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Lapide del guardiano di maiali

lapide Fine del I secolo a.C.–inizi del I secolo d.C.

Schede

Provenienza: Bologna, Muro del Reno

TRASCRIZIONE

Sic tibi quae votis

optaveris omnia

cedant studiose

lector ni velis

titulum violare

meum

TRADUZIONE

Possa accadere tutto ciò che desideri, a te che leggi con attenzione, purché tu non violi la mia sepoltura

Tra i più famosi monumenti funerari di Bononia, questa stele è nota come “stele del suarius”, cioè del “porcaro” grazie alla rappresentazione di un uomo che conduce 7 maialini. Molto simile alla sua vicina, la lapide del mortaio, segnalava la presenza di un’area funeraria all’ingresso della quale doveva essere un altro monumento che ricordava i nomi dei defunti, oggi perduto. Quale che fosse il mestiere specifico del titolare della tomba all’interno dell’economia della carne suina, doveva avergli garantito buoni guadagni e un qualche prestigio sociale.

Curiosità: l’iscrizione, in versi poetici, stabiliva un dialogo con il viandante che, percorrendo la via Aemilia uscente da Bononia (Bologna) in direzione di Mutina (Modena), si trovava a camminare per centinaia di metri accanto a file di sepolture. Il timore che la propria tomba potesse essere violata era molto sentito e per evitare che ciò accadesse si ricorreva a formule, minacce e raffigurazioni che avevano il potere di allontanare i pericoli e le influenze malvagie. Anche la dedica dell’area agli Dei Mani, divinità connesse con il culto degli antenati, aveva la funzione di rendere evidente la sacralità, e dunque la inviolabilità, del luogo. Il nostro suarius aveva forse compreso che con la gentilezza si ottiene di più che con le minacce: la sua iscrizione prima stabilisce un contatto con il viandante, chiamandolo, e poi, augurandogli di ottenere tutto ciò che desidera, se ne assicura il rispetto.

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Descrizione tecnica

Arenaria: 192x46,7x27 cm. Inv. 19003