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Vincenzo Martelli detto/a Cito

29 marzo 1926 - [?]

Scheda

Vincenzo Martelli, «Cito», da Luigi e Maria Minardi; nato il 29 marzo 1926 a Imola; ivi residente nel 1943. Licenza elementare. Operaio meccanico alla Cogne di Imola.
Nella primavera 1944 fu tra gli organizzatori dello sciopero che si tenne nella fabbrica, dove si producevano proiettili e cannoncini anche «se parte di questi - ha scritto - venivano respinti al collaudo perché non funzionavano in quanto gli operai, sotto il naso dei tedeschi che controllavano tutto, attuavano, con grande rischio personale, il sabotaggio alla produzione bellica».
Lo sciopero fu un successo nonostante «le armi puntate sugli operai addetti alle macchine».
All'inizio dell'estate lasciò l'officina e salì sull'Appennino tosco-emiliano per aggregarsi al battaglione Guerrino della 36a brigata Bianconcini Garibaldi.
Prese parte ai principali combattimenti della brigata, tra i quali quelli di Capanna Marcone (Scarperia - FI) il 10 agosto 1944 e di Cà di Guzzo in località Belvedere (Castel del Rio) il 27 settembre 1944.
Dello scontro di Capanna Marcone - dove un grosso contingente tedesco cadde al completo in un'imboscata partigiana - ha scritto che, cessato il fuoco, «guardavamo in avanti per cercare un eventuale minaccia in mezzo a quegli uomini stesi e urlanti. Li guardavo in viso: nel loro linguaggio incomprensibile chiedevano pietà e reciprocamente ci dicevamo che non ci eravamo fatti niente l'un l'altro, che non ci eravamo mai visti e tuttavia ci dovevamo uccidere».
Il 27 settembre 1944, durante una marcia di trasferimento, la sua compagnia restò intrappolata da ingenti forze di SS e paracadutisti tedeschi in una casa colonica a Cà di Guzzo.
Dopo un giorno e una notte di furiosi combattimenti, fu uno dei pochi che sopravvisse alla disperata sortita tentata dai partigiani per sottrarsi all'accerchiamento. Nell'ottobre, quando la maggior parte dei partigiani della 36a attraversò la linea del fronte e raggiunse l'Italia già liberata, fece parte del gruppo che scese verso Imola per prendere parte a quella che si riteneva l'imminente insurrezione popolare. Per tutto l'inverno militò nelle piccole formazioni che operavano alle porte di Imola. Arrestato dai fascisti il 14 marzo 1945, venne associato alle carceri della Rocca (Imola) e sottoposto a dure sevizie.
Nei primi giorni di aprile fu trasferito con altri 4 detenuti nel carcere di Budrio, dove avrebbero dovuto essere fucilati. Per l'intervento di un ufficiale medico tedesco, il 12 aprile fu liberato con i compagni di detenzione. Ferito.
Riconosciuto partigiano con il grado di sottotenente dal 15 dicembre 1943 alla Liberazione. Testimonianza in RB5. [O]