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Lapide dei Cluvii

lapide Prima metà del I secolo d.C.

Schede

Provenienza: Bologna, Muro del Reno

TRASCRIZIONE

L(ucio) Cluvio L(uci) l(iberto)

Ingenuo VIvi(ro) (=seviro)

L(ucio) Cluvio Tuend(o)

Cluviae Maritae 

filis

Cluvia Stact[e]

t(estamento) f(ieri) i(ussit)

TRADUZIONE

Ai figli Lucio Cluvio Ingenuo, liberto di Lucio, seviro, Lucio Cluvio Tuendo e Cluvia Marita. Cluvia Stacte ordinò per testamento che si facesse (questo monumento)


Questa stele monumentale venne commissionata da una madre, Cluvia Stacte, per i suoi tre figli, due maschi e una femmina. Solo il primo dei tre, che ricopre la carica di seviro, presenta il nome completo di status giuridico: Lucio Cluvio Ingenuo, liberto di Lucio. Poiché nel diritto romano la propria condizione giuridica alla nascita dipendeva da quella della madre, il fatto che egli fosse un ex schiavo, poi liberato, indica che la madre era schiava al momento del parto. È possibile che il patrono di Stacte fosse anche il padre naturale dei suoi figli e che tutti fossero stati da lui emancipati divenendone liberti. Non erano rare infatti le relazioni tra padroni e schiave, che potevano talvolta portare alla formazione di una vera e propria famiglia tramite l’affrancamento della compagna e dei figli da lei avuti.

Curiosità: la formula testamento fieri iussit veniva inserita per specificare le modalità attraverso cui era stata commissionata la pietra funeraria. Nascosto in questa formula c’è un indizio interessante circa la condizione femminile: se Cluvia Stacte aveva ordinato che venisse fatto qualcosa attraverso il suo testamento, ciò significa che, in effetti, aveva la capacità giuridica di farlo. La possibilità di disporre dei propri beni era una conquista rispetto alla condizione giuridica della donna in età arcaica, anche quando sottoposta, in parte e secondo i casi, al vincolo di un tutore.

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Descrizione tecnica

Calcare: 165,5x61x30 cm. inv. 19024