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Lapide dei Papuleii

lapide I secolo d.C.

Schede

Provenienza: Bologna, Muro del Reno

TRASCRIZIONE

M(arco) Papuleio

M(arci) l(iberto) Pudenti IIIIII

vir(o) (=seviro) et Claudiali

M(arco) Papuleio M(arci) l(iberto)

Primo IIIIII vir(o) (=seviro)

negotiatoribus

ferrariis

Faustus l(ibertus) IIIIII vir (=sevir)

in f(ronte) p(edes) XVI in a(gro) p(edes) XVI

TRADUZIONE

Ai commercianti di ferro Marco Papuleio Pudente, liberto di Marco, seviro e sacerdote Claudiale e a Marco Papuleio Primo, liberto di Marco, seviro. Il liberto Fausto, seviro (fece questo monumento).

(Il recinto misura) 16 piedi sul lato strada e 16 piedi in profondità

 

L’epigrafe venne posta da un liberto a due uomini, forse i suoi patroni, anch’essi liberti. Tutti ricoprono la carica di seviro, sacerdote del culto imperiale, e il primo è sacerdote del culto dell’imperatore Claudio. I due defunti svolgono il mestiere di negotiator ferrarius: non è facile definire in cosa consistesse questo lavoro, che potremmo tradurre con un generico “erano nel mercato del ferro”; non sappiamo infatti se si trattasse di commercio a breve o lungo raggio, di prodotti finiti o di materia prima.

Curiosità: A Maccaretolo, frazione di S. Pietro in Casale, esisteva dal I sec. a.C. un vicus, un piccolo insediamento con collegamento viario a Bononia. Tra le tracce archeologiche di attività produttive, è stato scoperto un sito con una grande quantità di scorie derivate dalla trasformazione del minerale del ferro. La presenza di due mercanti di ferro a Bononia potrebbe spiegare come mai in una zona priva di tale minerale sia presente un impianto di produzione di semilavorati metallici: evidentemente il vicus era una maglia di una rete di traffici che si muovevano da e per il Noricum, precisamente dall’area dell’attuale Carinzia (Austria) ricca di ferro, attraverso la via Emilia Altinate.

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Descrizione tecnica

Calcare: 143x81,5x18 cm. Inv. 19099