardino Botanico è deliberata durante il soggiorno di Napoleone e finanziata con la vendita della tenuta Torre di Cocceno, un tempo degli Olivetani di San Michele in Bosco. Sono interessati i terreni conosciuti come Orto della Viola, di pertinenza dell'ex Collegio Ferrero per studenti piemontesi, comprendente il casino rinascimentale dei Bentivoglio (o Palazzina della Viola). Martinetti imposta la sistemazione urbanistica dell'area con un tridente il cui vertice sud è l'ex convento di Sant'Ignazio, in cui è stata trasferita l'Accademia di Belle Arti. Da qui partono tre viali: quello centrale collega alla Palazzina della Viola; i due obliqui conducono a due aree pentagonali simmetriche, di pertinenza dell'Orto Botanico e dell'Orto Agrario. Il 23 luglio 1805 è indetto l'appalto per la potatura degli alberi e delle piante, che crescono disordinatamente sulla collina della Montagnola, situata accanto alla Piazza del Mercato e formata dal guasto dell'antica rocca di Galliera. Qui viene prevista l'edificazione di un vasto giardino pubblico, pensato come una 'promenade' in stile francese, con una simmetrica alberatura. I lavori sono affidati a Martinetti, che realizza un grande spazio a base circolare, con quattro piazze all'esterno, ognuna con una vasca al centro. Queste peschiere saranno rimosse in una successiva sistemazione del giardino. Al cantiere della Montagnola lavorano centinaia di operai con carriole e “birocci” (i tipici carretti a due ruote per il trasporto della ghiaia). La collina è notevolmente allargata ai lati, verso le chiese di San Benedetto e San Giovanni Decollato, in parte demolite. E' inoltre deciso l'abbattimento della colonna del Mercato, eretta nel 1658 per celebrare la concessione ai bolognesi di una fiera annuale del bestiame da parte di papa Alessandro VII. L'operazione, necessaria “per rendere quella località simmetrica”, sarà portata a termine l'11 agosto successivo. I lavori del giardino si protraggono nel 1807 e terminano l'anno seguente. Ben presto la Montagnola diventa "la passeggiata di moda" di Bologna, dove si tiene il corso della città.

Nel maggio 1807 dodici persone di Bologna "ragguardevoli per conoscenze agrarie" fondano la Società Agraria. Tra essi vi sono l'agronomo Filippo Re, il prefetto Mosca, Luigi Camillo Aldini, fratello del ministro Antonio, l'ingegnere Andrea Stagni e lo stesso Martinetti. Insieme alla moglie Cornelia è poi iscritto anche alla Società del Casino. Nell'ottobre 1809 giunge gradita nei salotti bolognesi la notizia che Antonio Canova, in viaggio da Firenze a Venezia, ha accettato di fermarsi a Bologna, ospite dei due coniugi. Si preparano in fretta le dovute onoranze, sia da parte dei cittadini più eminenti, che dall'Accademia di Belle Arti, di cui Canova è socio onorario. In casa Martinetti si pensa di dedicargli una pubblicazione con poesie del marchese di Montrone, di Giambattista Giusti e di Paolo Costa, precedute da un'introduzione di Pietro Giordani, pro-segretario dell'Accademia e suo profondo ammiratore. Mentre fervono i preparativi, si viene a sapere che il grande scultore, avendo appreso lungo il cammino che una banda di briganti agiva nella zona, ha deciso di tornare indietro e dirigersi verso Roma. Questo cambiamento provoca "una acerba delusione" nel capoluogo felsineo. Gli amici bolognesi decidono comunque di omaggiarlo: nel gennaio 1810 esce l'opuscolo 'Per l'aspettato arrivo di Antonio Canova a Bologna' e il 28 giugno successivo all'Accademia viene scoperto un busto in suo onore, "modellato con vigoria" dallo scultore Gaetano Monti di Ravenna. La cerimonia è preceduta da una orazione panegirica composta, tra tanti dubbi e ansie, da Giordani. Finalmente il 29 luglio 1810, in viaggio da Possagno verso Roma, Antonio Canova si ferma a Bologna dal 29 al 31 luglio. E' ospite, con il fratello, di Giovanni Battista Martinetti e della bellissima consorte Cornelia, di cui il grande scultore subisce il fascino, chiamandola la sua "Venere bruna". Sarà di nuovo in città, di ritorno da Parigi, dall'11 al 16 dicembre successivo, ancora ospite dei Martinetti e ricevuto con affetto e con onore dalla buona società, conoscendo altre “elette dame dell'aristocrazia”, di celebri bellezze come Almina Michelini e di musiciste come Maria Brizzi Giorgi. I rapporti con l'ambiente bolognese proseguono anche dopo la partenza, attraverso la corrispondenza con Cornelia e Pietro Giordani. Canova è di nuovo a Bologna nel maggio 1811, l'artista vi soggiorna nel mese di maggio e durante la sua permanenza modella due busti in gesso di Cornelia, uno dei quali viene da lui distrutto in un impeto di gelosia.

Tra il 1811 e il 1816 è costruita sulla sommità del colle dell'Osservanza una grande villa in stile neoclassico. Progettata da Giuseppe Nadi e Martinetti con la consulenza di Leopoldo Cicognara, è commissionata dal conte Antonio Aldini, divenuto ministro e plenipotenziario di Napoleone, desideroso di celebrare la cavalcata fatta dal generale durante la sua visita di stato a Bologna nel giugno 1805. Dalla cima del colle, mirando il panorama della città e della pianura circostante, Bonaparte avrebbe esclamato: "Ca c'est superbe!". Il 3 ottobre 1814 in una parte del convento dei carmelitani di San Martino apre i battenti il teatro voluto e finanziato a proprie spese dal dottor Antonio Contavalli, fortunato speculatore sui Beni Nazionali e attore dilettante a tempo perso. Si tratta di un piccolo teatro “di qualche eleganza”, ma, secondo il Guidicini, destinato al fallimento per la lontananza dal centro. Il progetto si deve a Martinetti ed all'architetto Giuseppe Nadi, che hanno ideato tre ordini di palchi per una capienza di 800 persone. Nel 1796 era stato approvato e incominciato dal Senato un progetto di costruzione della strada per i Bagni di Porretta lungo il corso del Reno. Successivamente viene ripreso il percorso più centrale progettato durante il Regno d'Italia da Martinetti e che attraversa Vergato, il centro abitato più importante nella media Valle del Reno, capoluogo di distretto. Circa 1.800 abitanti della montagna sono messi all'opera nel 1816 e in due anni sono pronti circa i due terzi della strada. Ma i timori di iniziare i lavori, e di non riuscire poi a completarli saranno purtroppo confermati: Martinetti deve lasciare la direzione dei lavori nel 1819 per trasferirsi a Roma e subentrano difficoltà economiche e tecniche, come il taglio della Rupe di Sasso, i ponti sul Reno, le opere di rinforzo necessarie a limitare gli smottamenti del terreno. La strada Porrettana sarà finita, dopo interminabili lungaggini e rinvii, solo nel 1843.

Nel dicembre del 1816 Stendhal è ospite di Cornelia nella residenza di via s. Vitale. Nel 1820 Per la terza volta Felice Giani dipinge in casa Martinetti. Tra il pittore e l'ingegnere da tempo si è consolidata un'amicizia, come si deduce anche da una lettera di Ludwig Guttembrunn al pittore del 12 novembre 1810: "Gentilissimo signor Giani amico carissimo. Sono arivato felicemente a Milano da alcuni giorni in qua. (...) Vi prego di dire tante cose belle al signor Martineti e alla sua bella e amabilissima sposa e ditela che sua cara immagine m'acompagnata per tuta strada. Successivamente l'8 agosto 1813 Martinetti scrive da Parigi a Giani: "Amico Caro. Speravo di trovarti anche qui e perciò non ti ho lasciato scritto a Bologna alcuna cosa. Volevo dirti che una delle prime cose che devi fare è di servire al nostro Manzoni (Domenico), che con tanta gentilezza cedette alla domanda del signor ministro. Mi sta sul cuore quella carissima Geltrudina (Geltrude Versari), la quale per colpa mia ha abitato male tutto l'inverno passato. Se però prima di andare a Forlì credesti di aver tempo di dipingere almeno un gabinetto in casa Contri, futturo sposo della Felicori, lo avrei caro e di ciò anzi te ne prego. Salutami Gaetano (Bertolani) e credimi sempre il tuo affezionatissimo amico.". Ancora l'11 maggio 1817: "Amico caro. Sono autorizzato dai signori di Pesaro a trattare con voi altri. Tutte le condizioni piacciono, ad eccezione del prezzo. A venire alle corte e senza preamboli, ch'io non farò mai con Gianni e Gaetano (Bertolani), si vuol spendere 700 scudi, comprendendovi la riquadratura deccata dell'interno de' palchi. Cosa ne dite? Si accorda un maggior tempo, poichè l'apertura non si farà più nell'autunno. Potreste regolar le cose vostre a modo di ultimare la dipintura del teatro al mese di novembre." (in 'Felice Giani. Un maestro nella civiltà figurativa faentina', Faenza, 1979)

Nel settembre 1822, per festeggiare la visita di Antonio Canova in città, i Martinetti organizzano tre eventi mondani nel proprio "grazioso giardino". Nelle prime due occasioni si tengono fiaccolate e balli. La terza "adunanza" è particolarmente dedicata allo scultore e vede l'esposizione di due sue opere, l'"Ebe" e la "Danzatrice", in apposite sale. Gli ospiti accorsi sono serviti "con molta gentilezza", ma Canova appare “assai malandato di salute” e tutti sono rattristati nell'assistere alle sue “visibili sofferenze”. Poche settimane dopo la sua partenza giunge la notizia della morte, avvenuta il 13 ottobre successivo. Nel 1826 viene inaugurato a Porretta una delle ultime opere dell'ingegnere, lo stabilimento delle Donzelle, costruito "in forma d'antro sibillino" in collaborazione con Giovanni Antonio Antolini. Giovanni Battista Martinetti muore il 10 ottobre 1830. La moglie gli dedica un semplice ma grande ed elegante monumento nella Loggia di ponente del Cimitero della Certosa. Dopo la morte di lei, nel 1867 il nipote Germano Rossi concede in affitto il palazzo all'Istituto Ungarelli. Su iniziativa di don Antonio Bottoni è poi aperta nel 1915 in via San Vitale n. 40 la Casa del Soldato. Nel vasto piazzale, ricavato nel giardino che fu dei Martinetti, vengono installati vari padiglioni con tavoli e sedie.

In collaborazione con Cronologia di Bologna