La Società Pirotecnica Italiana e le feste popolari

La Società Pirotecnica Italiana e le feste popolari

1863 | 1889

Scheda

"Altro pubblico divertimento ha avuto luogo la sera del 24 corrente, anniversario della vittoria di Solferino, nella Montagnola, a cura dei pirotecnici bolognesi Sarti e Fava, e del macchinista Luigi Guizzardi. Un terzo dell’incasso gl’imprenditori lo vollero devoluto alla causa della Sicilia. Lo spettacolo graziosissimo, incontrò il favore del pubblico. I fuochi d’artifizio a vari colori erano disposti all’intorno del circolo di mezzo e pareva bombardassero un piccolo forte costruito nel mezzo, scoprendo al pubblico sguardo una piramide composta di episodi della guerra ed avente in cima due figure rappresentanti l’Italia e la Francia coronate e strette in amichevole amplesso. Era una composizione di pose plastiche figurate da persone viventi, disposte artisticamente ed aggirantesi sopra un asse, onde l’effetto fosse goduto da tutti. Fuochi del Bengala a tre colori illuminavano variatamente lo spettacolo, mentre la Banda Comunale faceva udire le proprie armonie". (Cesare Bottrigari, Cronaca di Bologna, giugno 1860)

Bologna vantava un’antica tradizione di maestri pirotecnici, riuniti almeno dal 1731 nella Pia unione S. Barbara, attraverso cui si esercitava la solidarietà tra i soci e le tutela dell’arte. Un’associazione tuttavia che non aveva grande vitalità, più propensa a guardare al passato che non al futuro. Nella primavera del 1863 un gruppo di soci della Pia unione, convinti della necessità di uscire dall’immobilismo, che li confinava nel ruolo di semplici esecutori di giochi per feste popolari, lasciavano la vecchia associazione per dare vita alla Società pirotecnica italiana, cui aderirono in breve tempo pirotecnici professionisti e dilettanti, appassionati, professori e studenti universitari, commercianti, artigiani, professionisti, e anche personalità di spicco della vita pubblica cittadina e nazionale quali Marco Minghetti, Gioacchino Napoleone Pepoli, Giovanni Ercolani. Forte delle numerose adesioni ottenute, la Società pirotecnica decideva di cogliere l’occasione di mostrarsi ai bolognesi con una festa pubblica in una giornata per essi carica di particolari valori: l’8 agosto. Sempre il Bottrigari annotava nella sua cronaca del 1863:

"Nel giorno 9 di Agosto, essendo domenica, si è festeggiato in Bologna l’anniversario della cacciata degli Austriaci dalla nostra città, che accadde nell’8 agosto del 1848. Nel mattino, pertanto, ebbe luogo una generale rassegna della Guardia Nazionale nella Piazza d’Armi alla Montagnola. La città venne imbandierata coi colori nazionali. Nella sera, per cura di una Società di patrioti, furono incendiati ne’ giardini pubblici de’ fuochi di gioja, nel mentre che la banda della Guardia Nazionale rallegrava il molto popolo accorso con lieti concerti".

Due aspetti di questo passaggio sono da sottolineare: da un lato la definizione della pirotecnica come società di patrioti, da intendersi nella maniera più estensiva possibile, dall’altro la presenza alla manifestazione della Guardia nazionale, i cui membri erano tutti iscritti alla società stessa. Le manifestazioni popolari organizzate dalla Pirotecnica potevano avvenire solamente all’aperto, e dunque si svolgevano in genere tra l’estate e l’autunno e avevano come spazio prestabilito i giardini della Montagnola. Nel mese di giugno, ad esempio, si celebravano la festa nazionale dello Statuto e gli anniversari delle battaglie di Solferino e S. Martino. Ma l’evento principe, previsto per statuto, rimaneva l’8 agosto 1848, simbolo del valore e della vitalità della popolazione bolognese, assurto nell’immaginario popolare a paradigma di eroicità, e definito memorabile fin dai giorni immediatamente successivi all’episodio: "La Società dà ogni anno nel mese di agosto un esperimento, in conformità della propria istituzione mediante uno spettacolo pubblico di fuochi d’artifizio, intendendo con ciò di celebrare il glorioso fatto nazionale compiuto in questa città: La cacciata dello straniero dalle mura di Bologna l’8 agosto 1848". (Statuto, art. 5) Tra i firmatari dello Statuto del 1871 vi sono Augusto Aglebert, Francesco Franzoni, Alessandro Tartarini, Giuseppe Fabbi e Salesio Manservisi.

La festa, celebrata nella prima giornata festiva successiva all’8 agosto, seguiva una sorta di protocollo pressoché sempre uguale, che si ripeté con poche variazioni per i venti anni nei quali essa venne approntata. La sua preparazione comportava un grosso sforzo, non solo finanziario, per la Società. Vivaci assemblee venivano indette alcuni mesi prima dell’estate, e la Commissione direttiva distribuiva compiti ed oneri ai soci disposti a collaborare: c’era chi si occupava di reperire i finanziamenti e chi di raccogliere i razzi (in parte acquistati e in parte donati), chi degli inviti da stampare, e distribuire agli aventi diritto ed alle autorità, ed in parte destinare alla vendita, chi dell’allestimento dello spazio recintato nel quale sarebbe avvenuto lo spettacolo (costruzione del palco per ospiti ed autorità, noleggio delle sedie per il prato destinato al pubblico) e chi della produzione delle coccarde di riconoscimento per le autorità sociali. Dovevano inoltre essere presi gli opportuni contatti con le forze di sicurezza (pompieri, forze di sorveglianza e medici per eventuali infortuni).

La macchina organizzativa, superato lo scoglio del reperimento dei finanziamenti (che vennero negati solo in rare occasioni, come ad esempio in coincidenza con l’epidemia di colera che colpì la città tra il 1885 e il 1886, dissanguando le finanze comunali nel difficile tentativo di arginare il diffondersi della malattia) procedeva poi veloce: gli architetti disegnavano la parte coreografica dei giochi pirotecnici, immaginando vere e proprie scenografie per fare da supporto a luci e fuochi; i macchinisti le realizzavano, approntando impalcature e quant’altro fosse necessario a creare fittizie fontane, archi trionfali, palchi, sui quali i maestri pirotecnici avrebbero fissato razzi semplici e razzi a paracadute, a scoppio, a lucciole, a bouquets, a serpentelli, a stella, e poi tonanti, frulloni, margherite, palle allumate, palle codate, soffioni, candele romane, bengala, il tutto per la gioia degli spettatori, che rimanevano estasiati davanti a questi immensi scenari infuocati. Al corpo centrale dello spettacolo venivano poi affiancate manifestazioni di contorno: spesso l’estrazione di una tombola a favore dei poveri o degli asili infantili della città, altre volte dimostrazioni di illuminazione a gas, quasi sempre concerti bandistici. La festa veniva pubblicizzata con annunci sui giornali locali e con l’affissione di manifesti contenenti il programma dettagliato dei fuochi, con la puntuale elencazione delle tre o quattro parti dello spettacolo, dei diversi tipi di fuochi utilizzati e del nome del donatore. Il successo della manifestazione era assicurato: come già detto i bolognesi amavano questo tipo di spettacoli, e il ricordo della loro eroica giornata di rivolta allo straniero era ancora talmente vicino da costituire realmente un momento di richiamo collettivo.

L’allestimento di tali spettacoli richiedeva forti spese sostenute in gran parte dalla Società. Il bilancio societario era costituito dalle quote di iscrizione e da quelle annuali versate dai soci ordinari, che secondo lo Statuto potevano essere tutti i cittadini d’ambo i sessi, d’ogni età, professione e condizione, purché onesti, e godano dei diritti civili. A queste quote andavano poi aggiunti i contributi del comune e della provincia. Come per gran parte degli istituti associativi ottocenteschi la gestione finanziaria della società era garanzia della sua vitalità o causa del suo disfunzionamento. Così nel 1870 una cattiva amministrazione portò la Pirotecnica quasi sull’orlo del fallimento, perché la riscossione delle quote di contribuzione sociale ha proceduto con tale e sì inaspettata lentezza e difficoltà da rendere in certa guisa impossibile il presentarsi in qualche cosa di propositivo. Fu una crisi di breve durata, risolta con una ristrutturazione interna. Ai soci non erano garantiti particolari privilegi, se si esclude il fatto che ad essi erano riservati tre biglietti gratuiti per ogni spettacolo della società. Tra le persone che più contribuirono alla sua attività vi furono Alessandro Tartarini (progettista degli apparati), Annibale Marini (pittore delle realizzazioni) e Vincenzo Sarti (maestro pirotecnico che manovrava e accendeva i fuochi ed artigliere a tutti gli effetti).

Nel 1879 la Società inaugurò la bandiera sociale: "La Società pirotecnica italiana, residente in Bologna, ha il proprio Stendardo in seta formato da una croce rossa in campo bianco. Lo Stendardo di forma triangolare appoggia su due racchette incrociate. L’asta termina con un emblema formato da un mortaio che lancia una spoletta e ai lati due fasci di razzi Che si incrociano. L’emblema è circondato da una ghirlanda metà di foglie di quercia e l’altra metà di alloro, e adorno di un nastro bianco colla leggenda in caratteri d’oro". (art. 43, Statuto del 1879)

Quello del 1879 fu l’ultimo rinnovo statutario. Nel 1889, venuti a mancare i contributi annualmente versati dagli enti locali, la Società si trovò ad affrontare un forte disavanzo di cassa che la portò allo scioglimento definitivo. Era probabilmente scemato anche l’interesse dei bolognesi per un certo tipo di festa popolare e di spettacolo, così come per un certo tipo di associazionismo. Segno anche questo dei tempi che cambiavano.

Mirtide Gavelli, Fiorenza Tarozzi

In collaborazione con Associazione 8cento, estratto dalla rivista Jourdelò n. 23, Bologna, novembre 2013

Leggi tutto

Organizzazioni

Persone

Altro

Luoghi

Eventi

Multimedia
Feste civili a Bologna nell'800
Feste civili a Bologna nell'800

Mirtide Gavelli, Feste civili a Bologna nell'800. Video realizzato in ocacsione della rassegna "La Storia #aportechiuse", marzo-maggio 2020.

Documentario | Bologna nel Lungo Ottocento (1794 - 1914)
Documentario | Bologna nel Lungo Ottocento (1794 - 1914)

Documentario - Bologna nel lungo Ottocento (1794 - 1914), 2008. La città felsinea dall'età napoleonica allo scoppio della Grande Guerra.

Bologna post unitaria
Bologna post unitaria

Quadro socio politico della Bologna post unitaria nel periodo 1859-1900. Intervista ad Alberto Preti. A cura del Comitato di Bologna dell'istituto per la storia del Risorgimento italiano. Con il contributo di Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. www.vedio.bo.it

 Il panorama amministrativo bolognese
Il panorama amministrativo bolognese

Il panorama amministrativo bolognese e il ruolo della stampa - 1859 | 1900. Intervista ad Alberto Preti. A cura del Comitato di Bologna dell'istituto per la storia del Risorgimento italiano. Con il contributo di Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. www.vedio.bo.it

Io sono l’Italia grande e una
Io sono l’Italia grande e una

Io sono l’Italia grande e una: dialogo tra storia e memoria a 160 anni dall’unificazione, conferenza con Elena Musiani, Mirtide Gavelli, Roberto Balzani. Un dialogo tra storia e memoria, biografie note e meno note, di uomini e donne che hanno “fatto l’Italia”.

Documenti
Statuto della Società Pirotecnica
Tipo: PDF Dimensione: 767.28 Kb

Statuto fondamentale della Società Pirotecnica Italiana residente in Bologna, Bologna, Compositori, 1871.

Bologna Città della Musica
Tipo: PDF Dimensione: 458.72 Kb

Bologna vanta una tradizione musicale così ricca da aver meritato la nomina dell’Unesco a Città Creativa della Musica, prestigioso riconoscimento che si fonda sulle eccellenze del passato e sulla ricchezza delle proposte del presente.

Antichi mestieri a Bologna
Tipo: PDF Dimensione: 728.05 Kb

La storia di Bologna è anche la storia dei suoi artigiani e dei suoi commercianti. Un’incessante operosità si è espressa in antichi mestieri oggi scomparsi ma che, per la loro importanza, erano denominati “Arti”.

Apri mappa