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Lapide di Varia Pusilla

lapide Prima metà del I secolo d.C.

Schede

Provenienza: Bologna, Muro del Reno

TRASCRIZIONE

 Varia L(uci) l(iberta) Pusilla

p(edes) q(uoquoversus) XVI


TRADUZIONE

Varia Pusilla, liberta di Lucio.

(L’area funeraria misura) sedici piedi in tutte le direzioni


Questo semplice cippo funerario ricordava il nome della liberta Pusilla. L’iscrizione non ci consegna altri dettagli della vita della donna, che era stata schiava della gens Varia ed era stata liberata da un uomo di nome Lucio Vario. Il nome Pusilla aveva un sapore vezzeggiativo, significava infatti “ragazzina” o “piccolina”. 

Curiosità: nel momento in cui uno schiavo o una schiava venivano liberati, veniva loro dato un nuovo nome, che diventava in qualche modo segno del loro diventare cittadini. Nel caso delle donne, che di norma possedevano solo due dei tre elementi che formavano il nome completo di un cittadino, esse conservavano il nome che avevano avuto da schiava e assumevano il nome di famiglia del loro padrone (o padrona). La gens Varia era ricordata anche in altre iscrizioni del territorio: in particolare in una stele è ricordato un lanarius, un lavoratore del settore tessile, di nome Lucio Vario Flacco. Non possiamo però dire con certezza che quest’ultimo sia lo stesso Lucio Vario che liberò Pusilla, perché all’interno delle famiglie i nomi avevano una forte ripetitività, sia tra i membri nati liberi che tra i liberti.

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Descrizione tecnica

Arenaria: 95x64x27 cm. Inv. 19177