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Lapide di Myrinene e Cornelia Agele

lapide Inizi del II secolo d.C.

Schede

Provenienza: Roma. Collezione Marsili.

TRASCRIZIONE

D(is) M(anibus)

Myrineni C(ai) Vari

Agatangeli (= Agathangeli) filia

ic (=hic) sita est, vix(it) a(nnis) XXI

fecit Cornelia Agele

filiae b(ene) m(erenti) et sibi

TRADUZIONE

Agli Dei Mani

È qui deposta Mirinene, figlia di Caio Varo Agatangelo, (che) visse 21 anni. Fece (fare la lapide) Cornelia Agele per la figlia meritevole e per sé

Sia le due donne proprietarie di questa piccola lapide, madre e figlia, sia l’uomo citato come padre della prima e verosimilmente marito della seconda presentano una onomastica di chiara origine greca. La giovane dedicataria, che l’espressione (h)ic sita est, stranamente non abbreviata, indica essere deposta proprio in quel luogo, è poi raffigurata distesa a banchetto servita da un’ancella. L’iconografia del banchetto è ampiamente diffusa sui monumenti funerari romani, laddove questa decorazione, da un lato, ha una funzione consolatoria nei confronti della morte, in quanto ricorda i piaceri dell’otium terreno, dall’altro costituisce una realistica descrizione delle cene che i parenti celebravano sulla tomba accanto al defunto e ai suoi Manes.

Curiosità: particolarmente complessa e interessante è la storia collezionistica di questa epigrafe. Entrò infatti inizialmente nella collezione costituita in epoca rinascimentale della famiglia romana Porcari e ricca di oltre un centinaio di monumenti; passò poi nella raccolta del principe Pamphilj da cui la acquistò Luigi Ferdinando Marsili agli inizi del Settecento, insieme ad altre quasi 200 iscrizioni che dovevano comporre sia la sua collezione privata che quella dell’Istituto delle Scienze da lui fondato nel 1712.

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Descrizione tecnica

Marmo: 32x35,3 cm. Inv. 19348