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MCMXVIII - 051 - Montello

lapide

Schede

Il Montello è una lunga collina boscosa a forma di grossolano rettangolo, tra un’ansa del Piave, il  paese di Crocetta S/M, Volpago,  Giavera e  Nervesa. Il Montello, che si trova ai piedi del massiccio del Grappa, è anche l’unica collina nella pianura veneta tra Treviso e Venezia. Ne era ben consapevole il generale Cadorna  quando diede gli ordini per la sua sistemazione difensiva: venne costruita una prima linea sulla riva del Piave ed una marginale sul ciglio che si affaccia sul fiume; una seconda linea (linea della corda) che collegava un caposaldo a Nervesa; una terza linea che percorreva il Montello nella sua lunghezza ed una quarta linea tra i paesi di Giavera, Nervesa, Bavaria, San Martino.  Tutte le linee erano poi collegate da un sistema di strade per permettere il movimento delle truppe in caso di aggressione nemica.  Tale sistema difensivo fu messo a dura prova già alla metà di novembre del 1917, quando le colonne austriache  provenienti da Caporetto si scontrarono con i reparti italiani dell’VIII° armata schierati sul Montello, mentre la  III° era sulla sponda tra il Piave e l’Adriatico. Nella zona di Castelfranco Veneto, come riserva, stazionava la IX° armata. Tra novembre e dicembre 1917 si combatterono due grandi battaglie ricordate come le “battaglie d’arresto”, vinte dall’esercito italiano che fermò il nemico sulla sponda sinistra del Piave.  Il 15 giugno 1918 gli austriaci fecero il loro ultimo tentativo per vincere la guerra, passando il Piave per attaccare in forze le difese italiane del Montello (Battaglia del Solstizio).  La battaglia rimase incerta sino al 19 giugno, poi l’arrivo di rinforzi permise agli italiani di ricacciare il nemico oltre il Piave. Sul cielo di Nervesa, quel giorno, cadde anche Francesco Baracca, l'asso italiano dell'aviazione da caccia. A ottobre furono gli italiani, consapevoli che l’avversario era in grave crisi, a lanciare una poderosa offensiva (Battaglia di Vittorio Veneto) che permise il superamento in forze del Piave e portò all’armistizio del 3 novembre 1918.   Paolo Antolini