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L'istruzione elementare a Bologna

altro 1869 | 1970

Schede

Attraverso i documenti dell’Archivio storico del Comune di Bologna si delineano momenti e figure che hanno caratterizzato la lotta all’analfabetismo e lo sviluppo della scuola elementare destinata a ‘fare gli italiani’ nella città di Bologna, nel quadro della legge nazionale che assegnava l’istruzione elementare ai Comuni, concedendo un significativo spazio di autonomia nel reclutamento e pagamento dei maestri, nella didattica e nel funzionamento della scuola. Nel primo decennio postunitario si realizzò il passaggio al Comune delle Scuole Pie, struttura preunitaria specializzata per l’istruzione del popolo fin dal Seicento, e si mossero i primi passi nella costruzione di un apparato scolastico nuovo, tra continuità e cambiamenti e non senza difficoltà. Un ruolo cruciale fu svolto dai protagonisti dell’epoca nelle diverse responsabilità sul piano locale.

Tra 1869 e 1870 si realizzò un delicato processo di riforma nell’impianto dell’istruzione elementare. A livello politico la Giunta presieduta da Camillo Casarini sancì l’abolizione dell’insegnamento religioso, un assetto diverso rispetto alle indicazioni nazionali ed avviò un serrato esame delle condizioni del personale docente in servizio e delle scuole esistenti, quasi tutte in precarie condizioni ed in locali presi in affitto da privati. Dagli anni Settanta dell’Ottocento si delineò un singolare ‘intreccio virtuoso’ tra la società civile, l’amministrazione comunale, statale e l’Università. Cruciale fu il ruolo svolto dalla Società degli Insegnanti di Bologna, che promosse la revisione dei programmi didattici, dei libri di testo e la nascita del Museo Didattico affidato al mineralogista Luigi Bombicci che lo realizzò ad uso dei maestri e delle maestre delle scuole e che continua ancor oggi la sua attività come Aula didattica decentrata del Comune di Bologna. Proprio ai vertici della Società degli Insegnanti si trovarono, nel corso del tempo, gli stessi Assessori all’istruzione oppure gli Ispettori scolastici comunali, che ricoprivano contemporaneamente ruoli di punta anche nell’associazionismo di mutuo soccorso cittadino, specie della Società Operaia di Bologna, con la quale la Società degli Insegnanti promosse la nascita della Lega bolognese per l’istruzione del popolo, presieduta da Giosue Carducci.

Anche l’Università di Bologna fu coinvolta in questo ‘intreccio virtuoso’ a favore dell’istruzione popolare, con numerosi docenti impegnati in Consiglio comunale, nella società civile e nella stessa Società degli Insegnanti, tra cui Paolo Riccardi e Pietro Siciliani. Nel 1874 la Società degli Insegnanti curò con il Comune l’organizzazione del IX Congresso Pedagogico nei locali dell’Archiginnasio di Bologna, ‘vetrina’ importante per l’amministrazione comunale ed occasione di riflessione nazionale e di innovazione pedagogica sui temi della scuola e della didattica. Inoltre nel 1874 si svolse anche il V Congresso ginnastico che vide l’affermazione della ‘ginnastica tra i banchi’, già introdotta a livello sperimentale nelle scuole elementari comunali prima della legge nazionale del 1878 grazie a Emilio Baumann, tra i promotori della Società di ginnastica bolognese poi denominata ‘Virtus’.

Attraverso le prove d’esame, le relazioni degli ispettori scolastici comunali e le statistiche ufficiali emerge uno spaccato di vita scolastica e sociale poco noto ma degno di rilievo, in un moltiplicarsi di iniziative comunali e private dirette all’assistenza ed alla beneficenza agli alunni poveri ed un nuovo slancio comunale a favore dell’edilizia scolastica alla fine dell’Ottocento. Nel primo Novecento la Giunta socialista di Francesco Zanardi promosse le ‘istituzioni integrative della scuola’ tra cui gli asili, la refezione, le colonie, gli educatori, le scuole all’aperto ed il progetto delle ‘scuole per tardivi’ poi inaugurate nel 1923 durante il fascismo. Non mancarono tuttavia le difficoltà, sia per le conseguenze pratiche della Grande Guerra sia per la crescente conflittualità tra l’amministrazione municipale ed il personale delle istituzioni scolastiche ed ‘integrative’ della scuola, in un complesso quadro nazionale e locale di spaccatura del fronte magistrale e di tensione politica e sociale generale.

L’avvento del fascismo non fu indolore per il mondo della scuola elementare bolognese. Adesioni convinte, trasferimenti d’ufficio, processi e persecuzioni non mancarono. Il Commissario Prefettizio Vittorio Ferrero inaugurò il nuovo corso politico con la riduzione delle spese comunali, mentre la Riforma Gentile e poi la propaganda del Regime entrarono nel mondo della scuola con sempre maggiore vigore, riducendo gli spazi di quell’autonomia gestionale affidata un tempo ai Comuni e poi conclusa tra 1931 e 1933, con il definitivo passaggio delle scuole elementari allo Stato. Nel secondo dopoguerra nuove energie politiche e culturali diedero linfa alla promozione e difesa dell’infanzia e della sua scuola. Dagli anni Sessanta riprese vigore quell’intreccio virtuoso tra amministrazione comunale, società civile e università che aveva caratterizzato l’Ottocento, in un clima di entusiasmo e di progettualità rinnovato dai Febbrai Pedagogici promossi dall’Assessore all’istruzione Ettore Tarozzi, recentemente scomparso. Egli guidò lo sviluppo dell’edilizia scolastica cittadina ed il rinnovamento scolastico in direzione fortemente democratica, affidando poi a Bruno Ciari la realizzazione dei progetti pedagogici per una scuola dell’infanzia ed elementare nel segno della piena collaborazione tra famiglia-scuola e società, che condussero alla stagione degli anni Settanta e del tempo pieno.

Mirella D'Ascenzo

Testi e immagini dell'Archivio storico del Comune di Bologna sono tratti dalla mostra: L'istruzione elementare a Bologna - Patrimonio della nostra scuola pubblica. Mostra documentaria a cura di Mirella D'Ascenzo e Archivio storico del Comune di Bologna; 20 ottobre - 20 novembre 2012. Archivio Storico del Comune di Bologna.