MCMXV - 004 - Libia

MCMXV - 004 - Libia

lapide 12/06/1925

Scheda

In questa lapide sono ricordati i caduti bolognesi in Libia.
Il nome Libia, che in epoca romana comprendeva tutte le regioni ad ovest dell’Egitto, fu riutilizzato dagli italiani per indicare l’insieme delle due regioni nord africane, Tripolitania e Cirenaica, dopo la conquista seguita alla guerra italo-turca del 1911-1912. 
La Tripolitania, compreso la regione desertica del Fezzan, aveva una superficie di circa 900.000 kmq e 500.000 abitanti suddivisi tra la fascia costiera e la regione montuosa. L’occupazione italiana dei porti sul Mediterraneo nel 1911 e l’espansione militare verso il Fezzan nel 1913, bloccarono i commerci ed i rifornimenti per le tribù che occupavano le regioni  montuose dell’interno, che intrapresero unite una lotta contro l’esercito italiano. 
La Cirenaica in senso stretto, corrisponde alla penisola che sporge nel Mediterraneo tra il golfo della Sirte e quello di Bomba, e confina con Tripolitania e Fezzan, le altre due regioni che formano la Libia moderna. Ai primi del 1900 aveva una superficie di circa 820.000 kmq (rimasta invariata) ed una popolazione locale di soli 200.000 abitanti. Il territorio è roccioso con un altipiano che, partendo a ridosso della costa, raggiunge i 1.000 mt d’altezza prima di degradare nel deserto del Gebel. L’occupazione militare italiana in Cirenaica comprendeva una fascia costiera di circa 50 km di lunghezza e 40 di profondità dove insistevano i cinque porti principali di Bengasi, El-Merg, Cirene, Derna e Tobruk. Già dal 1837 le più importanti tribù libiche erano riunite in una organizzazione politico religiosa denominata Senussia, che si estese poi negli anni successivi in tutta la Cirenaica, poi in Tripolitania e Fezzan. Nella guerra del 1911-1912, furono i Senussi ad opporsi alle truppe italiane uscendone sconfitti, così che nel luglio 1914 l’espansione coloniale raggiunse la massima estensione. 
Lo scoppio della Prima guerra mondiale, in agosto, cambiò radicalmente il quadro militare. Le tribù della Senussia ricevettero aiuti dalla Turchia e dagli Imperi centrali passando al contrattacco, tanto che il 4 luglio  1915 il governo italiano (Salandra, Zuppelli, Martini) autorizzò l’abbandono della Tripolitania e Fezzan con la ritirata di tutti i presidi militari alla costa. Dopo pochi mesi in mano italiana rimanevano solo le città di Tripoli e Homs, protette da una guarnigione forte di circa 50.000 soldati, ridotti poi a 30.000 per il protrarsi della guerra in Europa contro l’Austria-Ungheria. 
Nella regione cirenaica del Gebel la campagna militare dei Senussi sviluppò la sua massima potenza nel novembre del 1915. Molte colonne italiane in ritirata vennero attaccate e distrutte. Nel 1916 la situazione militare in Libia ebbe un periodo di ristagno per alcune faide interne tra le tribù Senusse, e gli italiani cercarono di approfittarne per riprendere l’iniziativa militare, senza grandi risultati. 
A luglio del 1917 gli italiani resistevano all’interno di alcuni campi trincerati lungo la costa, ma la superiorità delle truppe senusse e turche era talmente evidente da non consentire speranze di contrattacchi. Il disastro di Caporetto ebbe ripercussioni anche in Libia, perché Diaz ritirò soldati validi, sostituendoli per punizione con altri di reparti sbandatisi nella ritirata dall’Isonzo al Piave. Verso la fine del 1917 l’attività bellica risentì della mancanza di approvvigionamenti e fu la fame a mietere il maggior numero di morti tra libici combattenti, soldati italiani e popolazione locale. 
Per tutto il 1918 in Tripolitania più che ad azioni di guerra si assistette a razzie degli arabi contro le magre scorte italiane, alle quali si rispondeva con contro razzie per cercare di riprendere almeno una parte di quanto sottratto. La fine delle ostilità in Europa non si concretizzò nell’ armistizio in Libia, perché la Turchia non volle abbandonare le sue pretese sulla Libia stessa e ordinò a suoi contingenti militari di continuare la guerra; l’11 novembre 1918 i turchi cannoneggiarono il forte italiano di Sidi Bilal (Tripolitania) e il 15 novembre il presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando telegrafò al Ministro degli Esteri Sidney Sonnino (che si trovava a Parigi) di protestare con gli inglesi invitandoli ad assumere concrete iniziative in Egitto contro i Turchi. Solo a metà aprile del 1919, con gli accordi di Kallet ez-Zeitun, si ottenne una vera pacificazione in Libia. 
Paolo Antolini
Bibliografia: A. Del Boca, Gli Italiani in Libia, Roma-Bari, Laterza, 1988. 

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