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Lapide di Pistus

lapide Prima metà del I secolo d.C.

Schede

Provenienza: Roma

TRASCRIZIONE

Pistus

N(umeri) Vibi Sereni tonsor

Pistus et impubis situs hic crudelius

ultra quid quaeris? forma nec

minor ipse sua

in lachrumas (= lacrimas) dedit ossa novas

Revocatus in iram surge dolor

tacite ne cadat hora gravis

TRADUZIONE

Pisto, tonsor di Numero Vibio Sereno.

Pisto, ancora imberbe, giace qui: perché con troppa crudeltà lo continui a cercare? 

Lui, non inferiore al suo aspetto, ha consegnato le ossa per nuove lacrime.

Dolore levati, rinnovato, in rabbia, perché quest'ora tetra non passi in silenzio

L’iscrizione che compare su questa piccola lapide, all’interno di una tabula ansata, rientra nella categoria dei cosiddetti carmina epigraphica, piccoli componimenti poetici che accompagnavano il commiato dal defunto. Si tratta di una vera e propria lamentazione per la quale è utilizzato il distico elegiaco, un metro composto da un esametro e un pentametro, tipico della poesia elegiaca latina, usata soprattutto per le espressioni di lutto.

La traduzione del distico è di Daniele Pellacani.

Curiosità: il giovane Pisto, poco più che un bambino, doveva essere il barbiere (tonsor) personale - o meglio l’apprendista barbiere, data l’età - di Vibio Sereno, importante personaggio politico ricordato da Tacito perché accusato di cospirazione contro l’imperatore Tiberio e per questo esiliato sull’isola di Amorgos, nelle Cicladi.

Il termine tonsor indicava per i Romani il barbiere: molte sono le fonti letterarie che parlano di questa fondamentale figura professionale, che poteva esercitare la sua arte presso terme, botteghe, all’aperto, lungo le strade dei quartieri più popolari e, come in questo caso al servizio personale degli uomini più facoltosi.

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Descrizione tecnica

Marmo: cm. Inv. 19215