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Lapide di M. Poblicius Philetus

lapide Seconda metà del I secolo d.C.

Schede

Provenienza: Bologna, Muro del Reno

TRASCRIZIONE

Dis Manibus

M(arci) Poblici Phileti

Claud(ialis)

[M(arcus)] Poblicius Zosimus

libert(us)

[be]ne merenti fecit

et

M(arcus) Poblicius Ianuarius

delicatus et

Poblicia Chreste

lib(erta)

TRADUZIONE

Agli dei Mani

di Marco Poblicio Fileto, Claudiale. A lui, che aveva ben meritato, fecero (questo monumento) il liberto Marco Poblicio Zosimo, il prediletto Marco Poblicio Ianuario e la liberta Poblicia Creste

La bella stele decorata da rosette elegantemente tracciate segnalava la sepoltura di Marco Poblicio Fileto, appartenente al collegio dei seviri Claudiali, addetti al culto dell’imperatore Claudio divinizzato. Il nome dei cittadini romani era formato generalmente da tre elementi onomastici, il secondo dei quali era chiamato “gentilizio” ed era il nome condiviso da tutti i membri della famiglia (gens). Il gentilizio del defunto, che lui aveva trasmesso ai suoi liberti nel momento in cui li aveva liberati dalla schiavitù, nasconde in questo caso un prezioso indizio: spesso gli schiavi pubblici, di proprietà del municipium e addetti ai più svariati compiti di utilità pubblica, quando venivano emancipati assumevano il gentilizio Poblicius/Publicius. È quindi probabile che Zosimo fosse un liberto di un ex schiavo pubblico o che lo fosse lui stesso.

Curiosità: dei tre liberti che si incaricano di predisporre la sepoltura al patrono, uno si definisce delicatus. Questa parola è molto difficile da tradurre perché non è sempre chiaro che tipo di rapporto legasse queste figure, di condizione servile o libertina, ai loro padroni. Una possibile traduzione è “liberto (o schiavo) prediletto”: sembra infatti che si trattasse di schiavi nati e allevati in casa verso i quali i padroni rivolgevano, nella maggior parte dei casi, cure pseudoparentali.

Se infine volessimo "attualizzare" il nome Ianuarius, dovremmo tradurlo con Gennaro.

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Descrizione tecnica

Calcare: 200x87x27 cm. Inv. 19016