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Lapide di M. Modius Donatus

lapide I secolo d.C.

Schede

Provenienza: Bologna, Muro del Reno

TRASCRIZIONE

 M(arcus) Modius

Sabelli l(ibertus)

Donatus sibi et

Calventiae Sp(uri) f(iliae)

Suavi et

M(arco) Modio Forti

lib(erto) t(estamento) f(ieri) i(ussit)

in fr(onte) p(edes) XV

in agr(o) p(edes) XX

TRADUZIONE

Marco Modio Donato, liberto di Sabello, per se stesso e per Calvenzia Soave, figlia di Spurio, e per il liberto Marco Modio Forte, ordinò tramite testamento che fosse fatto (questo sepolcro)

(L’area funeraria misura) 15 piedi lungo la strada e 20 piedi in lunghezza.


L’area funeraria di Marco Modio Donato era destinata ad accogliere, insieme a lui, anche un altro liberto della gens Modia e una donna, Calvenzia Soave, probabilmente la sua compagna. I preparativi per la sepoltura e la stele vennero fatti in seguito all’esecuzione del testamento di Donato. Possiamo immaginare che la clausola giuridica, la cui abbreviazione TFI doveva essere molto nota, avesse per gli individui con un passato da schiavi come Donato anche il valore di testimoniare la acquisita capacità giuridica di fare testamento. La famiglia Modia è nota, a Bononia, anche dalla lapide dei Minucii.

Curiosità: Normalmente il nome dei liberti era formato copiando prenome e gentilizio dal patrono ed era completato dalla dicitura “liberto di” e il prenome del patrono. Nel caso del proprietario di questa tomba, quindi, il suo nome avrebbe dovuto essere espresso come “Marco Modio Donato, liberto di Marco”. In questo caso però al posto del prenome è indicato il cognome del patrono. Possiamo quindi ricostruire l’intero nome del patrono, che doveva chiamarsi Marco Modio Sabello. Questa anomalia era forse dovuta alla volontà di Donato di specificare quale tra i molti Marco Modio presenti nella famiglia era stato il suo padrone.

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Descrizione tecnica

Arenaria: 241,5x75,3x33 cm. Inv. 19180